La storia di Filippo Pappalardi, padre di Francesco e Salvatore, i due fratellini di Gravina meglio conosciuti come Ciccio e Tore, sarà al centro della nuova puntata de “Il Labirinto – Storie di ordinaria in-giustizia”, la trasmissione in onda nella seconda serata odierna di Rete 4 e condotta da Carmelo Abbate. L’incubo di Filippo Pappalardi ebbe inizio il 5 giugno del 2006, quando i suoi due figli, rispettivamente di 13 e 11 anni fecero misteriosamente perdere le loro tracce da Gravina in Puglia. Le indagini sulla loro scomparsa confermarono le ricerche a tappeto in tutta la zona sebbene le stesse non portarono ad alcun risultato apprezzabile. Ben presto a Gravina iniziarono a circolare maldicenze e sospetti che finirono con il coinvolgere proprio il padre di Ciccio e Tore, Filippo Pappalardi. L’uomo fu arrestato il 27 novembre 2007, a distanza di quasi un anno e mezzo dalla misteriosa scomparsa dei due fratellini. Su di lui, accuse gravissime, le più infamanti, ovvero quelle di aver ucciso i suoi figli e di averne occultato i loro corpi. A nulla servirono le sue dichiarazioni di innocenza sebbene le gravi accuse furono messe in dubbio solo in seguito ad una casualità. Il 25 febbraio 2008, un bambino della stessa età di Tore cadde in un pozzo di una casa padronale abbandonata nel centro di Gravina, la così detta “casa delle cento stanze”. Il fatto rievocò nella mente dell’Italia intera un altro caso di cronaca dagli esiti drammatici, quello di Alfredino Rampi ma fortunatamente questa volta il bambino undicenne si salvò. L’evento rappresentò però anche una svolta nel caso di Ciccio e Tore in quanto i quattro uomini dei vigili del fuoco scesi nel pozzo per salvare il ragazzino ritrovarono anche i resti dei due fratellini scomparsi. Dopo il loro ritrovamento, il gip concesse a Filippo Pappalardi i domiciliari modificando le accuse in abbandono di minore seguito da morte e solo il 4 aprile tornò in libertà, dopo 102 giorni di prigionia ed immeritevoli accuse infamanti. Questo avvenne solo in seguito ai risultati dell’autopsia eseguita sui corpicini di Ciccio e Tore e che stabilì come la morte fosse sopraggiunta in seguito alle conseguenze della caduta accidentale. L’inchiesta vera e propria a carico di Filippo Pappalardi, tuttavia, fu chiusa solo a distanza di un anno e dopo che per l’Italia intera, l’uomo aveva rappresentato il “mostro”. Il caso, tuttavia, fu riaperto grazie alle richieste della madre dei due fratellini nel 2012. La donna era convinta che a causare la morte di Ciccio e Tore fossero stati cinque adolescenti durante quella che fu definita una sorta di “prova di coraggio”. Tornando ai retroscena dell’intera vicenda, il padre delle due piccole vittime, tramite il suo legale, l’avvocato Angela Aliani, aveva chiesto un risarcimento pari a 516 mila euro per le ingiuste accuse e per gli oltre 100 giorni di carcere, ma l’indennizzo che li fu riconosciuto dai giudici della Corte d’Appello fu pari a soli 65 mila euro, di cui 20 mila per gli oltre tre mesi di carcere e i restanti per i danni esistenziali. Un indennizzo – giunto solo nel 2014 – e che la stessa difesa definì oltremodo basso rispetto a quanto patito dall’uomo.



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