Un professore di un istituto superiore di Forlì è stato arrestato mentre stava baciando una studentessa di quindici anni. Già da due settimane la squadra mobile sorvegliava il docente attraverso telecamere piazzate a seguito di alcune segnalazioni giunte da varie persone e, pare, anche da genitori, insospettiti dai tempi troppi prolungati di certi colloqui con gli studenti che avvenivano in uno studiolo dove il prof riceveva per dare consigli didattici e dove è stato colto in flagrante.
Al pubblico ministero che lo ha interrogato l’uomo, che ha quarant’anni, avrebbe ammesso il bacio, aggiungendo di pensare che la ragazza fosse consenziente e di essersene invaghito. Ora gli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore della città romagnola Laura Brunelli, stanno cercando di appurare se l’episodio è l’unico accaduto o se altre studentesse siano state vittime delle avance dell’uomo. La dichiarazione di quest’ultimo fatta nel corso dell’interrogatorio sull’eventuale consenso che la studentessa avrebbe dato al bacio è preoccupante quasi quanto il fatto stesso. Ancora una volta, come se ce ne fosse ancora bisogno, abbiamo la prova che gli adulti sono in via di estinzione. Anche nel caso infatti la ragazza fosse stata consenziente, ciò che proprio non si riesce a vedere è, semplicemente, la realtà: un uomo, dall’alto della sua autorevolezza di insegnante, approfitta della sua posizione per baciare una minorenne. Tant’è vero che l’accusa è, giustamente, di violenza sessuale aggravata dall’età della vittima e dall’aver abusato della sua autorità su di lei.
Proprio non ci siamo. Già dovrebbe essere poco normale che un quarantenne si invaghisca di una quindicenne, come a voler prolungare la sua stessa adolescenza, coi suoi pruriti e i suoi sbandamenti; in più si va a toccare la vita di una persona che quindicenne lo è davvero, con tutte le fragilità, lo sbocciare di una personalità, la fatica, il rischio e la sfida che questo comporta, come se niente fosse, come se tutto fosse indifferentemente uguale.
Difficile non pensare, oltre alla responsabilità personale del singolo caso che andrà appurata e adeguatamente punita, alla continua propaganda per la bontà dei propri desideri, delle proprie pulsioni di cui una società ormai allo sbando ci alluviona ad ogni trasmissione televisiva, ogni dibattito, ogni campagna per presunte libertà sociali (che sono appunto i diritti all’arbitrio individuale e intoccabile sulle proprie pulsioni).
Per stavolta il prof è in galera e dovrà rispondere di ciò che è ancora reato. Che non accada che una prossima battaglia sui diritti civili non ci porti a credere che, in fondo, se la studentessa era consenziente…