Il delitto della professoressa Gloria Rosboch, uccisa il 13 gennaio scorso, vede attualmente in carcere tre persone: Gabriele Defilippi, l’ex amante e complice Roberto Obert e la madre del primo, Caterina Abbattista. Quest’ultima di recente ha ottenuto il “no” da parte del giudice del Riesame di Torino in merito alla sua istanza di scarcerazione. A nulla sarebbe servita la perizia tecnica avanzata dalla sua difesa e relativa alla cella telefonica alla quale avrebbe agganciato il suo cellulare, né le parole del figlio Gabriele che in occasione dell’ultimo interrogatorio l’aveva ancora una volta scagionata. Parlando della madre 45enne, infatti, aveva asserito, come riporta Giallo: “Mia madre è come Gloria: una vittima”. Secondo gli inquirenti però, la donna avrebbe avuto un ruolo centrale nel delitto di Gloria Rosboch in quanto avrebbe spinto il figlio ad uccidere la sua ex professoressa per poi fornirgli un supporto logistico il giorno dell’omicidio.



Ad aver portato il giudice del Riesame a decidere sul destino di Caterina Abbattista, in carcere per il delitto di Gloria Rosboch, sarebbero diversi elementi. Tra questi anche la testimonianza di una collega dell’ospedale di Ivrea, presso il quale la Abbattista, madre di Gabriele Defilippi, svolgeva il ruolo di operatrice socio-sanitaria. La donna, sentita inizialmente dagli inquirenti, aveva dichiarato: “Sono quasi sicura che non si sia mossa”. Successivamente però cambiò versione passando ad un più blando “Non ricordo bene”, come riportato da La Sentinella del Canavese. Alla luce dei fatti gli inquirenti si domandano sul perché di questo repentino cambio di versione. Il sospetto è che Caterina Abbattista abbia potuto avere un ruolo importante sia nelle fasi precedenti che successive al delitto di Gloria Rosboch. A confermare questa tesi anche le dichiarazioni dell’ex di Gabriele Defilippi che agli stessi inquirenti dichiarò: “Mi aveva detto che erano Caterina e Roberto che volevano far sparire Gloria”.



Le ultime notizie sul giallo di Gloria Rosboch hanno visto protagonista una delle persone in carcere per il delitto della professoressa di Castellamonte. Caterina Abbattista, madre di Gabriele Defilippi ed amica del suo ex amante Roberto Obert (entrambi arrestati con l’accusa di omicidio premeditato), sperava di poter finalmente tornare in libertà. Una scarcerazione o almeno la continuazione della pena ai domiciliari. Eppure, anche la seconda istanza di scarcerazione presentata dai suoi legali è stata respinta. Lo ha deciso qualche giorno fa il giudice Elisabetta Chinaglia del Tribunale del Riesame di Torino, come riporta La Sentinella del Canavese, il quale si è espresso negativamente sulla richiesta presentata dagli avvocati Erica Gilardino e Matteo Grognardi. Sfuma così il sogno di Caterina Abbattista di poter tornare dal figlio minore e riprendere la sua vita da dove si sarebbe interrotta in seguito al suo arresto. Secondo la Procura, il giorno in cui Gloria Rosboch fu uccisa, lo scorso 13 gennaio, la Abbattista si sarebbe allontanata dal reparto di pediatria dell’ospedale di Ivrea dove svolgeva il ruolo di operatrice sanitaria. I Carabinieri del Ros avrebbero accertato ciò analizzando il suo cellulare il quale proprio dopo il delitto della professoressa agganciava una cella distante venti chilometri da Ivrea. La donna, dunque, avrebbe svolto un ruolo importante nel fornire un aiuto al figlio Gabriele Defilippi ed al suo complice Roberto Obert dopo il delitto di Gloria Rosboch. Anche la perizia della difesa della donna condotta sul cellulare e che avrebbe dimostrato come nel giorno dell’omicidio la rete voce del dispositivo di Caterina sarebbe rimasta agganciata alla cella di Ivrea (ad agganciare la cella di Montalenghe, come sostenuto dagli inquirenti, sarebbe solo la rete dati), non sarebbe bastata a convincere il giudice del Riesame a decidere in favore della sua scarcerazione. Subito dopo l’arrivo della notizia, i due avvocati difensori della Abbattista hanno così commentato il sonoro “no” del Riesame di Torino: “Eravamo consapevoli che l’Appello cautelare con un collegio giudicante che si era già espresso sulla sussistenza del quadro indiziario non lasciasse troppo margine. Confidavamo comunque in una giusta valorizzazione delle nuove rilevanze probatorie e che si prendesse atto del mutamento del quadro delle esigenze cautelari”. La difesa della donna, in ogni caso, non ha intenzione di arrendersi, tanto da aver già annunciato la mossa successiva: la Cassazione.

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