Arriva una conferma nell’ambito del caso di Isabella Noventa, sebbene abbia a che fare più con una delle protagoniste del giallo, Debora Sorgato. Negli ultimi giorni si era a lungo parlato della presunta riapertura del caso, bollato inizialmente come suicidio, relativo alla morte di Giuseppe Berto, marito della Sorgato e presunta assassina di Isabella Noventa. Il corpo dell’uomo, ritrovato mummificato a distanza di un anno in un garage nel vicentino, aveva sollevato alcuni dubbi presso la sua famiglia la quale, proprio in seguito all’arresto di Debora per il delitto della segretaria di Albignasego aveva riacceso l’attenzione sul caso. Il procuratore aggiunto vicentino, come sottolinea il quotidiano La Nuova di Venezia e Mestre, avrebbe ripreso in mano il fascicolo sulla morte di Berto ma non avrebbe individuato nulla di strano al punto tale da riaprire l’inchiesta. Il caso, dunque, è stato ufficialmente chiuso.
Novità nell’ambito del delitto su Isabella Noventa, in seguito all’ingresso del generale Luciano Garofalo, nome noto nell’ambito in quanto ex comandante dei Ris. In base alle ultime notizie rese note dal Corriere.it, presto riceverà l’incarico di perito da parte dell’avvocato Balduin che rappresenta la famiglia della segretaria uccisa. Resta infatti un mistero il corpo della vittima anche alla luce delle differenti versioni finora emerse da parte delle tre persone in carcere per l’omicidio premeditato di Isabella: Freddy Sorgato, la sorella Debora e la tabaccaia veneziana Manuela Cacco. Intanto sarebbero stati sequestrati altri elementi sui quali saranno eseguiti gli opportuni accertamenti per confermare o meno tracce delle tre persone coinvolte e della stessa vittima. Tra questi, anche tre coltelli e due sacchetti appartenenti a Debora Sorgato così come uno storditore elettrico ed un attrezzo usato nelle arti marziali. Il sospetto atroce da parte degli inquirenti è che la donna sia stata inizialmente stordita con l’arma elettrica e poi soffocata con lo strumento per arti marziali simile ad un Nunchaku, con manici in legno e catena in metallo, ritrovati entrambi nella villa di Freddy Sorgato. Questo potrebbe spiegare l’assenza di sangue di Isabella Noventa nella casa dell’ex fidanzato dove sarebbe stata uccisa.
Proseguono le indagini nel caso di Isabella Noventa, la segretaria uccisa oltre quattro mesi fa ed il cui corpo ancora non sarebbe venuto a galla. Tanti i misteri ed i dubbi che ruotano attorno alle tre persone attualmente in carcere per il delitto della segretaria di Albignasego la quale, prima di essere uccisa, era stata vittima per anni di stalking. Dietro le minacce che le giungevano via lettera (oltre che sms), potrebbe celarsi proprio la stessa Debora Sorgato? Colei che è ritenuta da Manuela Cacco l’esecutrice materiale dell’omicidio di Isabella, potrebbe ora essersi incastrata con le sue stesse mani in quanto la lettera scritta di suo pugno e inviata alla trasmissione Pomeriggio 5 sarà ora confrontata con le numerose lettere di manacce ricevute nell’arco di diversi mesi dalla Noventa. Secondo quanto trapelato dal quotidiano La Nuova di Venezia e Mestre, questa sarebbe la prossima mossa degli inquirenti che proveranno a confrontare le due calligrafie. E’ stata la Sorgato a scrivere le lettera a Isabella? Una conferma su questo aspetto rappresenterebbe una svolta importante nel giallo, ricco ancora di numerosi tasselli da riempire.
Svolta, almeno in ambito processuale, per il caso Isabella Noventa: mente il corpo ancora non si trova, gli indagati e in carcere per l’omicidio e la sparizione delle sue spoglie provano a preparasi in vista del sempre più imminente processo: ancora si deve decidere la data ma dovrebbe arrivare prima dell’estate. I colleghi di La Nuova Venezia questa mattina hanno riportato sulle loro pagine le parole dell’avvocato di Manuela Cacco, Alessandro Menegazzo, che spiega la novità: «Aspetterò che la magistratura abbia a disposizione tutti gli elementi che ricaverà dall’analisi dell’iPad di Debora Sorgato, poi a giugno chiederà, compatibilmente con i tempi delle indagini, gli arresti domiciliari per Manuela Cacco». L’avvocato della tabaccaia è fermo nella convinzione che la sua assistita c’entri ben poco con il delitto e di certo non è l’esecutrice finale: già c’è stato un allentamento del regime di restrizione in carcere per la donna, ma il legale vede tempi stretti per la richiesta di concessione degli arresti domiciliari: «penso che a giugno questo ulteriore passo possa essere compiuto. Manuela potrebbe così avvicinarsi alla sua famiglia, tornando magari a Camponogara. I nuovi sviluppi delle indagini non compromettono in alcun modo le rivelazioni fatte finora da Manuela. La sua posizione rimane confermata. Il profilo di Manuela va configurarsi sempre più come ascrivibile ad un favoreggiamento piuttosto che a una complicità in omicidio».
Sebbene non vi siano ancora grandi novità nelle ricerche del corpo di Isabella Noventa, gli sforzi degli inquirenti proseguono per far sì che la famiglia della segretaria di Albignasego possa avere quanto meno la possibilità di assicurare alla 55enne una degna sepoltura. Dal momento però che le piste seguite fino a questo punto non si sono rivelate corrette, probabilmente anche a causa di un depistaggio messo in atto dai principali indiziati per l’omicidio Freddy e Debora Sorgato, ecco che gli investigatori stanno cercando di ripercorrere le tappe della vicenda fin dal principio, magari cercando di risalire anche a quel Dna della Noventa, che non è stato mai trovato su oggetti o indumenti appartenenti agli indiziati e che se rinvenuto cositutuirebbe la prova regina per eccellenza. Come riferisce il “Corriere Adriatico” infatti la Procura di Padova ha disposto che Luciana Caenazzo, la stessa biologa che analizzò la cucina di Freddy Sorgato senza rintracciare alcuna traccia di sangue sulle pareti come inizialmente ipotizzato, esamini “quattro coltelli, uno storditore elettrico, le due auto di Freddy Sorgato e la Polo di Manuela Cacco“. Gli oggetti in questione, ad esclusione delle macchine, sono stati sequestrati nelle abitazioni dei due fratelli Sorgato in via Sabbioni e in via Vigonovese. Che sia finalmente più vicina la verità sul caso della povera Isabella Noventa?