Il 14 giugno ricorre l’anniversario della morte di sant’Eliseo, scomparso nel 790 a.C. e del quale, però, non si sa la data di nascita. Sant’Eliseo era un ricco possidente di Abelmeula, che seguì le orme dell’opera del profeta Elia. Proprio quest’ultimo lo consacrò a suo successore, per via del temperamento fiero e volitivo di sant’Eliseo, che non si piegava di fronte a nessun regime. Proprio nel Libro dei Re si legge dell’investitura da parte di Elia, che va a cercare sant’Eliseo e lo trova intento ad arare il suo campo con dodici coppie di buoi. Senza dire nulla, Elia aveva gettato addosso ad sant’Eliseo il suo mantello, che allora era il gesto convenzionale per un’investitura cavalleresca o sacerdotale, ed sant’Eliseo si era sottomesso completamente al volere del maestro senza fare domande, chiedendo solo di poter andar a salutare i genitori prima di seguire il suo mentore e compagno nella fede in una predicazione itinerante. Questo episodio è in un certo senso il contraltare del gesto che la Vergine Maria farà nel Nuovo Testamento, assoggettandosi completamente alla volontà di Dio Padre senza fare domande, certa delle Sue ricompense future. Dopo aver detto addio ai genitori, sant’Eliseo immolò due dei buoi con i quali stava arando alla santità di Jahvè, e utilizzò il legno del suo aratro e delle impugnature degli strumenti agricoli per costruire il falò su cui cuocere le carni di animale. Cibò tutti i suoi lavoranti con quelle carni, simbolo della chiusura di un percorso (quello di agricoltore) e dell’inizio di uno nuovo, e poi partì con Elia. Quest’ultimo lo portò con sé in molti luoghi finché un giorno i due si trovarono a passare oltre il Giordano, e qui Elia abbandonò sant’Eliseo scomparendo in una nuvola di fuoco e fiamme. Quest’immagine, che ha molte somiglianze con il mondo Neotestamentario per l’Ascesa di Gesù al Cielo, ma anche con il mondo di tradizioni arcaiche latine per l’Apoteosi di Romolo (siamo circa in un periodo precedente di pochi decenni alla fondazione di Roma), indica la fine del percorso formativo di sant’Eliseo, che ormai è in grado di predicare autonomamente e può portare la Parola di Dio nelle terre più remote. Il Giordano, a sua volta, indica l’ultimo confine da passare con la propria vita precedente, oltre la quale c’è la vita consacrata a Dio. Prima della scomparsa di Elia, sant’Eliseo può esprimere un ultimo desiderio e l’uomo chiede uno spirito che sia grande il doppio di quello del maestro. Per questo motivo sant’Eliseo è il profeta taumaturgo, che guarì molti infermi e portò a termine una serie di miracoli e prodigi come la divisione delle acque del Giordano. Il suo sepolcro, narra la leggenda, è in Samaria, dove esisteva sicuramente ancora ai tempi di San Girolamo.
A Tesero, in provincia di Trento, si festeggia ogni anno la festa di sant’Eliseo, patrono del paesino. Dopo la messa solenne nella chiesa principale del paese, il Comune organizza una sagra patronale con banchetto in una delle piazze principali della località. A questa festa prendono parte anche alcuni gruppi storici di alpini, che spesso organizzano anche rievocazioni o bande musicali, in onore di una tradizione molto sentita sulle Alpi in generale e nella provincia di Trento in particolar modo.
Il 14 giugno ricorre anche la celebrazione di molti altri santi e beati, tra i quali Santi Anastasio, Felice e Digna, San Cipriano, Beata Costanza de Castro, Sant’ Eterio di Vienne, San Fortunato di Napoli, Beata Francisca de Paula De Jesus (nhà Chica), San Mstislav di Novgorod (che però è venerato soltanto nelle Chiese orientali), San Metodio Patriarca di Costantinopoli, Beato Pietro de Bustamante, San Proto di Aquileia, Santa Teopista, Santi Valerio e Rufino Martiri