Nuove perizie sarebbero in corso da questa mattina in merito al giallo di Isabella Noventa, la segretaria uccisa da quasi cinque mesi e della quale mancherebbero ancora alcuni punti da chiarire, a partire dal cadavere. A condurre le nuove analisi è stata la dottoressa Luciana Caneazzo affiancata dai periti di parte incaricati dalla famiglia della vittima, la genetista forense Marina Baldi e il criminologo Nicola Caprioli. Fino alle ore 14:00 di questo pomeriggio l’attenzione degli esperti si è concentrata principalmente sull’auto di Freddy Sorgato, una Punto, all’interno della quale si spera possano essere rinvenute tracce importanti (Dna o altro) capaci di portare ad una attesa svolta in merito ad uno dei delitti più complessi degli ultimi anni, reso tale anche dal silenzio degli indagati, in particolare dei fratelli Sorgato i quali finora avrebbero comunicato solo sotto forma di lettere e non con gli inquirenti bensì con la trasmissione Pomeriggio 5 (nel caso di Debora) e con la tabaccaia – anche lei in carcere – Manuela Cacco (nel caso di Freddy).
Da questa mattina ci sarebbe una novità nel giallo di Isabella Noventa in seguito all’avvio delle perizie già annunciate nei giorni scorsi e che stanno riguardando le auto delle tre persone attualmente in carcere, ovvero i fratelli Debora e Freddy Sorgato e la tabaccaia veneziana Manuela Cacco. A riferirlo è il quotidiano La Nuova di Venezia e Mestre, che riporta come le perizie siano in corso presso l’Autocentro della polizia di via Venezia. Per gran parte della mattina le ricerche degli esperti hanno riguardato in particolare l’auto di Freddy Sorgato, ex fidanzato e presunto assassino di Isabella Noventa. Si cercano tracce di Dna o altri elementi che potrebbero ricondurre all’omicidio della segretaria. Al setaccio, oltre alla punto dell’autotrasportatore potrebbero passare anche la Polo della Cacco e la Golf di Debora. Sul posto sarebbero presenti anche i legali delle tre persone in carcere con l’accusa di omicidio volontario premeditato.
In attesa che il giallo su Isabella Noventa possa portare a una svolta importante in merito al corpo della segretaria, emergono le parole dell’avvocato di Manuela Cacco, la tabaccaia veneziana e destinataria della discussa missiva da parte di Freddy Sorgato. Chiarito che non si tratti di una lettera d’amore, il legale, avvocato Alessandro Menegazzo, come riporta Urban Post, ha voluto specificare quale sia la attuale posizione della sua assistita. “Anche se c’è questa lettera gli elementi a disposizione della Procura, a mio avviso, fanno propendere per l’ipotesi di un favoreggiamento e non una complicità della mia assistita”, ha spiegato l’avvocato Menegazzo. Per lui, in realtà, la lettera avrebbe rafforzato ulteriormente questa ipotesi da lui sostenuta con forza in quanto sarebbe stata spedita prima che l’autotrasportatore e presunto assassino di Isabella Noventa sapesse che Manuela aveva iniziato a collaborare con gli inquirenti.
Il giallo di Isabella Noventa, purtroppo, è sempre più misterioso: mancano luogo del delitto, arma del delitto, movente e soprattutto il corpo, non proprio il massimo per le indagini ecco. In carcere in realtà sta tutta la soluzione del caso, ma i tre accusati e in galera in questo momento non vogliono scucirsi / depistano le indagini. Di certo Freddy Sorgato con le uniche indicazioni fornite – “il corpo l’ho gettato nel Brenta dopo un gioco erotico“ – si sono rivelate false e questa è stata la sua ultima indicazione. Perché poi questo silenzio lungo mesi? Cosa cela il suo strano comportamento con la sorella Debora e con l’amante Manuela Cacco? Sembra, secondo gli esperti che si interrogano da mesi sul giallo di Isabella Noventa, che Freddy Sorgato voglia difendere la sorella e questo collimerebbe con il racconto della Cacco che finora prosegue ad affermare come sia stata Debora ad aver ucciso Isabella nella villetta di Freddy. Ma le prove scientifiche finora smentiscono e allora è arrivata quella lettera all’amante in cui molti sostengono che dietro alle sdolcinate parole ci sia un avvertimento, un tentativo di plagio perché forse a questo punto Manuela sa più di quanto ha detto.
Il giallo di Isabella Noventa, la segretaria di Albignasego uccisa in circostanze ancora tutte da chiarire nella notte tra il 15 ed il 16 gennaio scorso resta ancora molto lontano dalla sua risoluzione. In carcere con l’accusa di omicidio premeditato sono finite tre persone, Manuela Cacco ed i due fratelli Sorgato, Freddy e Debora, ma in questa torbida vicenda è entrato di recente anche un altro “personaggio ambiguo”, come descritto dal settimanale “Giallo”. Si tratta del maresciallo Giuseppe Verde, compagno di Debora Sorgato ed indagato per rivelazione del segreto d’ufficio oltre che per accesso abusivo alla banca dati delle Forze dell’Ordine. Il procedimento contro di lui sarebbe connesso al delitto di Isabella Noventa. Nei giorni scorsi, l’uomo è stato ascoltato in Procura per diverse ore in merito all’omicidio della segretaria. La sua figura, infatti, da tempo sarebbe nel mirino degli inquirenti e non sarebbe ancora stata pienamente delineata. Ricordiamo che il maresciallo Verde è stato oggetto di una perquisizione domiciliare durante la quale gli uomini della sezione omicidi hanno rinvenuto una serie di documenti importanti relativi ad alcune ricerche che l’uomo avrebbe compiuto dai terminali in dotazione all’Arma dei Carabinieri. Nello specifico, le ricerche vertevano sulle querele per stalking avanzate per mesi da Isabella Noventa. L’interrogatorio al maresciallo Giuseppe Verde è stato secretato ma secondo il settimanale “Giallo” il compagno di Debora Sorgato pare abbia respinto con forza ogni ipotesi di coinvolgimento – diretto e indiretto – con l’uccisione di Isabella Noventa. Verde avrebbe risposto su tutta una serie di dubbi degli inquirenti, dal fatto che non si fosse accorto della presenza di 124mila euro in contanti e di due armi nell’armadio della sua camera da letto (ed appartenenti a Debora), alla mancanza di dubbi nei riguardi della stessa Sorgato. Il maresciallo ha finora raccontato tutta la verità? Il dubbio, a detta del settimanale, sarebbe sorto in seguito all’atteggiamento dell’indagato che “pur di sfuggire ai pochi cronisti presenti davanti al Tribunale di Padova è corso via per poi nascondersi e chiudersi a chiave in un bagno situato al quarto piano del palazzo di giustizia”. Solo dopo essersi accertato che la polizia avesse sgomberato l’area Verde sarebbe uscito per essere interrogato. Ma perché nascondersi se, come da lui stesso ammesso, non avrebbe nulla a che fare con il delitto di Isabella Noventa?