Con il passare delle ore emergono dettagli importanti in merito al killer che ieri ha messo in atto la terribile sparatoria in un locale di Orlando, il Pulse Club, ritrovo per omosessuali in Florida. Secondo le ultime notizie sull’attentatore, Omar Mateen, lo stesso frequentava la medesima moschea dove si recava – seppur in modo occasionale – Mohammad Abusalha a pregare. Abusalha era un attentatore kamikaze, il quale si fece esplodere in Siria. Secondo la Cnn, tuttavia, non è ancora chiaro se i due si conoscessero o meno. Abusalha era un cittadino statunitense, originario proprio della Florida nonché un miliziano di un gruppo affiliato ad Al Qaeda. Omar Mateen, il killer di Orlando, sarebbe stato due volte in Arabia Saudita, rispettivamente nel 2011 e 2012, e solo nel 2013 è stato segnalato all’Fbi da colleghi di lavoro prima di essere scagionato per mancanza di prove contro di lui.
Il caso della strage di Orlando avvenuta ieri in seguito alla tragica sparatoria in un locale gay, il Pulse Club in Florida, è stato affrontato oggi nel corso della trasmissione Estate in Diretta. Definito come il “Bataclan Americano”, quanto accaduto ad Orlando ha avuto una eco enorme di portata mondiale anche in seguito all’elevato numero di vittime (50 morti e 53 feriti) alla luce delle quali è stata definita come la più tragica sparatoria di sempre con il più alto numero di morti nella storia moderna degli Stati Uniti. L’attenzione si è concentrata nello specifico sul killer, Omar Mateen, il quale è stato definito taciturno e solitario, ma anche il classico “bravo ragazzo”, l’identikit perfetto che si nasconde dietro ogni strage. Le ultime agenzie avrebbero rivelato la presenza del killer per ben due volte in Arabia Saudita, come riportato anche dalla Cnn e dalla Nbc. Mateen era già stato indagato dall’Fbi dopo la denuncia di alcuni colleghi avvenuta nel 2013 ma poi fu successivamente scagionato.
La drammatica sparatoria che ha colpito ieri il locale Pulse Club ad Orlando, noto ritrovo per gay, ha destato scalpore in tutto il mondo. Ad intervenire in merito questa mattina, direttamente ai microfoni di Radio Cusano Campus, è stata Vladimir Luxuria che ha detto la sua sulla strage di Orlando. “Credo che lui fosse un omofobo violento in quanto omosessuale represso”, ha dichiarato Vladimir che ha poi avuto modo di supportare ulteriormente la sua tesi nell’apprendere le violenze del killer Omar Mateen nei confronti della moglie. “Anche questa cosa che lui picchiava la moglie solo perché non aveva fatto il bucato, mi dà l’idea che questo odiava le donne perché fosse un gay represso”, ha aggiunto. A detta di Vladimir, il fatto che il killer avesse reagito in modo negativo alla vista di due gay che si baciavano era perché voleva “ammazzare quel gay nascosto dentro di lui”. Da qui la strage di altri omosessuali nel Pulse Club di Orlando. Sempre a detto di Luxuria, l’aggressore avrebbe trovato nella sua religione la giustificazione alla sua repressione, ribadendo poi come “omofobia e misoginia viaggiano sempre di pari passo”. Infine, Vladimir ha sottolineato come all’Isis ora faccia comodo rivendicare la strage di Orlando: “Voglio ricordare che i fondamentalisti dell’Isis ce l’hanno con i gay, li mettono sugli edifici più alti e li buttano dall’ultimo piano, poi però arruolano nei loro eserciti dei ragazzini di dodici anni che violentano. Sono dei pedofili in realtà”.
