Tornerà in Italia il 2 giugno. La Corte Suprema dell’India ha reso subito esecutivo quanto disposto dal Tribunale arbitrale internazionale con sede all’Aia. Girone rimarrà nel nostro Paese per l’intera durata del procedimento arbitrale, che dovrà stabilire se il processo si debba tenere in Italia o in India. Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha subito esultato su Twitter: “Girone torna in Italia. Premiato impegno governo con sostegno Parlamento. Sempre al lavoro per affermare ragioni dei nostri due fucilieri”. Mentre per il ministro degli Interni, Angelino Alfano, “stavolta il governo ha fatto le cose per bene”. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Cossiga, sottosegretario alla Difesa nel quarto governo Berlusconi.
Se Girone ritorna in Italia il merito è del governo Renzi?
Senza dubbio Renzi si potrà mettere al collo come medaglia il ritorno di Girone. Sinceramente però non riesco a individuare un’azione di Renzi che abbia portato a questo successo.
L’India ha ottemperato alle richieste dell’Aia. Ci sono meriti nella difesa italiana di Girone?
La strategia di difesa non l’ha scelta questo governo. Sicuramente Renzi ha proseguito su una linea strategica che ha portato a questo successo. A individuare questa linea non è stato l’ultimo governo Berlusconi, del quale io ho fatto parte, ma neanche il governo Renzi. Stiano sereni, la linea di condotta è stata scelta dal governo Letta.
Gentiloni ha detto: “Premiato l’impegno”. Alfano: “Stavolta il governo ha fatto le cose per bene”. Perché i ministri si attribuiscono questo risultato?
E’ stato premiato l’impegno del governo italiano inteso come realtà istituzionale nella sua continuità. Poi si raccoglie dove non si è seminato, e questo lo diceva pure Nostro Signore.
Ritiene che il governo Renzi in questa vicenda sia riuscito a incassare il sostegno politico degli Stati Uniti?
Tutto ciò che è accaduto è una mera evoluzione della linea arbitrale che si era scelta. Non la leggo sinceramente come una vittoria politica, e quindi non riesco nemmeno a vedere la necessità di un intervento degli Stati Uniti. In punto di diritto, non era chiaro chi avesse la potestà esclusiva di processare in un caso del genere. Le cose alla fine sono andate come dovevano andare.
Ora che cosa accadrà?
Adesso tutto si sdrammatizzerà, i marò andranno alla sfilata del 2 giugno, sarà ricordato loro che il silenzio è d’oro e la parola è solo d’argento. Speriamo che il parlamento non si inventi una commissione d’inchiesta perché non ne abbiamo bisogno.
Perché?
Perché le commissioni parlamentari hanno come obiettivo quello di fare del male a qualcuno, mentre la verità è totalmente secondaria. In Italia abbiamo una commissione antimafia che esiste da sempre. Tutte le altre commissioni hanno sempre avuto obiettivi politici e non hanno mai portato ad alcuna verità.
Da chi proviene la richiesta di una commissione d’inchiesta sui due marò?
La commissione d’inchiesta viene richiesta dai miei amici di Fratelli d’Italia.
Con quali obiettivi?
L’obiettivo è mettere sulle spalle di qualcuno il fatto che i due marò siano stati fatti scendere dall’Enrica Lexie e consegnati alle autorità indiane. Il punto centrale è sempre quello: i due marò si sono fatti arrestare.
(Pietro Vernizzi)