Tra poco più di quattro mesi, Antonio Logli, marito di Roberta Ragusa e accusato di omicidio e distruzione di cadavere tornerà nuovamente in aula in vista della decisione del gip che decreterà se sarà o meno rinviato a giudizio. Intanto, continuano ad emergere alcune interessanti novità su quanto avvenne nei giorni seguenti alla tragica scomparsa di Roberta, avvenuta ormai quattro anni e mezzo fa. Inizialmente configurata come allontanamento volontario, la famiglia Ragusa non ha mai voluto credere a questa tesi, così come la Procura. Il settimanale Giallo, nel suo ultimo numero ha riportato l’importante testimonianza resa ai Carabinieri da Margherita Latona, donna delle pulizie di casa Logli, esattamente due giorni dopo la scomparsa di Roberta Ragusa, il 16 gennaio 2012. La donna riferì che proprio mentre era in servizio in casa dei Logli vide Antonio prendere qualcosa che non fu in grado di definire e la ringraziò per la sua presenza, asserendo che l’avrebbe pagata presto. La donna replicò asserendo di attendere il ritorno di Roberta Ragusa, ma l’uomo in merito “con un’esclamazione dava l’impressione di essere pessimista su tale possibilità”. Eppure, erano trascorsi appena due giorni. Come mai Antonio Logli appariva così sicuro del non ritorno della moglie?

A distanza di quattro anni e mezzo dalla misteriosa scomparsa di Roberta Ragusa, sarebbero emersi nuovi scenari investigativi resi noti negli ultimi mesi dal lavoro del giornalista Fabrizio Peronaci. Oggi, appare sempre più sensato parlare di omicidio e non più di allontanamento volontario poiché, come lo stesso giornalista ha ribadito in uno dei suoi ultimi post pubblicati sul gruppo Facebook chiuso “Giornalismo investigativo”, la donna mai avrebbe potuto abbandonare i suoi due figli. Le novità sarebbero emerse anche grazie al coraggio dimostrato da Luigi Murò, confidente dell’Arma e di recente destinatario di due messaggi contenenti inquietanti minacce di morte, nei quali veniva invitato ad abbandonare il caso. Peronaci, in merito, ha voluto analizzare il contenuto dei due biglietti con un’attenzione alla scrittura: “Le poche parole sono in stampatello e la calligrafia appare incerta. L’autore delle intimidazioni, forse persona diversa da colui che ha materialmente infilato le buste sotto il tergicristalli, potrebbe aver voluto sviare eventuali esami grafologici, sia fingendo un tremolio delle mani, sia scrivendo almeno una seconda volta sopra la frase iniziale, con una penna diversa”, ha riportato il giornalista. Lo stesso, senza volersi sostituire agli esperti, ha voluto procedere con un’analisi possibile del presunto autore dei messaggi minatori a carico di Murò: “La scelta dello stampatello potrebbe indicare la volontà di non essere scoperti, l’intento di mascherare la propria personalità; la forte pressione sul foglio nello scrivere rivelerebbe la sussistenza di uno stato d’animo agitato, in relazione a vicende personali traumatiche e/o emotivamente surriscaldate; l’angolosità delle lettere, infine, potrebbe segnalare una propensione a dominare il prossimo, con forme di coercizione fisica o mentale”. Le indagini, intanto, sarebbero in una fase delicata in vista del processo a carico di Antonio Logli del prossimo 18 novembre.

Novità riguardo al caso di Roberta Ragusa scomparsa oltre 4 anni fa da Gello di San Giuliano Terme in provincia di Pisa. La donna è svanita nel nulla la notte fra il 13 e il 14 gennaio 2012. Il prossimo 18 novembre il gip deciderà sul rinvio a giudizio del marito di Roberta Ragusa, Antonio Logli, accusato dell’omicidio della moglie e della distruzione di cadavere. Secondo quanto riportato da la Nazione il figlio della coppia, Daniele, potrebbe essere ascoltato dai magistrati. Il ragazzo è maggiorenne, mentre la sorella è ancora minorenne. L’avvocato Nicodemo Gentile legale dell’associazione Penelope, si legge sul quotidiano, ha affermato: “Chiederemo soprattutto di valutare bene le dichiarazioni dei familiari di Logli e di confrontarle con quelle rese anche da Daniele, perché la verità è da cercare in famiglia”. E la richiesta di ascoltare il figlio di Roberta Ragusa sarebbe “condivisa anche dai giudici della prima sezione della Corte di Cassazione nelle motivazione della sentenza che annullava il proscioglimento di Logli disposto dal gup Giuseppe Laghezza”.

Il giallo sulla scomparsa di Roberta Ragusa, la mamma di Gello di San Giuliano Terme in provincia di Pisa, continua a regalare novità clamorose. In attesa del prossimo 18 novembre, quando il gip deciderà sul rinvio a giudizio di Antonio Logli, marito di Roberta Ragusa e accusato del suo omicidio e della successiva distruzione di cadavere, il giornalista Fabrizio Peronaci continua a fornirci importanti informazioni che rendono il caso ricco di interessanti spunti di riflessione. Dopo averci fornito le ultime novità, a partire dalla pista del boschetto venuta alla luce grazie alle confidenze della vigilessa Silvia Sbrana raccolte da Luigi Murò, lo stesso sarebbe ora vittima di alcune deliranti minacce. E’ quanto reso noto dallo stesso giornalista attraverso il gruppo chiuso su Facebook dal titolo “Giornalismo Investigativo by Fabrizio Peronaci”. Stando a quanto riportato nelle passate ore, Murò, 60 anni e noto per l’importante apporto fornito all’Arma dei Carabinieri in qualità di collaboratore informale, in due occasione sarebbe stato il destinatario di altrettanti messaggi dai toni minatori. L’uomo, ricordiamolo, ha dato un importante impulso alle indagini sulla scomparsa di Roberta Ragusa: con il suo coraggio aveva informato gli inquirenti circa le confidenze raccolte dalla vigilessa che riferì di aver visto movimenti sospetti nel boschetto poco lontano dalla stazione di San Giuliano Terme e dall’abitazione di Antonio Logli. La stessa testimone, si era detta certa che in quel luogo fosse stata sepolta – almeno per un certo periodo – Roberta Ragusa, misteriosamente scomparsa nel gennaio del 2012. Esattamente nelle notti del 2 e 9 luglio scorso, Luigi Murò sarebbe stato vittima di “inquietanti intimidazioni”, come riferisce Peronaci. “Il misterioso autore di velati consigli ed esplicite minacce di morte agisce sempre con le stesse modalità. Si procura una busta bianca e ci scrive sopra i suoi messaggi. “Lascia perdere”, “Ti stai scavando la fossa”. Poi, con il favore del buio, li infila sotto il tergicristalli dell’auto della persona presa di mira”, avrebbe riportato ancora il giornalista. Fabrizio Peronaci avrebbe infine sottolineato quanto scritto nel secondo messaggio: la parola “fossa” sarebbe stata tracciata con una linea, per rimarcare il concetto. Chi sarà l’autore dei due messaggi inquietanti?