Nella trasmissione di Rete 4 Il terzo indizio condotta da Alessandra Viero, questa sera si parlerà di Luciana Biggi, la donna di 36 anni che nel 2006 è stata uccisa nel centro storico di Genova da Luca Delfino. Una verità, questa, riconosciuta ormai da più parti, ma non dalla giustizia, se è vero che Delfino è stato assolto in base all’articolo 530 dell’ordinamento, secondo comma, poiché a detta della Corte d’Assise di Genova allora presieduta da Anna Ivaldi, non ha commesso il fatto. Eppure tutti sapevano e tutti sanno che ad aver ucciso la Biggi era stato proprio Delfino, il ragazzo descritto dalle sue ex come “protettivo e rassicurante”, pronto però a trasformarsi in un partner irascibile e violento alla prima occasione. Ad “incastrare” Delfino le immagini delle telecamere che fra il 27 e il 28 aprile del 2006 inquadrano Luca e Luciana per strada insieme, intenti a litigare. Pochi minuti più tardi Luciana viene sentita urlare: verrà ritrovata in vico San Bernardo nel centro storico, riversa in una pozza di sangue, con la gola squarciata da alcuni cocci di vetro. Delfino, rientrato a casa, come riporta “Io Donna” chiederà alla matrigna di lavargli le scarpe poiché “sporche di vino”. Indizi che evidentemente non bastano ad incriminarlo e neanche ad evitare che l’uomo un anno dopo uccida un’altra fidanzata, quella Antonella Multari per cui, almeno, sta scontando una condanna a 16 anni e 8 mesi di reclusione. Storie che fa male ascoltare, ma fa bene ricordare.



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