Fa già discutere l’udienza che si è svolta oggi nell’ambito del processo a Massimo Bossetti, unico imputato per il delitto di Yara Gambirasio. Agli sgoccioli del processo ed a pochi giorni dalla sentenza, a prendere la parola per l’ultima volta è stata la difesa del muratore di Mapello, dopo la precedente arringa iniziata due settimane fa. Come riporta il quotidiano online “Repubblica.it”, la difesa di Bossetti avrebbe commentato i dati che secondo l’accusa sarebbero pedopornografici, rinvenuti nel pc dell’imputato. “La parola pedopornografia sparisca da questo processo”, avrebbe detto il suo legale, asserendo come le ricerche compiute da Massimo Bossetti sarebbero “ricerche che si possono trovare nei computer di tutti gli adulti”. “Sono ricerche comuni e non significano nulla, se guardaste nel mio computer qualcosa, spero non troppo, lo trovereste”, ha aggiunto la difesa aggiungendo poi che l’omicidio di Yara Gambirasio sarebbe stato commesso da un sadico, dunque l’autore non può essere Massimo Bossetti”.
Si parla oggi nel processo a Massimo Bossetti per una ultima volta con l’arringa finale della difesa, incominciate due settimane fa e che trova oggi la sua conclusione prima della sentenza che arriverà il prossimo 1 luglio. I legali, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, stanno tenendo in queste ore l’ultimo tentativo di smontare, pezzo dopo pezzo, le accuse formulate in questi 8 anni: la difesa ha ripercorso le varie udienze, sottolineando le testimonianza chiave, specie quelle che riferiscono come nessuno “ha visto Bossetti o Yara con lui, nessuno ha visto la ragazza salire sul furgone”, riportano i colleghi dell’Eco di Bergamo sulle parole della difesa. Camporini ha ricordato della fisioterapista che lavorava nel centro sportivo quel pomeriggio, e che fu molestata da un uomo, «in un processo normale questo ne farebbe l’indiziato numero uno, ma ci è stato detto che sono state fatte indagini, ma non possiamo accontentarci di questi». Dure, durissime invece le accuse mosse contro il colonnello comandante dei Ris, Giampiero Lago, contestando in pieno le analisi sui tessuti dei leggine e degli abiti di Yara Gambirasio: «si tratta di una indagine tutta da riscrivere. Massimo Bossetti è stato rivoltato come un calzino, mai trovata traccia di sangue di Yara ma nulla che possa collegarlo alla ragazza». Basteranno queste arringhe per poterlo scagionare?
Si riaccendono oggi i riflettori sul processo a carico di Massimo Bossetti, unico imputato per l’omicidio di Yara Gambirasio. Siamo ormai giunti alle battute finali e quella che si svolgerà nella giornata odierna presso la Corte d’Assise di Bergamo rappresenterà una delle ultime udienze prima dell’attesa sentenza di primo grado che con ogni probabilità giungerà il prossimo 1 luglio. Intanto, in aula torneranno a parlare anche oggi i due avvocati di Massimo Bossetti, dopo l’arringa iniziale di due settimane fa. La difesa formata dagli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, nell’udienza dello scorso 27 maggio aveva puntato sulla vita semplice del loro assistito, all’insegna della casa, del lavoro e della famiglia e ben distante dall’accusa di “sexual offender” che chi sarebbe stata rivolta. L’avvocato Salvagni, nello specifico, aveva definito una “tortura” la vicenda giudiziaria che da due anni vede coinvolto il muratore di Mapello, mettendo sotto accusa alcuni “colpi bassi”, dalle lettere a Gina alle immagini del furgone che secondo l’accusa apparterrebbe proprio a Massimo Bossetti. Durante la passata udienza, inoltre, l’attenzione della difesa era stata rivolta in particolare all’ora del decesso della povera Yara Gambirasio ed al ritrovamento del suo cadavere nel campo di Chignolo. Lo sguardo oggi sarà rivolto in modo particolare al Dna, solo accennato nella passata udienza e che rappresenta la “prova regina” contro il muratore, unico imputato. Non la penserebbe così la sua difesa che certamente nell’arringa finale tenterà nuovamente di smontare la tesi dell’accusa ribadendo come il Dna sia “la prova suggestiva”, “costruita in laboratorio”. A pensarla in maniera diametralmente opposta sarebbe la nota criminologa Roberta Bruzzone, che sulle pagine del settimanale “Giallo” ha commentato le ultime battute del processo a carico di Massimo Bossetti. “I dubbi sollevati con un certo affanno dai difensori di Bossetti non credo possano realisticamente aver intaccato la granitica ricostruzione accusatoria”, ha commentato la criminologa. “Le prove ci sono e il dibattimento le ha fatte emergere nel contraddittorio”, ha aggiunto. Come accaduto per la passata udienza, anche questa volta si attenderà la presenza di Marita Comi, moglie di Bossetti nel corso della penultima tappa del processo prima della sentenza.