Più atroce che mai l’ennesimo assassinio di una ragazza compiuto per ragioni di gelosia: “In 25 anni di questo lavoro” avrebbe affermato il capo della Squadra mobile di Roma Luigi Silipo “non ho mai visto un delitto così atroce”. La studentessa romana Sara di Pietrantonio, 22 anni, trovata morta carbonizzata domenica scorsa è stata uccisa dall’ex fidanzato, la guardia giurata Vincenzo Paduano, che ha confessato il delitto crollando dopo otto ore di interrogatorio. Ha aspettato Sara che era stata a trovare un ragazzo conosciuto da poco, l’ha costretta a fermarsi con la sua auto nella zona della Magliana, a Roma, e poi ha dato fuoco all’auto e alla ragazza, il cui corpo è stato ritrovato a cinquecento metri di distanza dai vigili del fuoco e dalla madre, uscita di primo mattino a cercarla poiché non ritornava.

Secondo una ricostruzione delle forze dell’ordine, c’è la probabilità che la ragazza abbia cercato di scappare e che qualche automobilista, passando, abbia potuto assistere alla lite e poi all’uccisione, senza fermarsi: “Se qualcuno lo avesse fatto forse Sara sarebbe ancora viva”, sono le parole del Sostituto Procuratore di Roma, Maria Monteleone.

L’abisso della crudeltà umana comincia ad avere profondità senza limiti. La novità sembra però riguardare il contesto in cui gli uomini si ammazzano: certo, ciò è sempre accaduto, ma nelle epoche passate, e fino a poco tempo fa, ciò avveniva tra eserciti, tra nemici, tra cosche, tra tribù differenti. Nessuna giustificazione, ma una diversa concezione. Oggi aumentano i casi di crudeltà in ambiti, diciamo così, “affettivi”, soprattutto nel rapporto tra donna e uomo. È strano: in un’epoca di liberazione dell’amore, di massima importanza data alle emozioni e ai sentimenti immediati, assistiamo al ritorno di forme di possesso quasi tribali, di un’idea dell’altro, soprattutto dell’altra, come proprietà assoluta, che è meglio annichilire piuttosto che perdere. 

Quante donne sono passate, come Sara, splendida ragazza dal viso di bambina, attraverso rapporti soffocanti, oppressivi, violenti; quante sono sull’orlo di una fine tragica? Più ci liberiamo dai legami duraturi, dalle istituzioni dell’amore, come il matrimonio, più sembriamo scivolare in questo abisso. Non è strano? Stiamo diventando più liberi e più pazzi, ma pazzi lucidi. Vincenzo Paduano, per sua stessa ammissione, ha aspettato, inseguito e dato fuoco alla sua ragazza! L’ha bruciata viva! Dov’era la sua mente in quel momento? Dov’erano l’amore che dice di avere per lei, la compassione, la coscienza che una civiltà ormai perduta aveva educato e rafforzato? E dov’era la coscienza di quelli che sono passati durante quei tragici istanti (almeno due auto, secondo gli inquirenti), che hanno visto e non hanno neppure voluto chiamare il 118? Dove siamo noi?