Domenica mi è arrivata su whatsapp l’istantanea di un mio grande amico in piedi sorridente su un’autostrada pedonale giallo-arancione, ai lati l’azzurro delle acque, sullo sfondo la sagoma del monte scuro e arcigno sorgente in mezzo al lago. Lui si chiama Teo. La foto l’ha mandata sua moglie, che l’ha appena scattata, con questa sola parola di commento: “Unico”. Gli altri amici del gruppo whatsapp mettono i loro like, come si usa: Che bello. Fortunati voi. Buona passeggiata sull’acqua. Poi c’è l’Achtung dell’altro mio grande amico Peo: “Geniale operazione di marketing, ma per favore non si parli di arte che è un’altra cosa. Buona domenica”.



Buona domenica un tubo. Io gli amici cerco di prenderli sul serio, e mi trovo un po’ diviso in due. Già: è arte quella roba lì? e poi, che cosa è arte e che cosa no? Gli impressionisti, quando hanno messo in mostra le loro tele dipinte en plein air, sono stati trattati da imbrattatele. Errore. Adesso vanno a mille. Vabbé, ma i canoni, dove li mettiamo? E la finalità: edificante, estetizzante, socialmente impegnata?



Boh. Ci devo riflettere. Oh mamma, mi gira la testa.

Calma. Ricapitoliamo. Il mio amico Teo è intelligente e gran lavoratore. Ha i piedi per terra. In casa lui e la moglie hanno sempre avuto uno stipendio solo, il suo, con cui hanno fatto studiare quattro-figli-quattro nelle scuole private cattoliche, e con cui per decenni si sono concessi vacanze quasi zero.

Domenica però si sono regalati il Floating Piers di Christo Vladimir Yavachev. Hanno mandato la foto di cui sopra, con la scritta “unico”. Cosa si aspetta? chiede una tv locale a Teo. “Mi aspetto una cosa unica”, è la risposta. Teo racconta che la cosa unica l’ha provata davvero: quell’ora di serena emozionante passeggiata solidale con il muoversi del lago dove in quel momento lo calpesti; il trovarsi ritto in piedi  a osservare lo specchio dell’acqua tutt’attorno a te, fino alle rive da un lato, fino all’isola grande e a quella piccola, dall’altro… Il giallo e l’arancione sfavillanti della pista sull’acqua appaiono una meraviglia di luce-colore alla casalinga moglie di Teo, che ne osserva il continuo cangiare a seconda dell variare della luce (è una giornata di tempo variabile e dispettoso) e dei movimenti della lunga striscia.



La bellezza artificiale dei tre chilometri di via lattea si incendiano ancor più di luce quando le acque si fanno scure per il rabbuiarsi del cielo annuvolato. Essa guida al bello naturale di questi posti. E’ facile vedere che tutto corrisponde esattamente a quello che l’artista ha indicato: “A tema dell’opera c’è la bellezza. La bellezza ha bisogno di situazioni uniche… E’ questo che noi cerchiamo nella vita. Noi mettiamo in atto degli sconvolgimenti gentili del contesto che ci viene dato”. 

Il contesto che ci viene dato è quello che è lì da sempre. Quello di un lago considerato minore rispetto al Lario (qui non ha mai avuto la villa George Clooney), al Verbano e al Benaco, con la sua isola lacustre più grande in Europa e, appesi ad essiccare, i pesci poveri che l’arte della cucina locale sa rendere gustosissimi. Il contesto di un mondo bresciano di cui sappiamo i cliché come l’industria del tondino,  le cave di granito, la fobia dei forestieri, l’asprezza scostante di una lingua semi-incomprensibile in cui le consonanti sono tutte ridotte al rantolo di un’aspirazione gutturale. E invece no, non è tutto qui. Questo mondo irsuto e ruspante ha aperto le porte alla bellezza inventata da Christo per riscoprire e far scoprire la bellezza del proprio mondo, come non hanno saputo o voluto fare in nessun’altra parte del mondo, a cominciare dai giapponesi che ne hanno fatto solo una questione di esclusiva dei diritti televisivi, altrimenti grazie tante ma non ci interessa.

Teo e signora sono andati all’incontro con l'”unico” in treno: fino a Brescia vai come una lippa; la Brescia-Iseo-Edolo corre un po’ meno, e a un certo punto… il convoglio s’è fermato. Troppa gente, troppo casino. I due hanno percorso un tratto supplementare a piedi, scoprendo di trovarsi a percorrere la storica Via Valeriana… Perché anche gli imprevisti, se vivi la giornata con apertura e non con un metro preconcetto che scarta le cose a priori, sono una gran ricchezza. E peccato per quelli che s’incazzano per un minuto di coda e così si perdono il meglio.

Domani a Sulzano-Montisola voglio andarci anch’io. 

PS. Davvero affluenza record domenica al Floating Piers. Una passerella così verso i seggi forse avrebbe fatto salire la percentuale dei votanti alle amministrative e migliorato democrazia in Italia. Ma calma, una roba per volta. Se la gente è attratta dalla bellezza, è lo è, prima o poi potrà essere attratta anche dalla politica. Pardon: dalla buona politica. Il viceversa non datur.