Il caso di Caivano arriva in tv a Pomeriggio 5: Fortuna Loffredo e Antonio Giglio, i due bimbi probabilmente uccisi nel palazzo di Parco Verde a distanza di solo 13 mesi l’uno dall’altra. In diretta parla il papà della piccola Fortuna, morta 6 anni e con un possibile colpevole incarcerato il 30 aprile scorso, Raimondo Caputo, che era anche il compagno della mamma del piccolo Antonio. «È una schifezza: quello che hanno fatto alla mia Fortuna è una cosa immonda: non si può parlare di omertà, ma che omertà è? Era una bimba di sei anni. È una schifezza. Caputo è un mostro e basta». Il quartiere di Caivano è reticente sul caso, con i tanti giornalisti che sono presenti che stanno cercando di raccogliere le vari testimonianze a riguardo. Si parla anche dei disegni della piccola Fortuna che qualche mese prima del delitto aveva prodotto e che ora sono al vaglio degli inquirenti: disegna finestre con sbarre, case senza porte e inaccessibili. E poi case con due porte, che secondo gli esperti indicano la paura della separazione, il ricatto, la necessità di farle mantenere un segreto. La grafologia Sara Cordella, incaricata dalla Procura, emerge un insieme di paure e misteri che riguarderebbero proprio gli abusi pedofili subiti dal vicino di casa Raimondo Caputo, accusato ora di averla gettata dal balcone della sua casa all’ottavo piano.
Un ciclone la sorella di Raimondo Caputo, accusato di aver ucciso e abusato della piccola Fortuna Loffredo e ora in carcere: intervistata dal Mattino di Napoli, viene raggiunta la cognata di Marianna Fabozzi, la mamma del piccolo Antonio Giglio, morto 13 mesi prima di Fortuna nello stesso modo, cadendo dal balcone, e nello stesso palazzo di Caivano nel Parco Verde. Abita a Scampia ora Antonietta Caputo e non risparmia attacchi diretti alla sua famiglia: per prima cosa come aveva già detto due anni fa agli inquirenti, secondo lei è stata Marianna du uccidere il piccolo Antonio. «Quel giorno era in casa con Antonio, sua madre e la nonna: eravamo solo noi e Raimondo (Titò) non c’era. Mamma e figlio andarono nella stanza da letto per vedere dalla finestra un elicottero che volava sopra il palazzo ma dopo qualche minuti Marianna tornò da noi in preda ad una crisi isterica. Cercarono di convincermi a dire una menzogna, ma non era possibile: dicevano che non c’era nessuno in stanza con lui quando è caduto, ma non era vero». Rilevante però la non presenza dell’uomo accusato di aver ucciso Fortuna, anche se sul fratello le parole di Antonietta non sono certo tenere: «quando venne qui a Scampia lo riempimmo di mazzate. Mio fratello non ha ammazzato Antonio, ma se ha fatto del male alle bambine deve pagare. Per lui non ci deve essere pietà».
Il caso di Fortuna Loffredo, del piccolo Antonio Giglio e dei delitti a Caivano raccontano un degrado, una situazione di assoluta emergenza in un luogo come tanti altri ce ne sono nel Napoletano dove la povertà e il livello di indigenza è purtroppo altissimo. Questo ha spiegato, mentre proseguono le indagini sulla morte dei due bambini – che per ora hanno portato in carcere Raimondo Caputo e che però rischiano di coinvolgere altri personaggi nel condomino di un palazzo a Parco Verde, il parroco di quelle zone, Don Maurizio Patriciello. Noto alle cronache per le sue denunce nella Terra dei Fuochi e la sua lotta al degrado con l’assistenza ai minori, ieri il prete si è rivolto alla Vita in Diretta su Rai 1 e ha fatto un appello al cuore degli italiani. «Ammassare tanto povertà in uno stesso logo è stata una cosa di una stupidaggine immensa quanto il sole, perché è stato creato un ghetto che adesso viene additato come il parco degli orrori, il palazzo dei mostri per le indagini sulla piccola Fortuna Loffredo. Qui abitano centinaia di persone, tanti adolescenti: non è certo bello per loro sentirsi additati come quelli dell’orrore, come mostri». Diretto è poi l’appello anche al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per un caso che va purtroppo molto oltre l’orrore della pedofilia. «Quando parlo di tutto ciò, del degrado, dell’abbandono, del clima di omertà in cui si vive al parco Verde, non sono creduto. Ma qui c’è un alto tasso di disoccupazione, non ci sono possibilità di sana aggregazione per i ragazzi, per i giovani non c’ è spiraglio per il futuro, perché non c’è possibilità di trovare lavoro. Invito il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a venire qui a Caivano, per rendersi conto di persona di che cosa è il Parco Verde e fare agire chi ha l’autorità e il potere per dare un futuro a questo luogo».
La svolta nel giallo della morte di Fortuna Loffredo, chiamata affettuosamente Chicca, la bambina di appena sei anni precipitata dall’ottavo piano di un palazzo al Parco Verde di Caivano, nel Napoletano, nel giugno di due anni fa, potrebbe ora portare ad ulteriori e clamorosi risvolti. Dopo l’arresto di Raimondo Caputo, il presunto orco-assassino che si sarebbe reso l’autore di “reiterati abusi” ai danni della piccola Fortuna per poi gettarla nel vuoto dopo un suo rifiuto, si sarebbe allargato sempre di più lo spettro delle indagini, stando a quanto riportato da NapoliToday che andrebbe a riprendere alcune indiscrezioni provenienti dalla Procura di Napoli Nord ad Aversa. L’inchiesta, dunque, potrebbe ora coinvolge anche altri inquilini del medesimo stabile degli orrori, teatro di violenze e presunti assassini. Oltre all’arresto di Caputo, infatti, gli inquirenti avrebbero iscritto nel registro degli indagati altri due nomi, anche loro vicini di casa di Fortuna Loffredo, accusati di false dichiarazioni e favoreggiamento in quanto rei di aver inizialmente depistato le indagini. Gli inquirenti in merito starebbero portando avanti una ipotesi shock: altri inquilini dello stesso palazzo avrebbero infatti potuto coprire le morti di Antonio e Fortuna Loffredo, avvenute a distanza di un anno l’una dall’altra, precedute e seguite da ulteriori violenze e abusi a scapito di altri bambini, i quali sarebbero almeno cinque. In merito all’inquietante piega che sta prendendo l’intera inchiesta, si è espresso anche il padre di Fortuna Loffredo, il quale ai microfoni di Sky Tg24 ha commentato: “Ci sono altre responsabilità, le indagini non finiscono qua”. “Ci sono altri riscontri da verificare. C’è dell’altro sicuramente: qualcuno magari ha tolto qualche indizio per gelosia o per odio, non lo so”, ha ancora aggiunto.