Durante l’ultima udienza del processo che vede come unico imputato Massimo Bossetti per la morte di Yara Gambirasio, sono stati molti i momenti concitati che hanno visto protagoniste l’accusa e la difesa. Per quanto concerne i legali del carpentiere di Mapello, come riportato da Bergamo News, l’avvocato Paolo Camporini si è rivolto direttamente alla coscienza dei magistrati che compongono la Corte d’Assise:”Quando sarete chiamati a votare sulla colpevolezze o meno dell’imputato, dovrete fare come la dea bendata: non guardare a nulla, mettere da parte le sensazioni e agire solo secondo la vostra coscienza”. Camporini nella sua arringa ha rincarato la dose:”Se avrete anche un solo dubbio non riuscirete a risolverlo perché tutti gli indizi di questa inchiesta sono incerti. Anche oggi, dopo oltre un anno, siamo qui ancora a discutere su tutto. A partire dal mezzo dna su cui si basa questo processo. Ciò significa, evidentemente, che il lavoro svolto dalla procura non può essere considerato valido”.



Si è svolta ieri l’ultima udienza del lungo processo che vede alla sbarra in qualità di unico imputato il carpentiere di Mapello, Massimo Bossetti, secondo l’accusa il solo responsabile del delitto di Yara Gambirasio. Ieri è stato il giorno delle repliche delle varie parti dopo le precedenti due udienze in cui a farla da padrona è stata la lunga arringa tenuta dalla difesa del carpentiere. In aula, ieri, a prendere la parola è tornato ad essere il pm Letizia Ruggeri, il quale ha messo nuovamente in discussione le tesi difensive dei due avvocati, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, a partire dal Dna. La “prova regina”, come più volte ribadito, era stata “distrutta” dalla difesa di  Massimo Bossetti la settimana precedente, quando si era parlato delle numerose anomalie, a partire dal kit scaduto che era stato utilizzato. A spazzare via ogni dubbio sulla validità della prova è stato il pm, lo stesso che al termine della sua precedente requisitoria aveva chiesto al giudice l’ergastolo a carico del presunto assassino di Yara Gambirasio. “E’ intero, nucleare, perfetto”, ha ribadito Letizia Ruggeri parlando ancora una volta del Dna che avrebbe incastrato  Massimo Bossetti, evidenziando poi come non sia stato dimostrato processualmente che l’imputato, la sera del delitto di Yara Gambirasio (il 26 novembre 2010) fosse a casa. La Ruggeri ha poi bollato come “interpretazioni grottesche ed assurde” le tesi sostenute invece dalla difesa del carpentiere arrestato due anni fa, come riporta il sito Urban Post. Il prossimo 1 luglio, è attesa l’ultima tappa del processo di primo grado a carico di Massimo Bossetti: in quell’occasione, prima della lettura della sentenza, sarà permesso all’imputato di rilasciare le tanto attese dichiarazioni spontanee. Al margine dell’udienza di ieri, sono intervenuti anche i due avvocati del presunto killer della tredicenne Yara Gambirasio, come riporta LaPresse. A prendere la parola è stato l’avvocato Paolo Camporini che ha commentato: “Sugli argomenti cardine di questo processo si accorgeranno delle anomalie, dei dubbi, torneranno sugli atti con le stesse anomalie e gli stessi dubbi. La procura fa il suo lavoro, non ci sarebbe processo senza dialettica”. A sua detta, Bossetti sarebbe ottimista in vista della sentenza: “E’ convinto che verrà provata la sua innocenza. Se non dovesse essere così andiamo avanti”, ha chiosato il suo legale.

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