C’è attesa per la nuova udienza del processo in cui è imputato Padre Graziano, il religioso congolese accusato di aver ucciso e di aver occultato il cadavere di Guerrina Piscaglia. L’appuntamento è per venerdì prossimo 6 aprile, come si legge sul quotidiano La Nazione. Si capirà quali sono le mosse della difesa del religioso dopo che ieri è stata respinta l’istanza di libertà presentata dai difensori. Come si legge sempre sul quotidiano tornerà in aula il maresciallo dei Carabinieri Tommaso Surico, a capo delle indagini sulla scomparsa della casalinga 50enne: è previsto un controinterrogatorio dalla difesa. Saranno affrontati con tutta probabilità i principali elementi dell’accusa, dal presunto Zio Francesco al giovane marocchino con il quale, secondo Padre Graziano, Guerrina sarebbe scappata, fino ai contatti telefonici tra Guerrina Piscaglia e il religioso, comprese le chiamate avvenute dopo la scomparsa della donna e il fatto che i cellulari di entrambi abbiano agganciato la stessa cella telefonica.



Quale sarà la prossima mossa della difesa di Padre Graziano dopo che sono stati confermati i domiciliari per il religioso? E’ questa la domanda che ci si pone in queste ore dopo che ieri l’istanza di libertà presentata dai difensori di Padre Graziano è stata respinta. Dopo due anni dal giorno in cui Guerrina Piscaglia è scomparsa nel nulla è dunque ancora giallo su questo caso. Il corpo della donna non è mai stato trovato da quel 1° maggio 2014 quando fu vista l’ultima volta e il religioso e guida spirituale della 50enne per ora si trova ai domiciliari presso il convento dei Premostratensi a Roma con l’accusa di aver ucciso la donna e di averne occultato il cadavere. Le motivazioni della Corte d’Assise sulla decisione di confermare i domiciliari riguardano proprio, secondo quanto riferito dal quotidiano La Nazione, il rischio di reiterazione del reato e l’inquinamento delle prove da parte di Padre Graziano. Si attende ora di sapere che cosa decideranno di fare i legali del religioso.



Nuovo colpo basso per Padre Graziano, il frate di origine congolese accusato del delitto di Guerrina Piscaglia, la casalinga 50enne di Ca’ Raffaello, in provincia di Arezzo, misteriosamente scomparsa poco più di due anni fa, il primo maggio 2014. La difesa del religioso nei giorni scorsi aveva presentato l’istanza di libertà, ma la Corte d’Assise si è espressa ieri, respingendola e riconfermando così i domiciliari presso il convento romano dei premostratensi, dove Padre Graziano starebbe scontando la sua pena munito di braccialetto elettronico. L’ordinanza è stata depositata nella mattinata di ieri. Nelle motivazioni che giustificano la decisione della Corte continuano a comparire i due presupposti base previsti dalla legge, come sottolinea La Nazione, ovvero il rischio di reiterazione del reato e l’inquinamento delle prove. Ciò significa che, secondo la Corte d’Assise, Padre Graziano, se rimesso in libertà, potrebbe uccidere ancora e, se libero, potrebbe nascondere ancora il corpo di Guerrina Piscaglia in merito alla quale è accusato del suo omicidio. Il comportamento esemplare che il frate, ex parroco di Ca’ Raffaello, a detta dei suoi legali avrebbe tenuto prima in carcere e successivamente ai domiciliari, non sarebbe sufficiente a consentirgli il ritorno in libertà. Intanto, come sottolinea il quotidiano La Nazione, la prossima tappa del processo a carico di Padre Graziano per l’omicidio di Guerrina Piscaglia è fissata al prossimo venerdì quando in aula farà ritorno il maresciallo dei Carabinieri Tommaso Surico, a capo delle indagini sulla scomparsa della mamma e casalinga 50enne. Il teste sarà controinterrogato dalla difesa dopo aver portato in Tribunale i principali elementi dell’accusa. Si va dal presunto Zio Francesco, la cui esistenza viene messa in dubbio, al giovane marocchino con il quale, secondo Padre Graziano, Guerrina sarebbe scappata, fino al punto cruciale sul quale poggia l’intera accusa a carico del prete congolese. Il riferimento è agli oltre 6 mila contatti telefonici tra Guerrina Piscaglia e la sua guida spirituale, comprese le chiamate avvenute dopo la sua scomparsa ed il fatto che i cellulari della donna e del religioso abbiano agganciato la medesima cella telefonica.

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