Si è svolta come di consueto oggi, 1 giugno 2016, l’Udienza Generale del mercoledì tenuta da Papa Francesco. In particolare il Pontefice si è concentrato sulla lettura e sul commento del Vangelo di Luca, riguardante specificamente la parabola del fariseo e del pubblicano. Il fariseo, nell’atto di salire al tempio e pregare il Signore, in realtà produce un lungo elenco dei propri meriti, quasi vantandosi della sua fede in Dio cosicché tutti lo possano sentire. Secondo Papa Francesco, questo modo di pregare è assolutamente l’opposto di quello che Gesù ha cercato di insegnare, poiché presuppone una preghiera “davanti allo specchio”. L’orante crede fermamente di lodare Dio, e invece loda e prega sé stesso, alimentando l’indifferenza e l’autoreferenzialità del genere umano. Anche la prossemica è importante, poiché il fariseo è ritratto in piedi, come se non avesse bisogno di inginocchiarsi al cospetto della magnificenza di Dio, lui che è già il ritratto del perfetto fedele virtuoso. Il suo disprezzo per i peccatori e la sua arroganza, dunque, sono un’offesa alla misericordia e all’umiltà di Dio, che ama tutti i suoi figli e proprio in particolar modo i peccatori. Prendendo le mosse da questo atteggiamento, sostiene papa Francesco, ogni fedele è tenuto a interrogarsi sulla purezza del proprio cuore ogni volta che si pone di fronte a Dio. Come ci si può mettere faccia a faccia con il Signore se non ci si è spogliati di ogni falsità e di ogni ipocrisia, se il nostro cuore impuro fa salire sulle labbra parole false? La risposta di Papa Francesco è che non si può. Spesso i ritmi della vita quotidiana portano a sovrapporre la frenesia dei lavori e delle esigenze terrene all’amore per Dio, e questo porta la preghiera ad essere relegata in spazi sempre più ristretti e opportunisti, e ci si ritrova a pregare soltanto per ottenere qualcosa in cambio.
Il pubblicano, nella parabola del fariseo e del pubblicano su cui si è soffermato oggi Papa Francesco durante l’Udienza generale, al contrario, è pentito di essere un peccatore e con poche, sintetiche parole chiede perdono all’Altissimo per aver sbagliato. Gestisce in modo umile il suo rapporto con i fratelli, si presenta davanti a Dio a mani nude perché non ha bisogno di portare oggetti o regali, porta semplicemente il proprio cuore pentito di fronte al Signore. Il pubblicano, inoltre, svolge un mestiere estremamente legato a beni materiali, poiché è un esattore delle tasse, ma in questo caso al Tempio non porta nulla con sé, perché il suo animo peccatore è già abbastanza per il Signore, che lo redime e lo ama più di prima. Questo è il giusto spirito per la preghiera, il mendicare: l’umiltà e la povertà sono l’unica condizione necessaria per essere perdonati dal Signore, e il pubblicano diventa il ritratto del perfetto fedele. Il commento di Gesù a questa parabola riguarda proprio la speranza di vita dopo la morte, poiché il fariseo, che si auto esalta, verrà umiliato, mentre il pubblicano umile verrà esaltato nel Regno dei Cieli. Dio infatti, secondo Papa Francesco, predilige l’umiltà non perché ama umiliare e vessare i suoi fedeli con prove insostenibili, ma perché già sà che sarà Lui stesso a risollevare l’umile portandolo ad una condizione di santità. L’udienza di Papa Francesco si è conclusa con un riferimento proprio alla preghiera del Magnificat, che esalta il sentimento di umiltà provato dal cuore puro della Vergine Maria.
Dopo la parte religiosa, Papa Francesco, oggi durante l’Udienza generale, ha salutato i pellegrini provenienti da tutto il mondo. In particolare, il Pontefice si è rivolto per prima cosa ai fedeli francesi di Bayonne accompagnati dal Vescovo Mons. Aillet, nonché agli altri gruppi giovanili e di preghiera provenuti da diverse diocesi di Francia. In seconda battuta, il Pontefice si è rivolto ai pellegrini anglofoni presenti in piazza San Pietro e provenienti da Inghilterra, Irlanda, Scozia, Norvegia, Svezia, Vietnam, Cina, Indonesia, Filippine, Nigeria, Canada e Stati Uniti. Anche alcuni gruppi tedeschi e neerlandesi erano presenti, tanto che Papa Francesco si è rivolto ai fedeli della diocesi di Würzburg. Sono stati poi menzionati i pellegrini di lingua spagnola e quelli di lingua portoghese, nonché quelli mediorientali di lingua araba e i fedeli polacchi, sempre presenti alle Udienze generali del Pontefice. Infine, l’ultimo saluto è andato ai pellegrini italiani, specialmente quelli delle diocesi di Mondovì e Casale Monferrato, nonché i partecipanti al Corso promosso dalla Congregazione delle Cause dei Santi. L’Udienza generale si è conclusa con un pensiero di Papa Francesco alla celebrazione del Sacratissimo Cuore di Gesù, che si celebrerà venerdì 3 giugno, e una dedica particolare a giovani, ammalati e sposi novelli.