Erano stati condannati in primo grado a 4mila e 6mila euro di multa per aver appeso un capretto per strada, sgozzato e lasciato morire dissanguato senza alcuna anestesia. Era successo a Genova e la motivazione della condanna era il maltrattamento inferto all’animale che significa in sostanza “sottoposto  a sevizie per crudeltà e senza necessità”. Adesso la Corte di appello di Genova, come riporta oggi il quotidiano locale Secolo XIX, ha ribaltato la sentenza assolvendo i due rom, con la motivazione che il gesto compiuto, seppur crudele, è legittimo in quanto fatto come espressione di un credo religioso in questo caso l’Islam. Nel massacrare l’animale i due cioè non hanno compiuto un gesto di crudeltà senza motivi come prevede la legge, ma onorato il loro credo, l’Islam. «Una pratica come il sacrificio rituale musulmano, che è di per sé crudele se parametrata alla sofferenza inflitta, non può essere considerata illecita poiché esplicitamente ammessa per il rispetto dell’altrui libertà religiosa, e quindi non lesiva del comune sentimento di pietà» si legge nella sentenza dove si aggiunge che il “maceramento di un animale senza stordirlo è consentito solo nel contesto di un rito religioso”. Recentemente la regione Liguria ha approvato una mozione di una esponente della Lega nord che chiede l’anestesia agli animali anche in caso di rito religioso, ma per i giudici non ha avuto importanza. La pratica di uccidere animali senza anestesia è poi stata riscontrata in molte macellerie islamiche italiane.



Leggi anche

Fallou Sall, 16enne ucciso a Bologna dopo rissa/ L'aggressore "Non ce l'avevo con lui, bullizzato dall'amico"Omicidio Sharon Verzeni, come Moussa Sangare si è tradito in caserma/ Gip: "Arma sepolta per uccidere ancora"