Che tema avrei fatto, mi fossi trovato nella schiera dei 500mila e passa che ieri hanno affrontato la prova di italiano agli esami di maturità? Per scegliere, e non cadere in quell’apnea mentale tipica di questi momenti, il meglio è essere netti nelle valutazioni. Magari mettendo dei voti ai titoli, e poi scegliere il meno basso. Perché di voti alti quest’anno non è proprio aria. Detto questo, il voto è ritagliato su chi scrive. Non prendetelo alla lettera.
Il tema di Maturità sulla letteratura con pensierone di Umberto Eco. Se i bookmakers avessero accettato scommesse sui temi di maturità, non avrebbero preso puntate su questo. Che Eco sbucasse in questa maturità 2016 era più scontato di un gol di Messi. La frase è quintessenza della finissima banalità del guru bolognese. La definizioni della letteratura come funzione che «tiene in esercizio la lingua come patrimonio collettivo» è un po’ da minculpop. Sinceramente mi sarei tenuto alla larga da un tema così. Avrei dovuto chiedermi e chiedere dove nel ragionamento dello studioso defunto è finita la poesia, dove la libertà di invenzione di forme nuove, il fascino del rompere le regole. Meglio lasciar perdere. Voto 4.
Il tema di Maturità sul padre. Diciamo che dai brani scelti la figura del padre non esce un granché bene. Ed essendo io padre, potrei risentirmene. Ma alla fine questo titolo, più di Kafka, più di Tozzi, più di de Chirico, conquista per la poesia di Umberto Saba. Lui ha avuto il padre peggiore della serie, assente, irresponsabile, impenitente. Eppure Saba non se la prende. I suoi versi dimostrano una magnifica incapacità a condannare. Versi di un figlio maturo, per nulla complessato, più padre di suo padre. Mi avrebbe divertito ragionare su questa anomalia. Voto 7.
Il tema di Maturità sul Pil. La frase di Bob Kennedy è la millesima volta che la leggiamo, ma dobbiamo ammettere che continua a trasmettere empatia. Bob aveva inserito davvero una bella marcia, chissà che America sarebbe stata la sua. Detto questo il tema è già troppo tracciato. Con che coraggio si può discutere una sequenza di affermazioni così condivisibili; cosa aggiungere a tanta buona predisposizione? Meglio lasciar rispettosamente perdere. Voto 5.
Il tema di Maturità sul paesaggio. Questo più che un titolo sembra un ammasso di consenso. Mettere insieme Settis e Sgarbi è un bell’esercizio di paraculismo. Due che non la pensano allo stesso modo neanche sui colori della bandiera italiana, convergono sul fatto che il paesaggio italiano è una delle dimostrazioni dell’esistenza di Dio. Concordiamo, ovviamente. Ma anche qui l’assenza di dialettica costringe ad una infilata di ovvietà. Voto 5/6.
Tema di Maturità sulla ricerca spaziale. Non voglio essere schizzinoso, ma che traccia è questa, dove non si pone un problema, non si sollecita la fantasia? Eppure la simpaticissima Samantha nella sua permanenza in orbita di sollecitazioni ce ne aveva date. Da questi spunti al massimo viene un compitino di scienze. Certamente non si va in orbita. Voto 4.
Tema di Maturità sul voto femminile. Anche qui siamo nei territori del politicamente corretto. Ma la frase di Anna Banti oltre che moglie del grande Roberto Longhi, una scintilla l’accende (e anche Alba de Céspedes non è da meno). E dice di un gusto perduto per la partecipazione; del brivido di una conquista che oggi appare ovvia ma che allora non lo fu (ed era solo 70 anni fa). C’è di che riflettere con un astensionismo al 50 per cento. C’è stato un momento in cui mettere quella croce era gesto che determinava un palpito… Torneranno quei tempi? Questo si poteva pensare di farlo. Voto 7.
Tema di Maturità sui confini. D’attualità è quanto mai d’attualità. Si poteva pensare a un taglio un po’ meno accademico. Un taglio che stesse più “addosso” all’attualità. È vero che quello potrebbe essere la scelta è il rischio di chi lo svolge, ma questo titolo sintetizza i vizi dei titoli quest’anno. Molto, troppo scolastici. È vero che siamo pur sempre a scuola. Ma ogni tanto si potrebbe anche provare a volare. Voto 6-.
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