La verità su quanto accaduto alla povera Roberta Ragusa, la donna misteriosamente scomparsa nel gennaio di quattro anni fa da Gello di San Giuliano Terme, in provincia di Pisa, potrebbe essere trovata in famiglia. Ne sarebbe convinto l’avvocato Nicodemo Gentile, legale dell’associazione Penelope, parte civile nel processo sull’omicidio della donna scomparsa e che sarebbe intervenuto sulle pagine del settimanale “Giallo”. In vista del processo che potrebbe vedere imputato il marito di Roberta Ragusa, Antonio Logli, proprio la testimonianza dei due figli, oggi di 14 e 19 anni, potrebbe essere determinante. Come sottolinea il settimanale diretto da Andrea Biavardi, i due figli di Roberta Ragusa in questi anni hanno vissuto in una condizione psicologica non semplice anche in seguito alla scelta di Antonio Logli di accogliere in casa, sin dalla scomparsa della moglie, la sua amante ed ex babysitter, Sara Calzolaio. La presenza della donna in casa avrebbe portato ad alcuni squilibri soprattutto nei confronti della figlia minore molto legata alla madre Roberta Ragusa. A dimostrazione di ciò ci sarebbe una importante testimonianza riportata ai Carabinieri dalla cognata della donna scomparsa, moglie del fratello di Antonio Logli. La donna avrebbe assistito ad un evento significante, asserendo in merito: “Abitando al piano di sotto ho ascoltato lunghe discussioni tra Sara e la bambina. Sara gridava a voce altissima nei confronti della piccola, dicendo parole quali: ‘La tua mamma non c’è più, non la cercare!'”. Molti parenti di Roberta Ragusa consigliarono ad Antonio Logli di far seguire i figli da uno psicologo, ma l’uomo si sarebbe sempre rifiutato, questo almeno fino a quando nel 2013 i magistrati inviarono una lettera al Tribunale dei Minori scrivendo: “Dalla valutazione psicologica della figlia minore, sono emersi elementi di preoccupazione e che rendono la bambina un soggetto a rischio per lo sviluppo di eventuali disturbi, con la conseguente necessità di organizzare un supporto psicologico. Il figlio maggiore, al contrario, ha rifiutato qualsiasi incontro con la consulente”. Il pm incaricò la psicologa forense Donatella Raspaolo al fine di svolgere una consulenza tecnica sulla figlia minore di Roberta Ragusa. La ragazzina, in disparte, le raccontò delle continue liti tra i suoi genitori e della minaccia della madre rivolta al padre: “Se è così lasciamoci”. L’ultima lite tra i due, a detta della ragazzina, era avvenuta una settimana prima della scomparsa della madre. In una precedente relazione la psicologa aveva sottolineato “l’acuta sofferenza” nella quale versava la giovane, un disagio emerso anche dai suoi temi scolastici.