Nella passata udienza del processo a carico di Massimo Bossetti, unico imputato per il delitto di Yara Gambirasio, a prendere la parola per l’ultima volta prima della sentenza è stata la difesa del muratore di Mapello. Tanti i punti affrontati nel corso dell’intensa arringa, tra cui quello importante che ruota attorno alla prova regina del Dna. La difesa, a tal proposito, ha parlato di “Dna contaminato” in merito al quale il loro assistito rischia ora di finire all’ergastolo. Oggi, uno degli avvocati che compongono la difesa del presunto assassino di Yara Gambirasio, Claudio Salvagni, è tornato nuovamente sull’argomento tramite la sua pagina Facebook. “La questione del controllo negativo non accettabile che dimostra incontrovertibilmente la presenza di una contaminazione è fondamentale. In qualsiasi parte del mondo questa situazione avrebbe compromesso del tutto l’indagine genetica, qui invece la si vuole usare per condannare a morte un uomo!”, ha esordito nel suo stato domandandosi infine come mai la questione non sia stata affrontata con indignazione da tutta la stampa. Clicca qui per leggere lo stato completo e i commenti.
Parallelamente all’attesa per le ultimissime battute del processo a carico di Massimo Bossetti, nell’ambito della lunga inchiesta sulla morte di Yara Gambirasio, proseguono le minacce a molti giornalisti che avrebbero portato all’intervento dell’Ordine. In base a quanto riportato da Panorama, che cita le stesse parole contenute in una nota ufficiale dell’Ordine nazionale dei giornalisti, a finire al centro delle minacce sarebbe stato anche il giornalista ed opinionista di Quarto Grado, Carmelo Abbate che sta seguendo il processo che vede Bossetti coinvolto. L’Ansa avrebbe sottolineato come le minacce sarebbero giunte precisamente lo scorso 7 giugno. Dopo mesi di insulti, dunque, tramite il web sarebbero giunte anche minacce di morte che avrebbero portato all’intervento dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, attraverso il suo presidente Gabriele Dossena che ha chiesto un incontro urgente al Prefetto per parlare dei casi di minacce a carico di Abbate e altri giornalisti della Regione lombarda. Anche l’Ordine Nazionale avrebbe espresso piena solidarietà al giornalista di Panorama così come a tutti gli altri colpiti dalle vergognose intimidazioni.
Mentre si attende la penultima udienza del processo a Massimo Bossetti, andrà in scena venerdì 17 giugno, fanno riflettere le parole e l’arringa della difesa che in questi giorni stanno rimedino le pagine dei giornali e le cronache sul caso Yara Gambirasio. Un fatto particolare sta colpendo il mondo dei colleghi giornalisti, dopo che nelle ultime settimane il livello di tensione si è alzato notevolmente, con il web tristemente protagonista. «Sono purtroppo sempre più frequenti le offese, le minacce di morte e di aggressione espresse tramite i social network e via web ad alcuni giornalisti che stanno seguendo il processo a carico di Massimo Bossetti», parla l’Ordine Nazionale dei Giornalisti con una nota, a difesa dei colleghi minacciati. «Piena solidarietà ai colleghi e sollecita l’intervento delle autorità competenti affinché ai giornalisti sia consentito di poter continuare a svolgere il loro lavoro per garantire ai cittadini il diritto ad essere correttamente informati».
A distanza di giorni, continuano a far discutere le parole degli avvocati di Massimo Bossetti, a processo per il delitto di Yara Gambirasio. Mancano ancora pochi appuntamenti prima della sentenza di primo grado attesa per il prossimo 1 luglio durante la quale il giudice potrebbe accogliere la richiesta di ergastolo (oltre a sei mesi di isolamento diurno) avanzata nelle passate settimane dal pm Letizia Ruggeri ai danni di Massimo Bossetti. Una richiesta che gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, nel corso della loro ultima arringa dello scorso venerdì in Corte d’Assise a Bergamo hanno definito “una pena di morte mascherata” oltre che illegale, come riporta CorriereQuotidiano.it. La difesa ha citato addirittura il Santo Padre in merito alla pena massima che potrebbe essere attribuita al loro assistito, Massimo Bossetti, sostenendo in merito e rivolgendosi al giudice: “Lo ha detto anche ha anche il Papa e viola tutti i principi della Costituzione: è una stortura del nostro ordinamento, pensateci mille e mille volte”. Nel corso dell’arringa finale – iniziata due settimane prima – l’avvocato Camporini si è quindi rivolto direttamente a Massimo Bossetti, presunto assassino di Yara Gambirasio, asserendo: “Se sei innocente non confessare mai, ti hanno distrutto come uomo e come padre, questo non te lo restituirà nessuno”. Non solo gli inquirenti, ma anche parte della stampa sarebbe finita sotto accusa da parte dei due avvocati che compongono la difesa dell’unico imputato a processo. Quella stampa che “ha pubblicato tutto e di più”, a partire dalle lettere scabrose che il carpentiere di Mapello avrebbe inviato alla detenuta Gina e che nella precedente udienza la difesa aveva definito un “colpo basso”. L’arringa non ha risparmiato un attacco a quella che, secondo l’accusa, rappresenta la più grave prova contro Massimo Bossetti, ovvero il Dna. I due legali hanno quindi evidenziato le clamorose anomalie riscontrate, a partire dal presunto utilizzo di un kit scaduto, fino alla presupposta contaminazione. Il prossimo appuntamento in Tribunale a Bergamo è previsto sul finale di settimana, esattamente venerdì 17 giugno, quando ci saranno le repliche delle parti che anticiperanno la data prevista del verdetto, fissata all’1 luglio.