Alternerebbe momenti di adattamento al carcere a disperazione Alberto Stasi, il giovane condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione per l’omicidio, nel 2007, dell’allora fidanzata Chiara Poggi. Il delitto di Garlasco è stato uno dei casi di cronaca nera che ha fatto molto discutere l’opinione pubblica nel nostro paese. E’ delle ultime ore la notizia che la famiglia Poggi potrebbe chiedere all’Unione europea un’indennizzo allo Stato Italiano se Alberto Stasi non pagasse il risarcimento stabilito di un milione e 100mila euro. Alberto Stasi sta scontando la sua pena a Milano nel carcere di Bollate. La sua vita da detenuto, come si legge su Il Giorno, “alterna momenti in cui ricorre alle sua capacità di adattamento ad altri che lo vedono affranto, prostrato”. Il prossimo 6 luglio Stasi compirà 33 anni ma forse non riceverà una torta di compleanno visto che, riporta sempre il quotidiano, “per regolamento non può ricevere più di quattro pacchi al mese, per un peso mai superiore a venti chili, ma dall’esterno gli arrivano o vengono recapitato ai suoi avvocati libri in quantità industriale e dei generi più vari con cui ha foderato la cella, riviste (gli hanno regalato cinque abbonamenti), magliette (una per lui e le altre per i compagni di cella), cioccolato”.



Continua a far discutere l’omicidio di Chiara Poggi avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007. In carcere per scontare una pena a 16 anni di reclusione Alberto Stasi, all’epoca fidanzato della ragazza. Il giovane è detenuto dallo scorso 12 dicembre e la sua vita dietro le sbarre nel carcere di Bollate, in provincia di Milano, si starebbe svolgendo tra corsi e volontariato. Come riporta infatti Il Giorno Alberto Stasi “segue un corso di scrittura creativa tenuto da una docente della Bicocca, ne ha terminato un altro di cucina. Fa volontariato allo sportello sociale che segue le pratiche dei detenuti. In settembre dovrebbe iniziare un’attività di lavoro, forse in uno dei call center gestiti dalle cooperative del carcere”. Intanto nei giorni scorsi sono state rese note le motivazioni della Cassazione sulla sentenza di condanna. I giudici scrivono, come riferisce La Repubblica, che “ciascun indizio risulta integrarsi perfettamente con gli altri come tessere di un mosaico che hanno contribuito a creare un quadro d’insieme convergente verso la colpevolezza di Alberto Stasi oltre ogni ragionevole dubbio”.



Ancora novità sul caso di Chiara Poggi e su Alberto Stasi, condannato a 16 anni per omicidio. La famiglia della vittima, come riporta Cronaca e Dossier, si avvarrà delle direttive della UE per chiedere un’indennizzo allo Stato Italiano. Tutto questo sempre nel caso in cui Stasi non paghi i 100 mila euro stabiliti dalla Corte d’Appello come risarcimento per l’omicidio di Chiara Poggi. Un’eventualità che si presenta come qualcosa di più di un’ipotesi, dato che Stasi è attualmente nullatenente ed ha rinunciato all’eredità del padre Nicola subito dopo la sua morte, avvenuta a pochi mesi di distanza dalla prima condanna. Il legale della famiglia Poggi, l’avvocato Gianluigi Tizzoni, sta solo attendendo il momento in cui verrà nominato un tutore per l’assassino di Chiara, in modo da intentare la causa civile con cui chiederà di fare alcuni accertamenti sulla rinuncia ai beni di Nicola Stasi. “Se verrà accertato”, riferisce Tizzoni, “che Alberto Stasi ha legittimamente rinunciato all’eredità, quindi non potrà risarcire nemmeno in minima parte i Poggi, chiederemo allo Stato di riparare il danno subito”. Il difensore ha inoltre sottolineato che non è nelle intenzioni della famiglia Poggi mirare ai soldi, quanto una questione di principio. Se il responsabile della morte di Chiara non è infatti in grado di risarcire la famiglia, sarà lo Stato a dover provvedere al suo posto, come stabilito dall’Unione Europea. La famiglia della vittima non è la sola però a pensare alla Corte Europea, dato che anche Alberto Stasi sembrerebbe aver pensato di presentare richiesta per il riesame proprio alla UE. 

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