In tutta Italia in questi giorni la Festa del Corpus Domini viene festeggiata secondo differenti tradizioni e processioni, tutte però riferite alla Memoria del Corpo e Sangue di Cristo Gesù per uno dei punti fondanti la religione e testimonianza cristiana. Dopo il Papa, anche il vescovo di Cagliari si rivolge con animo e preghiera in questa processione per la festa del Corpus Domini al ricordo dei migranti che stanno perdendo la vita ogni giorno nei terribili viaggi verso una speranza di vita migliore delle condizioni inumane dei loro Paesi di origine. La Diocesi di Cagliari ha deciso di dedicare la solennità del Santissimo Corpo e Sangue del Signore quest’anno allo «speciale ricordo per i migranti e i profughi, così numerosi, approdano anche nella nostra Isola. Pertanto è stata scelto il tema “ero straniero e mi avete accolto“». Il vescovo Arrigo Miglio oggi pomeriggi celebrerà le solennità ufficiali deflagrante festa cattolica, con queste parole affidate ad una nota alla città che introducono il gesto speciale di questo 2016: «dare alla processione una meta significativa ci aiuta a viverla come un vero pellegrinaggio. Per Cagliari quest’anno la meta da raggiungere con l’Eucaristia è il mare, da cui provengono i pellegrini forzati che fuggono dalla violenza e dalla povertà, quelli che riescono a farcela, mentre molti altri restano per sempre in fondo a quel mare. Che il Signore preghi per loro e ci aiuti aprendo il nostro cuore con spazi maggiori della nostra carità».



Oggi è il Corpus Domini, la festa del Corpo e Sangue di Gesù Cristo, uno dei punti focali della fede cattolica e cristiana visto che riporta al centro il significato dell’Eucaristia. Mangiare il corpo e bere il sangue del Signore è l’origine della comunione di Dio con tutti i fratelli, ha ricordato Papa Francesco giovedì scorso con la celebrazione in Vaticano: anche l’arcivescovo di Milano, Angelo Scola, ha voluto festeggiare giovedì sera per le vie del quartiere Barona la festa del Corpus Domini, rivolgendo queste accorate parole. «Camminare in queste vie significa seminare la speranza che non delude. La speranza che Gesù dona è davvero per tutti». Scola ha chiesto al popolo di immedesimarsi con i Dodici apostoli, duemila anni fa: «ci siamo lasciati convocare sulle piazze delle due chiede e abbiamo attraversato le strade di questo importante quartiere perché Gesù ci ha chiamato. I Dodici sedevano a tavola con Lui e ascoltavano la notizia inaudita del suo corpo offerto e del suo sangue versato per coloro che lo avrebbero seguito e per tutta l’umanità». Un dono anticipato e offerto nell’Ultima cena per tutti gli uomini, non solo gli Apostoli: «dopo duemila anni prossimo adorare questo pane che è corpo, come abbiamo fatto anche con il suo sangue, dal momento che il vino stesso fu trasformato. Possiamo quindi vivere alla Sua presenza».



Oggi in Italia e in tutto il mondo si celebra il Corpus Domini, la festa del Corpo di Gesù Cristo che fu istituita nel lontano 264 da Papa Urbano IV in seguito al clamoroso miracolo di Bolsena. Le Chiese Cattoliche di tutto il mondo oggi festeggiano il Corpus Domini con varie tradizioni locali che si differenziano ma tutte che guardano al miracolo avvenuto in centro Italia nel 1263: un prete boemo, in pellegrinaggio verso Roma, si fermò a Bolsena a celebrare la Messa. La storia narra che il prete era turbato nel suo animo sulla presenza reale di Gesù nell’Eucaristia: chiese un segno della reale presenza di Cristo e improvvisamente alcune gocce di sangue sgorgarono dall’Ostia consacrata. Il corporale dell’attonito prete rimase bagnato di sangue e ancora oggi la reliquia si trova nel maestoso Duomo di Orvieto. Una storia incredibile che nel corso dei secoli ha trovato molte tradizioni che si sono aggiunte ma che restano fedeli alla memoria del Corpo e Sangue di Cristo. Anticipando la festività, giovedì scorso Papa Francesco ha celebrato in San Giovanni Laterano la festa del Corpus Domini e ha rivolto queste parole accorate ai fedeli: «Invito romani e pellegrini a partecipare a questo solenne atto pubblico di fede e di amore a Gesù realmente presente nell’Eucaristia. Offrire i pochi pani e pesci che abbiamo; ricevere il pane spezzato dalle mani di Gesù e distribuirlo a tutti. Si può sintetizzare in questi “due piccoli gesti” il “fare” Eucaristia, cioè rispondere alla “testimonianza più antica sulle parole di Cristo nell’Ultima Cena”: “Fare questo in memoria di me”». Così Bergoglio ha voluto poi concludere la lunga omelia a braccio nella Basilica, «Gesù comanda di ripetere il gesto con cui ha istituito il memoriale della sua Pasqua, mediante il quale ci ha donato il suo Corpo e il suo Sangue”, ha ricordato: “E questo gesto è giunto fino a noi: è il ‘fare’ l’Eucaristia, che ha sempre Gesù come soggetto, ma si attua attraverso le nostre povere mani unte di Spirito Santo».

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