Come sempre Papa Francescotanti fedeli accorsi per ascoltare la nuova udienza di oggi, motivo per cui il Pastore non si fa attendere. L’udienza viene così iniziata con un breve saluto del Papa rivolto ai fratelli e sorelle, seguito dalla spiegazione del passo evangelico dedicato a questo giorno speciale. Esso riguarda la parabola del Buon Pastore e della pecorella smarrita, che cerca i in tutti i modi di allontanarsi dal gregge, ma che comunque viene ritrovata.
Il BUON PASTORE – Egli è ovviamente la figura che rappresenta Dio, misericordioso verso ciascuno di noi. Il Padre ci perdona i nostri errori, la nostra voglia di essere soli e agire da soli, in base a quelle che sono le nostre convinzioni. Con il Suo Amore verso di noi, il Padre Onnipotente non vuole perdere nessuno, e anche se la scelta è unicamente nostra, Egli ci vuole con Lui, nel Suo gregge. Questa parabola, – ha continuato la sua spiegazione il Pontefice, – è raccontata nel Vangelo da Gesù stesso. Quest’ultimo cerca così di far comprendere a tutti noi peccatori che la vicinanza di Dio non ci deve spaventare nonostante gli atti di peccato commessi. Tutt’altro: la vicinanza di Dio e il Suo Amore ci devono spingere a una riflessione sulla nostra Fede. La Sua presenza nella nostra vita è l’unico motivo per migliorare. Per chiedersi come siamo abituati a vivere la nostra Fede, e anzi, se questa Fede c’è davvero o è solo un’illusione.
La spiegazione del Santo Padre continua, evidenziando come Gesù si trovava in quel momento vicino a due gruppi di persone. Gli uni erano propri i peccatori che si avvicinarono al Figlio di Dio per dargli ascolto. Gli altri erano invece i “dottori di legge”, acculturati e sospettosi. Questi ultimi si sono sempre creduti giusti e non hanno mai avuto alcun dubbio a proposito della loro giustizia. In verità, – come ha anche sottolineato il Papa, – erano soltanto troppo orgogliosi per ammettere i loro peccati.
La spiegazione allora continua, includendo tre principali personaggi: il Pastore, la pecora smarrita e il gregge. Tra questi l’unico che agisce è il pastore, – spiega il Papa, – ed è da lui che dipende tutto. Egli può decidere se riportare la pecora al sicuro nel gregge oppure lasciarla libera al suo destino. Francesco ha poi spiegato, che questa parte rappresenta un vero e proprio paradosso. Difatti, quanto sarebbe saggio lasciare 99 pecore per recuperare la sola pecora smarrita nel deserto? E qualora, in Sua assenza, le altre pecore indifese venissero attaccate? Una volta che il Pastore, abbandonate le altre pecore, ritrova quella perduta, Egli se la carica sulle spalle andando dagli amici e dicendo loro di essere felici insieme a Lui. Si tratta di un altro paradosso, – ha spiegato Francesco I. Difatti il Pastore non torna nel deserto a riprendere le altre 99 pecore, preferendo tenersi stretta la pecora ritrovata.
Il Papa riflette su questo paradosso, accentuando il fatto che l’amore di Dio comprende tutti i suoi figli, compresi quelli perduti. Non solo. Sono proprio i figli più abbandonati, quelli caduti in disgrazia fuori dal gregge, per i quali il Padre si preoccupa maggiormente. Egli cerca e trova tutti, senza dimenticare nessuno. Possiamo essere anche noi, però, a cercare il Pastore, laddove lui vuole incontrarci e non laddove noi vogliamo che Egli si trovi. Soltanto, – ha continuato Francesco – seguendo la Sua strada, la strada della misericordia, possiamo avvicinarci al pastore e farci trovare. Questa parabola insegna che perdere amici e parenti è scoraggiante, ma che anche loro possono tornare da noi. Bisogna soltanto regalare loro il nostro amore; uscire per cercarli, e anche a costo di spendere nelle ricerche tutta la vita, comunque ritrovarli. “Tutte le pecore possono essere ritrovate” – ha concluso il Santo Padre, indicando come un cammino di fraternità e un sentimento missionario possano aiutarci a ritrovare i cari perduti.
Alla fine dell’Udienza Generale, il Papa è passato alla parte dedicata ai saluti. La sua attenzione hanno avuto tutti i gruppi di pellegrini venuti all’udienza, compresi quelli francesi, inglesi, irlandesi, scozzesi, australiani, senza dimenticare poi i tedeschi e gli olandesi. Al termine del discorso sono stati salutati anche i pellegrini di lingua spagnola, portoghese, polacca e araba. Quindi un particolare saluto è stato indirizzo ai pellegrini di lingua italiana e ai giovani, ammalati e agli sposi.