La trasmissione Estate in Diretta, oggi è tornata a parlare di uno dei casi di femminicidio tra i più noti, quello relativo all’uccisione di Monica Ravizza, l’estetista di 29 anni, uccisa nel 2003 dal fidanzato Diego Armando Mancuso, 31 anni. La giovane donna fu presa a coltellate al culmine di una violenta lite. Ad intervenire nel corso della trasmissione di Rai 1 è stata la madre della vittima, Maria Teresa, che ha commentato l’attuale condizione dell’assassino della figlia. Diego Armando Mancuso da un anno e mezzo è a piede libero, lavora in una cooperativa presso la quale prestava servizio già durante la sua permanenza in carcere. Dopo circa cinque anni di semi libertà, dunque, il killer di Monica Ravizza è un uomo libero che percepisce uno stipendio, a dispetta della famiglia della vittima che invece fa fatica ad andare avanti, non solo a causa dell’interminabile dolore ma anche per le grandi difficoltà economiche. Mancuso ha scontato solo una piccola parte della sua pena prevista dalla Corte d’Appello e pari a 16 anni e otto mesi, grazie alla buona condotta. La madre Maria Teresa, ha raccontato di aver provato più volte a parlare con il killer della figlia senza mai riuscirci. La donna si era rivolta ai servizi sociali del carcere: “E’ stata una presa in giro, per molti anni mi hanno portato avanti poi mi hanno detto che non può avvenire perché è pericoloso. E’ giusto mandare fuori queste persone pericolose?”, si è chiesta la donna. Anche il tentativo di confronto con la madre di Mancuso si è rivelata una delusione per Maria Teresa: “Ero felice, volevo condividere quel dolore diverso dal mio ma la signora con la sua frase mi ha detto: ‘il coltello era lì ma tutti abbiamo i coltelli in casa, non penso che tutti agiscano così'”. Sul caso sono intervenuti in studio gli ospiti di Estate in Diretta. Marida Lombardo Pijola, giornalista, ha detto la sua sollo Stato che dà ai parenti delle vittime di un reato così orrendo l’impressione di non stare dalla sua parte. E’ intervenuta anche la criminologa Margherita Carlini: “La buona condotta rientra tra i criteri per la recuperabilità ma dobbiamo ricordare che il femminicidio ha delle dinamiche specifiche. Nonostante abbiamo una legge ad hoc questa cosa non l’abbiamo recepita. Questi autori non vengono recuperati con un approccio che deve essere di genere, specifico, altrimenti rimettiamo in società un soggetto che replicherà le stesse condotte con la prossima compagna”. L’avvocato Carolina Lussana ha invece aggiunto: “Qui c’è uno squilibrio evidente. Per la famiglia è un ergastolo e dall’altra parte abbiamo una condanna lieve perché 16 anni per chi ha ucciso una ragazza incinta con tale crudeltà sono effettivamente una pena ridicola”. La madre di Monica Ravizza è intervenuta ancora asserendo di non aver ricevuto alcun risarcimento dallo Stato per l’uccisione della figlia: “Noi siamo letteralmente abbandonati dallo Stato. Non abbiamo avuto assistenza morale… niente. Non c’è certezza della pena. Eliminazione del rito abbreviato e certezza della pena: solo così possiamo evitare questa mattanza”.