Ha parlato in una intervista ai media americani il padre di Omar Mateen, il killer della strage di Orlando che ha provocato la sparatoria nel locale gay Pulse Club, uccidendo 50 persone e ferendone 53. È sconvolto e rammaricato per quanto compiuto dal figlio, sempre più probabile la sua appartenenza all’Isis, stando ai dati di Fbi e servizi segreti americani diffusi in queste ore. “Non so perché lo abbia fatto, non ho mai capito che aveva l’odio nel cuore. Se avessi saputo le sue intenzioni, lo avrei fermato. Mio figlio era un bravo ragazzo con una moglie e un bambino, l’ho visto il giorno prima della strage, non vidi il male nei suoi occhi, Sono addolorato e l’ho detto al popolo americano”, sono le parole di Omar. L’ex moglie però rivela in un’altra intervista, “non era una persona stabile e mi picchiava e abusava ripetutamente. Non era devoto alla religione, preferiva trascorrere il suo tempo in palestra. Poi tornava a casa e iniziava a picchiarmi perché la lavatrice non era finita e altri motivi inutili”.
Un trionfo di sentimenti contrastanti a Orlando, dopo la strage e la sparatoria in un club gay, il celebre Pulse, dove hanno perso la vita 50 persone perché trucidate da Omar Mateen, americano di origine afgane. La follia o l’attentato, si discute su questo, ma anche Isis o gesto isolato, per non dire fondamentalismo anti americano o omofilia. Una confusione, un contrasto che si racchiudono in una grande tragedia, la più grande di massa dopo ovviamente l’11 settembre: in queste ore, tramite la Cnn emergono inquietanti news dal recente passato di questo attentatore, con relative maxi critiche e polemiche contro l’Fbi, rea di aver dato poca importanza ai segnali di pericolosità di questo 30enne. Omar Mateen è stato infatti interrogato tre volte, due nel 2013 e una nel 2014 per forti sospetti legati al terrorismo, ma nonostante questo settimana scorsa ha comunque tranquillamente potuto acquistare in maniera del tutto legale un fucile d’assalto e una pistola, con le quali ha compiuto la strage al Pulse gay club. Orlando è paralizzata, il mondo pure.
Ancora terrore ad Orlando, Florida, per ciò che è accaduto alle 2 di notte di sabato (ora locale). La sparatoria in un locale gay. Una delle stragi più efferate degli ultimi tempi in cui è stato preso di mira il Pulse Club, un noto locale gay della città. Il bollettino ufficiale riporta un numero forte di vittime, pari a 50 morti e 53 feriti. L’attentatore, riporta Il Sole 24 Ore, è Omar Seddique Mateen, un giovane di 30 anni di origine afghane, ma residente a Port St. Lucie, sempre in Florida. Parole dure quelle di Barack Obama che ha visto nella vicenda un modo per ricordare “come sia facile acquistare delle armi negli Stati Uniti”. Il Presidente americano ha anche invitato i cittadini a non cedere alla paura, ma a rimanere uniti ed a mantenere saldi “i valori che ci rendono americani”. Secondo quanto riporta la CNN, il giovane omicida sarebbe un volto già conosciuto all’FBI e rientra fra le cento persone che secondo le indagini simpatizzano per il califfato. La prima segnalazione infatti riguardava il 2013, poi un’altra due anni fa, ma le indagini su Mateen vennero poi chiuse più tardi quando alcuna traccia poteva far pensare ad un suo vero coinvolgimento. Per i media americani sarebbe stato Mateen a contattare il 911 durante la strage al Bar Pulse, rivendicandolo subito come un attentato dell’ISIS. Intanto, la direttrice del Site, Rita Katz, ha intercettato sul web un tweet dei jihadisti che hanno promosso a pieni voti l’azione di Mateen, dichiarando “possa Allah accogliere l’eroe che lo ha fatto e ispirare altri a fare lo stesso”. Potrebbe quindi non trattarsi di un episodio isolato, anche se secondo il padre del killer, tramite la NBC News, il movente religioso sarebbe da scartare, mentre il figlio sarebbe stato mosso dalla rabbia provata nel vedere due gay intenti a baciarsi appena due mesi fa, a Miami. Diversa la posizione dell’ex moglie di Mateen che lo ha dipinto come un uomo violento e del tutto instabile. La donna ha riferito infatti al Washington Post che “una volta venne verso di me e inizò a colpirmi solo perché la lavatrice non era ancora finita o qualcosa di simile”.