Ogni anno il 12 maggio la Chiesa Cattolica, e quella ortodossa, ricordano la memoria di san Pancrazio, raffigurato sempre come un giovane nell’uniforme da soldato, il cui emblema è la palma. San Pancrazio rientra nella categoria dei santi di ghiaccio, insieme a San Servazio, San Mamerto e San Bonifacio di Tarso. Si narra che il santo fu martirizzato ancora piccolo, all’era di quattordici anni. San Pancrazio visse sotto l’impero di Diocleziano. In particolare il santo nacque nel 289 nella città della Sinnada, in Frigia, una provincia dell’Asia Minore. Era figlio di una nobile famiglia di origine romana, ma nonostante le sue ricchezze, la sua vita non fu molto felice. Infatti, si narra che la madre Ciriada morì al momento della nascita di san Pancrazio, mentre il padre, Cleonia, morì quando il figlio aveva solo otto anni. Rimasto orfano, san Pancrazio crebbe sotto la guida dello zio Dionisio che provvedette alla sua educazione ed a curare l’amministrazione del ricco patrimonio del nipote. Qualche anno dopo la morte di Cleonia, san Pancrazio e Dionisio si trasferirono a Roma, nella villa patrizia di loro proprietà, situata sul Monte Celio. In questa fase della sua vita, san Pancrazio ebbe i primi rapporti con la comunità cristiana romana e, rimastone impressionato, si lasciò coinvolgere, portando con sé anche lo zio. In questi anni i due furono iniziati alla fede cristiana e, nel giro di pochi anni, chiesero di ricevere il sacramento del battesimo e dell’eucaristia. Nel 303 si verificò una delle più atroci persecuzioni subite dai cristiani: l’imperatore Diocleziano si scagliava senza alcuna pietà contro tutti coloro che avevano negato di piegarsi al volere degli dei e dell’imperatore. La persecuzione riguardò anche san Pancrazio, al quale fu imposto si piegarsi alla religione romana, mostrando tutta la sua fedeltà e sottomissione non solo agli dei ma anche all’imperatore. San Pancrazio, però, non tradì mai la sua religione cristiana. Per questa fu arrestato e portato dinanzi all’imperatore Diocleziano che avrebbe dovuto giudicarlo. Si narra che Diocleziano rimase meravigliato dalla bellezza del santo e dalla sua tenera età e, per questa ragione, cercò di convincerlo con le buone maniere a sottomettersi al suo volere e ad abbandonare la fede in Dio. Ma san Pancrazio non si fece convincere e continuò a rifiutare ogni richiesta, noncurante delle promesse e minacce. La sua perseveranza turbò i presenti e portò alla collera lo stesso imperatore che ne ordinò la decapitazione. L’esecuzione avvenne sul finire del giorno, sulla via Aurelia, ove ancora oggi giace una targa in cui si ricorda l’atto di fede del santo.
Infine, si narra che una matrona romana, una certa Ottavilla, raccolse il capo ed il resto del corpo, e avvoltoli in stoffe preziose di lino, li depose in un sepolcro, creato per il santo ove già sorgevano altre catacombe.
Il culto di san Pancrazio, il cui nome significa proprio lottatore, si diffuse non solo in Italia ma anche all’estero, come ad esempio in Germania. Per quanto riguarda l’Italia, nel luogo del suo martirio oggi sorge una basilica che porta il suo nome. Qui è diffuso il culto per gran parte del suo corpo. Il suo capo, invece, è venerato da moltissimi anni nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Il culto del santo è così diffuso che, nel 2005, in occasione del diciassettesimo centenario del martirio il capo del santo uscì per la prima volta dalla basilica in cui è venerato, per farsi venerare qualche giorno dai fedeli di San Pancrazio Salentino.
Nello stesso giorno, la Chiesa cattolica celebra la memoria di San Crispolto e compagni Martiri di Bettona, dei Santi Cirillo e sei compagni Martiri in Mesia, San Modoaldo Vescovo e San Germano Patriarca di Costantinopoli.