“La presa di posizione di Papa Francesco sul diaconato femminile è in linea con quella di Giovanni Paolo II, e non fa che riproporre un fatto che esisteva già nella Chiesa primitiva. All’epoca il battesimo degli adulti avveniva per immersione, e per impartirlo alle donne si preferiva ricorrere alle diaconesse”. E’ il commento di Stefania Falasca, vaticanista ed editorialista del quotidiano Avvenire. Ieri, durante un incontro con l’Unione internazionale delle superiore generali, una suora ha chiesto a Papa Francesco riferendosi alle donne diacono: “Perché non costituire una commissione ufficiale che possa studiare la questione?” Bergoglio ha replicato: “Accetto. Mi sembra utile avere una commissione che lo chiarisca bene”.
I principali quotidiani online hanno subito titolato: “Il Papa apre al diaconato femminile”. Vero o falso?
Il tema non è nuovo. Il Papa lo ha posto in forma di domanda rispondendo a una suora: “Si può riprendere lo studio sul diaconato femminile nella Chiesa primitiva?” Nella Chiesa primitiva, fino al III-IV secolo, c’erano delle diaconesse e questo è documentato. Tra i cristiani dei primi secoli del resto le donne svolgevano un ruolo importante. Sono state collaboratrici degli apostoli, nonché attive nella costruzione delle comunità e dei servizi caritativi. Sono tutte attività non secondarie, anzi essenziali per la Chiesa.
Che cosa facevano le diaconesse nella Chiesa dei primi secoli?
All’epoca in particolare vi erano diaconesse per i battesimi delle donne adulte. Il rito prevedeva infatti che fossero immerse nude nell’acqua, e quindi si optò per questa soluzione. Nei primi secoli è esistita quindi una diaconia femminile, e le diaconesse avevano incarichi particolari nel seguire la cura pastorale delle donne. Però è stato anche chiaro che la loro ordinazione era assolutamente diversa da quella dei diaconi maschi. Le diaconesse infatti a differenza dei diaconi non avevano alcun incarico all’altare, e il loro era quindi un ministero sui generis. Questo è stato studiato dalla Commissione teologica internazionale che si è occupata della questione nel 2002-2003.
Qual era nella Chiesa primitiva la differenza tra diaconi e diaconesse?
La differenza era legata al fatto che le diaconesse non servivano all’altare. Il loro ministero era distinto da quello dei diaconi maschi. Tanto è vero che alcuni diaconi sono diventati papi, mentre questo non è avvenuto con le diaconesse.
Lei ritiene che quella di Papa Francesco sia un’apertura nuova?
Non vedo delle nuove aperture da parte di Papa Francesco. La sua proposta è di vedere e di valutare alla luce delle esigenze di oggi qualcosa che non è comunque una nuova creazione. Non si tratterebbe cioè di un nuovo sacramento, né potrebbe essere considerata come il primo passo verso il sacerdozio femminile. Nell’Ordinatio sacerdotalis, Giovanni Paolo II ha spiegato che il sacerdozio non può essere impartito alle donne. Nel viaggio di ritorno dagli Stati Uniti, Papa Francesco ha ribadito il no alla possibilità delle donne sacerdote. Il diaconato dunque non può certo essere confuso con il presbiterato.
Il sito di Repubblica scrive: “La possibilità prefigurata da Francesco avvicinerebbe la Chiesa cattolica a quella anglicana che ha donne preti e vescovi”. E’ così?
Noi cattolici non abbiamo le donne prete, e la questione è stata già definita dalla Chiesa, come ha ribadito lo stesso Francesco. Nulla toglie che possano esserci avvicinamenti in chiave ecumenica con gli anglicani. Il Papa non ha detto nulla di nuovo rispetto a quanto sta già sottolineando sull’importanza delle donne nella Chiesa, e soprattutto non risponde a un’agenda liberal. Ma soprattutto ha messo in guardia dalla clericalizzazione delle donne. Per esempio, pensare che una donna possa essere cardinale è ragionare davvero in termini clericali. Le donne nella Chiesa devono essere valorizzate, ma non clericalizzate.
Sui media si contrappone l’apertura di Francesco a Giovanni Paolo II. Lei come commenta?
In realtà Papa Francesco ha ribadito che il tema delle donne prete era già stato discusso e che dopo lunghe riflessioni Giovanni Paolo II ha detto chiaramente che non si può fare. Non capisco quindi quali siano le contraddizioni tra i due.
(Pietro Vernizzi)