Agnese Landini, moglie del premier Matteo Renzi, ha raccontato la sua esperienza di zia “speciale”, perché Maria, figlia della sorella del premier, Matilde Renzi, è affetta dalla sindrome di Down. La first lady italiana ha parlato a Vanity Fair in vista dei “Trisome Games”, cioè della prima Olimpiade per atleti con sindrome di Down, apertasi oggi, venerdì 15 luglio, a Firenze e di cui la moglie e la sorella del premier sono madrine. Maria è stata adottata da Matilde Renzi e il marito Andrea dopo aver avuto due bambine in modo naturale. «Si sono presi un po’ di tempo per riflettere, hanno ascoltato in profondità, e hanno aperto le braccia alla vita. E così, con un solo gesto, hanno consegnato alle loro figlie l’insegnamento di tutta una vita: l’unica cosa che conta è amare».



Un insegnamento per tutta la famiglia: «Da quando c’è Maria, ho imparato tante cose. Innanzitutto che le parole non sono tutte uguali, e contano», scrive Agnese Landini nel suo intervento. Poi ha evidenziato l’importanza delle parole e di come abbia imparato a dire «una persona che ha anche la sindrome di Down» e non più «una Down». Scrive ancora Agnese Landini: «Maria ha 4 anni (o 5 meno uno, come dice lei, chissà perché!). Maria gioca con la sabbia, nuota con i suoi braccioli arancioni, si tuffa, e quando riemerge a galla ride di gusto, anche se ha bevuto dal naso e dalla bocca… Poi allunga le braccia e dice: “Vieni anche te, zia?”. Tu la guardi e pensi che è meravigliosa. Un perenne inno alla gioia». Per la moglie del premier Matteo Renzi non bisogna avere paura della disabilità. E lo spiega senza retorica: «Ho imparato a sorridere alle persone che incontro per strada, o a scuola, o al cinema, specialmente se hanno una disabilità. Prima, quando notavo un bimbo speciale, avevo una sorta di timore: sentivo il desiderio di avvicinarmi, ma temevo che il mio gesto fosse frainteso».



Agnese Renzi, madre di tre figli, ha raccontato anche un episodio per far conoscere i timori che provoca la malattia: «Un amico, papà di Matteo, un bimbo di 13 anni simpaticissimo, con autismo, mi ha raccontato recentemente un episodio, solo l’ultimo di una lunga e spiacevole serie. Entrano in ascensore, lui e Matteo. Ci sono una mamma e il suo bimbo, “sano”. Lei vede Matteo e istintivamente tira a sé il figlio. E lui, da buon livornese: “Signora, l’autismo non è mica il raffreddore, non si attacca!”. […] Conoscere è il primo passo per rompere il muro della diffidenza; conoscere significa abbattere il pregiudizio; conoscere serve a scoprire che la disabilità è solo una delle tante caratteristiche della persona che hai davanti», conclude la moglie del premier Matteo Renzi.

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