La notizia del giorno in merito al nigeriano chiedente asilo nel nostro Paese, ucciso a Fermo nei giorni scorsi in seguito ad una rissa con Amedeo Mancini, ora in carcere, è il cambio parziale di versione della vedova. La donna, infatti, come riporta Huffingtonpost.it, avrebbe cambiato in parte il racconto di quanto avvenuto lo scorso 5 luglio. Se dopo la morte del marito Emmanuel aveva infatti dichiarato che fu Mancini ad aver sradicato un palo per colpire Chidi Namdi, ora, sentita per la seconda volta dai magistrati, avrebbe aggiustato il tiro sostenendo quanto già reso noto dai sei testimoni oculari, ovvero che l’inizio della rissa fu ad opera del marito. La causa è da rintracciare nelle offese razziste rivolte a Chimiary da Amedeo Mancini. Ora la donna rischia una denuncia per calunnia, ma sostanzialmente non cambia nulla: l’ultrà resta in carcere con l’accusa di omicidio preterintenzionale con l’aggravante razzista.



Già da alcune ore sembrerebbe essere emerso un quadro del tutto differente rispetto a quello iniziale, in riferimento al nigeriano ucciso a Fermo, Emmanuel Chidi Nnamdi, in seguito ad una colluttazione con l’ultrà Amedeo Mancini. Dopo le sei testimonianze le quali andrebbero in parte a scagionare l’ultrà attualmente in carcere, la moglie Chinyery rischia l’incriminazione per calunnia. Oggi, tuttavia, la donna avrebbe fatto un passo indietro, come rivela Il Giornale citando il quotidiano Libero. La vedova del nigeriano ucciso per averla difesa dagli insulti razzisti avrebbe infatti dichiarato: “Ho problemi con la lingua italiana e quando ho dato le due precedenti versioni ero sotto choc”. Basterà questo per modificare la sua attuale posizione? Contro il suo iniziale racconto, oltre ai testimoni oculari ci sarebbero anche gli esami clinici svolti su Amedeo Mancini.



L’omicidio di Emmanuel Chidi Namdi potrebbe davvero rivelare una svolta clamorosa: l’ultrà Amedeo Mancini è in carcere ma le parole di alcuni testimoni smentirebbero la sequenza di fatti data dalla vedova Chinyery. Da due giorni ci si interroga su come veramente possano essere andati i fatti che portano due elementi fissi al momento: la morte per trauma cranico dopo caduta su marciapiede del nigeriano ucciso a Fermo e le accuse razziste dell’ultrà contro la coppia di extracomunitari. Ora gli esami clinici mettono ancora più in crisi la versione della donna: il medico legale ha stabilito che dagli esami su Mancini in carcere si evidenza come sul costato dell’ultrà è presente un grave ematoma probabilmente causato dal cartello stradale che i testimoni confermano essere stato lanciato da Emmanuel, mentre la vedova dice l’esatto opposto. Dove sta il vero? Caso difficile, purtroppo la tragedia rimaste e rischia di diventare “doppia”.



Potrebbe giungere una svolta inaspettata nel giallo sulla morte del nigeriano ucciso a Fermo, Emmanuel Chidi Namdi e per il cui omicidio è in carcere l’ultrà 39enne Amedeo Mancini. Dopo la tragica lite tra il nigeriano richiedente asilo e il cittadino di Fermo, scaturita in seguito alle offese razziste di Mancini rivolte alla moglie di Emmanuel, le parole di una testimone presente sulla scena avevano destato differenti reazioni. La testimone, aveva smentito la prima versione di Chinyery, moglie del nigeriano ucciso, sostenendo che fu proprio lui a colpire con un palo della segnaletica l’italiano e non viceversa. Parole che se da una parte avevano provocato indignazione, dall’altra avevano invece scaturito un iniziale silenzio. Alla donna, tuttavia, si sono poi aggiunte altre tre testimonianze ritenute tutte credibili dalla Procura e che ora potrebbero addirittura scagionare Amedeo Mancini dalle accuse di omicidio preterintenzionale. Come riporta Leggo.it, quel pomeriggio dello scorso 5 luglio, all’arrivo dei due agenti dei vigili urbani Emmanuel era ancora vivo. Pochi attimi dopo cadde a terra, forse in seguito al pugno scagliato da Mancini precedentemente, nel bel mezzo della colluttazione. Quanto raccontato dai due agenti sarebbe stato messo a verbale ed ora sarebbe nelle pani della Procura. Le loro testimonianze sembrerebbero collimare alla perfezione con il racconto delle quattro donne, due delle quali ritenute supertestimoni in quanto avrebbero riportato ogni piccolo dettaglio di quanto avvenne in via XX Settembre, compreso quello relativo al palo della segnaletica che a loro detta sarebbe stato scagliato addosso a Mancini dal nigeriano. Ad aver finora raccontato una storia del tutto differente sarebbe invece la vedova Chinyery che ha chiesto con forza giustizia per l’uccisione di Emmanuel. Ora però, come riporta anche Il Fatto Quotidiano, la sua versione se ritenuta non veritiera potrebbe addirittura costarle l’incriminazione per calunnia. Agli inquirenti la vedova aveva spiegato: “Emmanuel si liberava dalla stretta, si allontanava e nel frattempo l’uomo bianco afferrava un segnale stradale… e con tale arnese colpiva mio marito all’altezza della testa lato posteriore al contempo gli dava calci alle gambe. Quindi Emmanuel è caduto all’indietro”. Il suo racconto sarebbe del tutto opposto a quello riportato dai sei testimoni oculari e che andrebbero a confermare invece quanto sostenuto da Mancini ai pm: “Sono stato aggredito”. Il caso presenta ancora molti lati oscuri che si spera possano essere presto chiariti grazie alle indagini in corso.