Dopo il clamore suscitato dal presunto o reale inchino, avvenuto a Corleone qualche giorno fa durante una processione della Confraternita di San Giovanni Evangelista, davanti alla casa della moglie di Totò Riina, Ninetta Bagarella, proviamo a mettere innanzitutto un po’ d’ordine in quanto avvenuto e poi a trarne qualche conclusione con l’arcivescovo di Monreale, Mons. Michele Pennisi, che più volte in passato è intervenuto su fatti simili e sulla vita e l’attività delle confraternite.



Mons. Pennisi, è possibile adesso giungere ad una ricostruzione dei fatti che sia veritiera?

Riaffermo innanzitutto quanto ho già dichiarato. Io sono stato avvisato intorno alle 22 di quanto era accaduto alcune ore prima e fin da subito mi è stato riferito che non c’era stato alcun inchino, ma una semplice sosta del simulacro di san Giovanni Evangelista nella via dove abitava la moglie di Totò Riina.



Poi ha chiesto delucidazioni anche al parroco?

Sì. Mi ha fornito l’indomani una relazione ben dettagliata, dalla quale si evinceva che la processione aveva sq il tragitto tradizionale che, peraltro, come vuole la legge, era stato comunicato a suo tempo a Polizia e Carabinieri. Anche il parroco affermava che c’era stata una breve sosta non concordata precedentemente, ma che non si era trattato certamente di un inchino, anche perché la statua era posta su un carrello con le ruote che nei fatti non consente alcun tipo di movimento, men che mai uno come quello necessario per un inchino.



E i componenti della confraternita cosa le hanno detto?

Anche loro hanno ribadito che non c’è stato alcun inchino, ma una sosta di pochi secondi fatta improvvisamente per non andare a finire sulle persone che affollavano la via, che di fatto è molto stretta. Ma hanno fatto di più.

E cioè?

Hanno presentato tutti congiuntamente le dimissioni, al fine di agevolare ogni tipo di chiarimento e non intralciare il normale percorso formativo che la confraternita porta avanti da anni secondo i suoi principi statutari.

Poi si è scoperto che la signora Bagarella, contrariamente a quanto affermato, non era al balcone al passaggio della processione perché da tempo lontana da Corleone. Dunque, tanto rumore per nulla?

Certo il rumore c’è stato e adesso possiamo definirlo eccessivo. Sul resto bisognerà attendere.

Perché?

Per quanto mi consta non c’è un video, neppure amatoriale, che attesti quanto accaduto. Rimane il fatto si è creato un clamore che ha scatenato, come in altre circostanze, una bagarre incontrollata che certo non ha giovato né alla città di Corleone né alla chiesa di Monreale.

A cosa si riferisce esattamente?

Con troppa facilità ormai il binomio Corleone/mafia viene utilizzato a proposito e a sproposito, con il risultato di fare di ogni erba un fascio. Non possiamo consentire che ogni volta che si parla di questa cittadina tutto debba essere incanalato negli stereotipi della mafia. A Corleone ci sono le energie umane per un riscatto di tutti, purché si diano a tutti le opportunità per giocare la partita alla pari, cioè senza l’handicap dell’essere subito bollati per mafiosi.

 

E sulla Chiesa?

Con le dovute differenze vale lo stesso principio, per esempio nel giudizio sulle confraternite.

 

Lei però ha subito promesso maggiore vigilanza e se necessario interventi più precisi?

Ribadisco che sono pronto a prendere provvedimenti se emergessero inconfutabili responsabilità.

 

Ci può fare un esempio?

Per esempio ho fatto un decreto, già due anni fa, in cui dicevo che una persona che fa parte di associazioni mafiose non può far parte di confraternite e questo perché c’è una incompatibilità fra il seguire Cristo e il Vangelo e il seguire associazioni o famiglie mafiose.

 

E questo è sufficiente?

Posso dire che questo è quanto già si fa a Monreale, dove ormai da due anni durante la processione col Crocifisso non c’è alcun problema e questo perché è stato concordato con le forze dell’ordine non solo il percorso, ma sono state anche stabilite in anticipo le soste, così da non dar adito ad alcun equivoco.

 

Ma torniamo alle confraternite. Sembra che in simili circostanze sfuggano di mano o che si sottraggano ad un reale controllo da parte della Curia. O no?

Le confraternite hanno svolto e svolgono un prezioso e originale lavoro di educazione e trasmissione alla fede anche nella nostra diocesi, dove si sono intestate anche numerose attività di carattere sociale e caritativo. Quindi evitiamo generalizzazioni. Colgo l’occasione per dire che avevamo già programmato per il prossimo 2 luglio un convegno su “Confraternite e legalità”. Noi vigiliamo, ma vogliamo, da una parte, che non ci sia alcuna strumentalizzazione, dall’altra però dobbiamo evitare che nelle confraternite si insinuino persone che possono dare il sospetto di omaggiare qualche personaggio mafioso.