Sarebbero quattro le testimoni che avrebbero raccontato una versione del tutto opposta a quella riferita dalla vedova di Emmanuel, il nigeriano ucciso a Fermo e del cui omicidio è in arresto l’ultrà 39enne Amedeo Mancini. Due delle testimoni sarebbero state ritenute chiave, come scrive Il Messaggero. Entrambe avrebbero raccontato di aver assistito alla lite tra il nigeriano e Mancini, raccontando il dettaglio ritenuto saliente e relativo al palo segnaletico che proprio Emmanuel avrebbe lanciato nei confronti dell’ultrà e non viceversa, come sostenuto invece dalla vedova, Chinyery. Le altre due testimoni sono state considerate secondarie ma non meno importanti. Si tratta di un’operatrice dello Sprar e un’insegnante di italiano, giunte poco dopo le prime due. Una avrebbe aggiunto di aver visto la moglie di Emmanuel “colpire Amedeo sulla nuca, usando una scarpa che recava in mano”, mentre l’altra avrebbe aggiunto di aver visto la donna di colore “colpire Amedeo sulla nuca, usando una scarpa che recava in mano”. A loro si aggiunge la testimonianza dei due agenti che andrebbe anch’essa a smentire la versione della vedova.
Emergono novità importanti in merito alla morte di Emmanuel Chidi Namdi, il nigeriano ucciso al culmine di una lite avuta con l’ultrà Amedeo Mancini, attualmente in carcere. Secondo quanto contenuto nei verbali dei due agenti che giunsero sul posto, in via XX Settembre a Fermo lo scorso 5 luglio, Emmanuel era ancora vivo. Lo stesso giorno del tragico episodio Il Resto del Carlino aveva raccolto le parole di una donna che aveva assistito alla lite tra Emmanuel, il profugo nigeriano, e Amedeo Mancini, l’uomo che lo ha ucciso con un pugno. Le sue parole smentivano la ricostruzione dei fatti che stava circolando, ma nessuno ne aveva voluto tenere conto e cioè che il nigeriano avesse picchiato con forza il suo assassino prima che questi reagisse. Adesso, secondo quanto ha riportato oggi il quotidiano Il Messaggero, si sa che esistono quattro testimonianze oculari di altrettante persone che erano presenti sulla scena e due di vigili urbani giunti sul posto quando Emmanuel era ancora vivo. Si sarebbe accasciato pochi secondi dopo, per la violenza del pugno dato dal Mancini. Quello che tutte le testimonianze dicono smentiscono in gran parte il racconto della vedova Chinyery e che cioè fu Mancini a cominciare a picchiare il marito con un cartello stradale raccolto lì vicino. Fu invece Emmanuel a usarlo per picchiare l’italiano. Inoltre viene anche detto che la vedova stessa partecipò picchiando il Mancini “usando una scarpa che recava in mano”. Sono dichiarazioni che la procura ha preso come credibili tanto che adesso la Chinyery potrebbe essere denunciata per calunnia. Se quello del Mancini dunque fosse eccesso di legittima difesa, resta il fatto che a provocare il tutto è stato lui. La donna, infatti, aveva riportato un’altra versione. Presente anche lei al momento della colluttazione tra il marito, intervenuto per difenderla dopo gli insulti razzisti di Mancini, la donna ha raccontato che a scatenare la reazione violenta sarebbe stato proprio l’ultrà 39enne. Ora, alla luce delle nuove testimonianze, la nigeriana potrebbe essere incriminata per calunnia. I testimoni, compresi i quattro vigili urbani, avrebbero contribuito a rendere chiaro il quadro di quanto accaduto quel maledetto pomeriggio di quasi due settimane fa. La sola a sostenere una versione del tutto opposta, al momento sarebbe proprio la vedova Chinyery.