Il processo che vede imputato Massimo Bossetti per l’omicidio di Yara Gambirasio nelle ultime udienze si è contraddistinto per il duello tra il pm Ruggeri e il consulente della difesa Ezio Denti. Quest’ultimo, intervenendo a Radio Cusano Campus ha spiegato i motivi che a suo dire sarebbero alla base dell’astio del pm:”La Ruggeri mi ha citato nella sua requisitoria, si vede che le sono simpatico o che l’ho colpita nel fianco. Ha inventato tutto. Ha fatto una requisitoria elusiva. Yara non è uscita dalla palestra alle 18:41, è uscita alle 18:50, questo è certo. Se quello è il furgone di Bossetti vuol dire che è passato 18 minuti prima dell’uscita. Nessuno ha visto un camion fermo per 18 minuti in quella strada così trafficata?”. Domande che il Dott. Denti avrebbe voluto formulare nella nuova audizione in qualità di teste, ma che gli è stato negato di fare.  



Il processo a carico di Massimo Bossetti, unico imputato per il delitto di Yara Gambirasio, volge ormai verso le sue battute finali. Il muratore di Mapello tornerà nell’aula del Tribunale di Bergamo il prossimo 27 maggio, quando ad intervenire saranno i suoi difensori. La prossima udienza sarà anche la penultima di un lungo processo durato due anni e ruotato quasi interamente attorno alla prova regina del Dna. Come sottolinea il settimanale “Giallo”, tuttavia, a carico del presunto assassino di Yara Gambirasio nel corso delle indagini sarebbero stati individuati una serie di indizi, alcuni molto gravi, che andrebbero ad alimentare la tesi dell’accusa e sulla base dei quali sarebbe maturata la richiesta di ergastolo da parte del pm Letizia Ruggeri. La prova maggiore della colpevolezza di Massimo Bossetti resterebbe comunque il Dna ritrovato sugli indumenti (slip e leggings) della ragazzina di Brembate ed appartenente proprio al muratore di Mapello, sebbene la difesa abbia più volte contestato ciò. Un altro macigno sarebbe rappresentato dal furgone ripreso dalle telecamere nelle vicinanze della palestra frequentata da Yara Gambirasio. Nel corso della lunga requisitoria che ha occupato ben due udienze, il pubblico ministero non si è limitato a citare solo questi due gravi indizi, ma li ha minuziosamente elencati tutti, motivandoli. I vestiti di Yara, oltre a contenere tracce di Dna del suo presunto assassino (molto probabilmente sangue, sebbene non sia stato possibile accertarne la sua natura) avrebbero riportato la presenza di microfilamenti compatibili con il tessuto di cui sono fatti i sedili del furgone di Massimo Bossetti. Con ogni probabilità, dunque, prima di essere uccisa la ragazzina accettò un passaggio dal muratore. Sempre sui suoi indumenti sarebbero state rinvenute sferette di metallo provenienti dal mondo dell’edilizia e presenti in enormi quantità anche sul furgone di Massimo Bossetti. La mancanza di un alibi rappresenterebbe un ulteriore indizio contro l’unico imputato per il delitto di Brembate, così come il fatto che lo stesso muratore abbia incolpato un suo collega, Massimo Maggioni, sul quale fece ricadere i suoi primi sospetti. A tal proposito, nel corso dell’ultima udienza nella quale hanno preso la parola i legali di parte civile, avrebbe parlato anche l’avvocato di Maggioni, avanzando una richiesta di risarcimento pari a 100 mila euro per la grave calunnia ai suoi danni. A finire agli atti, in ultimo, le lettere definite scabrose e che Massimo Bossetti scambiò in carcere con un’altra detenuta – mai incontrata – e che rimanderebbero ad alcuni particolari delle ricerche pedopornografiche eseguite con il suo computer prima del delitto di Yara Gambirasio.

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