Tre anni dopo l’inizio dell’indagine della Guardia di Finanzia, uno dei grandi dubbi dell’Italia rimane che fine abbiano fatto tutte quelle figure ritenute responsabili del crack dell’Idi, l’istituto dermopatico dell’Immacolata con sede a Roma. Sono state numerose le fatturazioni ritenute false, le dichiarazoni contraffatte e i prelievi che si sommano nella cattiva gestione dell’ente amministratore, ovvero i frati della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione. Si parla di diversi milioni di euro che sarebbero stati prelevati dalle entrate dell’ospedale, una delle più importanti realtà per quanto riguarda la cura delle malattie della pelle. L’inchiesta, di cui si parlerà nella puntata di oggi di Report, portò alla luce quasi 40 indagati, fra cui padre Franco Decaminada, arrestato nel 2015 con l’accusa di appropriazione indebita e bancarotta fraudelolenta. Per l’ex manager è stato richiesto il rinvio a giudizio ed il “prelievo” di cui si parla in questo caso si aggira attorno ai 14 milioni di euro. Decaminada venne poi destinato ai domiciliari, così come due dei suoi più grandi collaboratori: Domenico Temperini, ex amministratore delegato, e Antonio Nicolella, un ex agente segreto. Il primo è stato indagato per alcuni conti correnti e fondi speculativi del valore di 6 milioni di euro, mentre il secondo rientrava nella società in Congo che prevedeva lo sfruttamento di diritti petroliferi. Come riporta Il Corriere della Sera, inizialmente l’ipotesi dei pm era di associazione a delinquere, caduta in seguito all’inizio delle indagini. Nel mirino anche l’ex vicecommissario Giuseppe Profiti, indagato dal tribunale del Vaticano per aver usato 400mila euro dell’istituto per alcune opere di ristrutturazione dell’attico del Cardinal Bertone. Rientra nel numero degli indagati anche padre Aleandro Paritanti che non negò in nessun modo di aver sottratto 520mila euro in contanti nel periodo in cui è stato ex Presidente, non giustificando nemmeno il motivo del “prelievo”. Rinviato a giudizio anche Giuseppe Incarnato, ex direttore generale che alla fine del 2015 spostò i suoi interessi verso l’editoria, acquisendo la direzione de Il Giornale dell’Umbria. Sommati tutti i reati e gli attacchi ai conti dell’ospedale, la Finanza ha stimato una perdita di 800 milioni di euro, un ammanco che avrebbe potuto portare l’Idi al crack definitivo. In soccorso dell’istituto è arrivato un altra struttura ospedaliera del Vaticano, il Bambin Gesù, ma la domanda è lecita: in che modo e con quali soldi?