Al termine dell’ultima udienza del processo a carico di Massimo Bossetti, presunto assassino di Yara Gambirasio e che si è svolta lo scorso venerdì preso il Tribunale di Bergamo, è intervenuto uno dei suoi legali commentando la giornata dedicata alle repliche ed alle controrepliche delle varie parti. L’avvocato Claudio Salvagni, a udienza terminata ha postato una foto sulla sua pagina Facebook commentando: “Processo finito. Mancano solo spontanee dichiarazioni Massimo, camera di consiglio e sentenza. Oggi uno di quei giorni in cui le telecamere in aula sarebbero state davvero gradite. Sintesi: ho sentito dare delle giustificazioni alle nostre eccezioni espresse in arringa che rasentono il ridicolo. Avevo chiesto risposte scientifiche e non filosofiche ho sentito una rivisitazione della supercazzola di Tognazzi. Pazzesco! Ma è proprio cosi.. Aspettiamo la sentenza”. Ancora una volta, dunque, emerge la guerra aperta tra accusa e difesa. Nella foto pubblicata da Salvagni sul social, oltre a Enzo Denti, consulente della difesa, in fondo è stata immortalata anche la moglie di Massimo Bossetti, Marita Comi, presente anche lei in aula lo scorso venerdì. Clicca qui per vedere la foto.



Massimo Bossetti, presunto assassino di Yara Gambirasio, ha superato oltre 40 udienze. Per lui si avvicina sempre di più il giorno della sentenza fissata al prossimo 1 luglio. Prima dell’ultima udienza del processo di primo grado a carico del carpentiere di Mapello, l’avvocato Paolo Camporini – che insieme a Claudio Salvagni formano la difesa dell’imputato – si è voluto rivolgere ancora una volta alla Corte nel corso della sua ultima controreplica asserendo: “Quando sarete chiamati a votare sulla colpevolezze o meno dell’imputato, dovrete fare come la dea bendata: non guardare a nulla, mettere da parte le sensazioni e agire solo secondo la vostra coscienza”. Camporini ancora una volta, rivolgendosi ai giudici, togati e popolari, nell’udienza dello scorso venerdì ha tentato di smontare gli elementi a carico del suo assistito definendoli “incerti”: “Anche oggi, dopo oltre un anno, siamo qui ancora a discutere su tutto. A partire dal mezzo dna su cui si basa questo processo. Ciò significa, evidentemente, che il lavoro svolto dalla procura non può essere considerato valido”, ha aggiunto, come riporta Bergamonews.it. Le parole della difesa di Massimo Bossetti hanno fatto seguito alla dura replica del pm Letizia Ruggeri che aveva definito il Dna ritrovato sul corpo di Yara Gambirasio la “firma” dell’imputato nonché “la prova principale che sia Bossetti l’autore del delitto di Yara”.



Il giorno della sentenza nell’ambito del processo per la morte di Yara Gambirasio e che vede unico imputato – ed a rischio ergastolo – Massimo Bossetti, si avvicina sempre di più. Lo scorso venerdì è stata data la parola alle repliche delle parti, mentre il primo luglio è attesa la lettura del verdetto da parte della Corte. Una sentenza che si svolgerà senza la presenza delle telecamere, come chiesto e ottenuto dal pm Letizia Ruggeri al termine della sua ultime requisitoria. Il pm ha parlato di “clima ancora più avvelenato di quando è iniziato il processo”, giustificando così la sua richiesta, come riporta BergamoNews.it. In aula, dunque, nel corso della lettura del verdetto saranno ammesse solo registrazioni audio. A parlare nel corso della passata udienza è stato anche uno dei legali di parte civile della famiglia di Yara Gambirasio, Enrico Pelillo il quale, in riferimento al Dna ritrovato sul corpo della vittima tredicenne ed attribuito a Massimo Bossetti ha replicato: “Vi hanno detto che dovete mettere la firma su questa sentenza. In realtà, la firma l’ha messa lui”.



Si dibatte ancora per il processo sulla morte di Yara Gambirasio chce vede come unico imputato Massimo Bossetti. Ci si avvicina ai primi di luglio a grandi passi e per quella data l’intera vicenda dovrà prendere una svolta definitiva. Si combatte ancora in aula, in perfetto contrasto fra le prove portate dall’accusa e la versione invece sostenuta dalla difesa. Prima fra tutti la prova più importante, la stessa che secondo il pm Letizia Ruggeri, come riporta un servizio di Quarto Grado, renderebbero fuori discussione il fatto che è stato proprio il Bossetti a compiere il delitto. La pm difende a spada tratta la propria linea, smantellando una per una le ipotesi della difesa. Sia per quanto riguarda il DNA, ribadendo che è integro è in possesso dei RIS, sia per quanto riguarda il coinvolgimento del Colonnello Giampietro Lago che è stato incaricato proprio dalla pm di cercare qualche elemento in più tramite una seconda analisi. “Abbiamo trovato gli occhi chiari”, riferisce, “servivano ad identificare Ignoto1. […] Può anche essere stata rimaneggiata (la prova, ndr), ma può essere stato il Bossetti stesso, che è transitato sul campo, oppure un animale che l’ha afferrata per una manica. Non c’è niente di male a prendere atto che ci sono degli elementi non noti”. La pm Ruggeri sfata anche il “mito” secondo cui Yara Gambirasio sarebbe stata uccisa altrove e portata nel campo in un secondo momento. Sarebbe infatti impensabile che la ragazzina sia stata spogliata dei suoi vestiti originali, rivestita con altri, ferita in più punti e riportare gli stessi tagli anche sui vestiti con cui è stata vista l’ultima volta. Ad incastrare Massimo Bossetti secondo l’accusa sarebbero diversi elementi, oltre al DNA anche la presenza di un furgone simile al suo, il ritrovamento sul corpo di Yara Gambirasio di fibre attribuite ad un veicolo simile al suo ed il fatto che con certezza Marita Comi, moglie dell’imputato, ha affermato che il marito fosse assente quella sera. Lo stesso Massimo Bossetti invece avrebbe affermato che il campo era impalciato. “Ci sono tutti gli elementi”, continua la pm, “per supportare la tesi che a commettere l’omicidio sia stato l’imputato”.

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