Continua la strategia difensiva di Padre Graziano, accusato di aver ucciso Guerrina Piscaglia ed averne occultato il cadavere. Come durante la prima udienza dei giorni scorsi, riporta La Nazione, anche in questa seconda tranche il religioso avrebbe sottolineato più volte che la donna non fosse mentalmente stabile. Giustifica così Padre Graziano la convinzione di Guerrina che avessero una relazione e delle sue continue richieste o messaggi. Rimane però un dubbio nella mente dell’accusa che riguarda proprio lo scambio di sms. Se Guerrina Piscaglia si era inventata tutto, perché il religioso e la donna si sono scambiati oltre 4.000 messaggi in pochi mesi? E’ questo uno dei punti focali che farebbero pensare ad una colpevolezza di Padre Gratien, compresi i movimenti del suo cellulare e di quello di Guerrina. 



Potrebbe complicarsi la posizione di Padre Graziano, il religioso di origine congolese accusato di aver ucciso Guerrina Piscaglia e di aver poi distrutto il suo cadavere. Padre Graziano si trova ai domiciliari e nei giorni scorsi è stato nuovamente interrogato ad Arezzo, in Corte d’Assise, sulla scomparsa della casalinga 50enne di Ca’ Raffaello. In uno degli ultimi interrogatori, come riferisce il Corriere di Arezzo, Padre Graziano avrebbe reso delle dichiarazioni contro i magistrati e gli inquirenti. E la procura starebbe appunto valutando queste dichiarazioni. Padre Graziano “ha adombrato sospetti e lanciato accuse in varie direzioni: verbali degli interrogatori a suo dire distorti e frasi tradotte male, pressioni, pasticche di calmanti fatte assunte in carcere dopo l’arresto disposto dal gip, attività dei carabinieri condizionata dall’esterno. L’ufficio del procuratore Roberto Rossi valuterà se sussistono estremi penali (calunnia) o se si tratta di un semplice sfogo”.



, ai domiciliari per l’omicidio di Guerrina Piscaglia, nella giornata di ieri è nuovamente tornato ad Arezzo, in Corte d’Assise, in occasione della nuova udienza. Dopo il precedente interrogatorio da parte del pm Marco Dioni, il frate di origine congolese ha concesso il bis, rispondendo questa volta alle domande delle parti civili e della difesa la quale ha tentato ancora una volta di dimostrare la totale estraneità del prelato rispetto alla scomparsa della casalinga 50enne di Ca’ Raffaello. Come rivela La Nazione, questa volta Padre Graziano ha sfoggiato una evidente sicurezza in se stesso, complici forse i maggiori giorni a sua disposizione prima della nuova udienza, nel corso dei quali ha potuto studiare attentamente le carte del processo dalla sua stanzetta presso il convento dei premostratensi a Roma nel quale sta scontando gli arresti domiciliari. “Guerrina mi chiese perfino di andare a Novafeltria, vivere con lei e continuare a fare il parroco”, avrebbe riferito nel corso di un agguerrito testa a testa con gli avvocati di parte civile. Le sue affermazioni avrebbero evidenziato un certo squilibrio in Guerrina Piscaglia, ancor prima della sua misteriosa scomparsa, avvenuta l’1 maggio di due anni fa. A detta del religioso congolese, sarebbe stato vittima di una sorta di “complotto” messo in atto sin da primo momento dalla catechista e dalla sua famiglia. L’attenzione si è poi spostata sui suoi presunti rapporti intimi con altre donne, comprese quelle protagoniste del processo. Ad ogni domanda su questo aspetto, Padre Graziano ha sempre negato un suo coinvolgimento. Come ha commentato, quindi, la presenza di tracce di sperma ritrovate sul divano? “Ho delle perdite seminali, non altro”. L’interrogatorio è proseguito toccando gli aspetti salienti del percorso personale di Padre Graziano, dai suoi studi al sacerdozio, ma la questione realmente spinosa è continuata ad essere rappresentata dall’emblematica (quanto fantomatica) figura di Zio Francesco, il misterioso uomo, presumibilmente africano, di circa 40 anni e con uno scorpione tatuato sul corpo il quale avrebbe accompagnato Guerrina Piscaglia nella sua ipotetica fuga.

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