Sono trascorsi 15 anni dall’omicidio di Serena Mollicone, sebbene restino ancora molti lati oscuri nell’intera vicenda, a partire dal nome o dai nomi dei responsabili del delitto. Nell’aprile 2008 sarebbe sopraggiunto un altro giallo, ovvero la morte del carabiniere Santino Tuzi, il quale si sarebbe tolto la vita con la pistola di ordinanza dopo essere stato sentito come persona informata dei fatti in merito all’omicidio di Serena Mollicone. Esisterebbe realmente un legame tra le due morti? Ne sarebbe certo il padre di Serena, Guglielmo Mollicone, intervistato telefonicamente dalla testata online InfoOggi.it. “L’omicidio di Serena potrebbe essere collegato alla morte di Tuzi, perché il brigadiere stesso ha dichiarato di aver visto Serena nel giorno della sua scomparsa”, ha dichiarato l’uomo. “Tuzi avrebbe dovuto sostenere, dinanzi al magistrato, il confronto con Mottola, l’ex maresciallo dei carabinieri di Arce, ma tre giorni prima di questo avvenimento, Santino è stato trovato morto in circostanze anomale. Si pensi ad esempio alla pistola d’ordinanza con cui Tuzi si sarebbe sparato, ritrovata poggiata sul sedile del passeggero”, ha ancora aggiunto il signor Mollicone, sottolineando non solo un legame con l’omicidio della figlia ma anche alcuni aspetti poco chiari nella seconda morte.



Sono trascorsi ormai 15 anni da quel lontano 1 giugno in cui scomparve Serena Mollicone. Appena 48 ore dopo, la giovane venne ritrovata uccisa ed imbavagliata. Negli ultimi giorni, riporta una notizia Ansa, la procura di Cassino ha ordinato l’apertura delle indagini sulla morte del Brigadiere Santino Tuzi e sulla possibile istigazione al suicidio. Il Carabiniere è stato infatti trovato morto nel 2008 nella caserma di Arce dove prestava servizio, poco dopo essere stato ascoltato dagli inquirenti sull’omicidio di Serena Mollicone. In quell’occasione, Tuzi aveva dichiarato di aver visto Serena entrare nella caserma alle 11 del mattino, un dato ripetuto più volte nel corso delle indagini. Nessun motivo apparente quindi che potesse preannunciare la tragica fine, un evento in cui la figlia Maria vede chiaramente un tentativo del padre di proteggere figli e nipote. La donna ha dichiarato di recente a Radio Cusano Campus che Tuzi “non aveva scheletri nell’armadio. Io penso che avendo assistito a qualcosa accaduto in quella caserma, è stato ricattato. […] Se mio padre non è stato ucciso, vuol dire che è stato costretto a suicidarsi per far sì che non succedesse qualcosa a noi“. La morte di Santino Tuzi avviene appena due anni dopo la scarcerazione di Carmine Belli, il primo ed unico accusato del delitto e successivamente scarcerato dopo 17 mesi di reclusione per mancanza di prove. L’apertura di quest’ultima indagine, dato il sospetto degli inquirenti che la morte di Serena Mollicone e quella di Santino Tuzi siano collegate, dà anche modo di riaprire il caso sull’omicidio della ragazza. Nel marzo scorso, il procuratore capo Luciano D’Emmanuele ha infatti richiesto che il corpo di Serena venga riesumato e vengano condotte ulteriori analisi. Sarà l’anatomopatologa Cristina Cattaneo a svolgere l’esame autoptico, alla ricerca di una compatibilità fra lo sfondamento di una porta della caserma di Arce e la frattura cranica riscontrata sul corpo. Gli unici indagati per ora per l’assassinio di Serena Mollicone sono Franco Mottola, ex Maresciallo dei Carabinieri, la moglie Anna Maria ed il figlio Marco. Secondo le ipotesi investigative, Santino Tuzi temeva il confronto con Mottola, per via della denuncia che Serena aveva fatto il giorno della scomparsa. La ragazza aveva infatti intenzione di denunciare un giro di droga locale in cui sembra che fossero coinvolte alcune persone molto note nel paese. Santino Tuzi raccolse la deposizione ma si rifiutò di depositarla. 

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