Chissà perché da bambini lo associavamo sempre ad una colomba oppure ad un turbine che spazza tutto e travolge ogni cosa. Forse perché da sempre soffia dove, quando e come vuole. Arricchendo la Chiesa di doni e carismi speciali. Lo Spirito Santo torna ad essere al centro del magistero di Francesco. Una lettera intitolata Iuvenescit Ecclesia (“La Chiesa ringiovanisce”, per chi non ha dimestichezza con il latino) della Congregazione per la dottrina della fede interviene sulla materia, e sugli approdi, talvolta sorprendenti e sempre indispensabili all’evangelizzazione, del vento sacro.



Il testo è stato presentato ieri, ma si scopre approvato da Papa Francesco già a metà marzo. Il dicastero competente lo ha varato, e non poteva essere altrimenti, nel giorno di Pentecoste, approfondendo in particolare l’azione dello Spirito Santo, che si sa rimane misteriosa e pervasiva. Il testo affronta inevitabilmente il nodo dei rapporti tra movimenti e congregazioni nate da quello che è stato una vera e propria esplosione dello Spirito Santo, il Concilio Vaticano II, e c’è da giurarci che farà molto rumore il richiamo ad “andare oltre le contrapposizioni tra vescovi e nuovi carismi”. 



Ma sarebbe un errore limitarlo ad un invito alla “reciproca collaborazione” tra vescovi e nuove aggregazioni ecclesiali. Innanzitutto leggendo si scopre ad esempio una distinzione che sfugge ai più: il Settiforme elargisce doni “gerarchici”, che riguardano la dimensione istituzionale della Chiesa, e “carismatici”, destinati ai movimentismi. 

Cinque capitoli, articolati poi in paragrafi, chiariscono quanto successo dal Vaticano II in poi: nella stagione post-conciliare si è assistito ad un fiorire inatteso e dirompente di tante nuove realtà, generate da diversi carismi. Una vera e proprio novità nella bimillenaria storia della Chiesa, che ha richiesto studi ed analisi approfondite, se è vero che già nel 2000 si mise mano al documento che vede la luce solo oggi. 



Sebbene l’intenzione iniziale fosse quella di tracciare alcune linee fondamentali per una riflessione corretta e adeguata sulle nuove forme di aggregazione ecclesiale, il testo non possiede una natura “correttiva”. Piuttosto offre ai pastori, a cui è indirizzato, una guida per comprendere le relazioni, bisogna ammettere non sempre facili, con i “movimenti” e le “nuove comunità ecclesiali” che hanno vivacizzato la vita della Chiesa. Lo scopo è sempre quello che sta a cuore a Papa Francesco, dare la giusta scossa per una “conversione pastorale”  e un “rinnovato slancio missionario”. 

Così si apprende leggendo la lettera che non esiste antitesi tra una Chiesa istituzione e una Chiesa carismatica. Insomma non ci sono i carismi da una parte e le realtà gerarchiche e istituzionali dall’altra, una Chiesa della Carità e una del palazzo. Anzi entrambi i doni, gerarchici e carismatici, sono “coessenziali” alla vita della Chiesa. Se così non fosse vorrebbe dire che qualcosa non funziona e che dello Spirito Santo si sono perse le tracce. 

Anche se appare evidente che chi ha ricevuto il dono di guidare la Chiesa ha anche il compito di vigilare sul buon esercizio di tutti gli altri carismi, oltre alla responsabilità di riconoscerne in maniera specifica la ricchezza originaria e fondazionale. Ciò non toglie che una Chiesa in grado di cogliere al volo l’irruzione dello Spirito nella quotidianità della vita ecclesiale è una Chiesa viva, attenta, energica. In fondo ciò che più interessa è quella “potenza d’amore” di cui parlava Divo Barsotti, mistico fiorentino, auspicando il sorgere di un movimento religioso di laici inedito nella Chiesa. Come dire il Mistero dello Spirito Santo è tale che non sappiamo cosa ancora ci riserva.

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