Il caso di Roberta Ragusa, nelle ultime settimane è stato caratterizzato da alcune rivelazioni clamorose, proposte dal settimanale Giallo. Dalla testimonianza della prostituta che dichiarò ai Carabinieri di aver avuto tra i suoi clienti anche Antonio Logli, alla quale dichiarò i suoi timori economici in vista di una eventuale separazione dalla moglie, all’ultima, relativa alla donna delle pulizie ed amica di Roberta. Quest’ultima avrebbe rivelato alcuni eventi importanti avvenuti in casa Logli appena due giorni dopo la misteriosa scomparsa della mamma di Gello di San Giuliano Terme. Una conversazione fitta, quasi bisbigliata con il padre da parte di Antonio, poi un’azione sospetta che avrebbe portato l’uomo a raschiare sul pavimento del giardino con qualcosa di metallico, prima di far sparire nel suo magazzino un sacchetto mezzo pieno, presumibilmente contenente panni bagnati. Antonio Logli stava forse ripulendo eventuali tracce di sangue della moglie scomparsa? Queste testimonianze saranno certamente centrali nel corso dell’eventuale processo a carico dell’uomo, il quale conoscerà il suo destino il prossimo 18 novembre.
La soluzione del giallo relativo alla misteriosa scomparsa di Roberta Ragusa, la mamma di Gello di San Giuliano Terme, potrebbe risiedere nella sua stessa famiglia. E’ questo il sentore dell’avvocato Nicodemo Gentile, legale dell’associazione Penelope, parte civile nel processo sull’omicidio di Roberta Ragusa. Già nelle scorse settimane, tramite le pagine del settimanale Giallo aveva lanciato un importante appello ai figli, a sua detta “le ultime persone che l’hanno vista”. “Anche se ritenete che vostro padre non sia l’assassino, aiutate gli inquirenti a ritrovare il corpo della vostra mamma”, aveva dichiarato l’avvocato. A tal fine, il figlio maggiorenne di Roberta Ragusa e Antonio Logli sarà sentito dagli inquirenti prossimamente, in vista del possibile rinvio a giudizio del padre, la cui udienza preliminare è stata fissata nella data del prossimo 18 novembre. A renderlo noto è Urban Post, che ha sottolineato come proprio pochi giorni prima di conoscere il destino di Logli rispetto alla decisione del nuovo Gup, il figlio maggiore sarà interrogato dal sostituto procuratore Aldo Mantovani, titolare delle indagini sulla misteriosa quanto inquietante scomparsa di Roberta Ragusa, avvenuta oltre quattro anni e mezzo fa.
Ancora aggiornamenti sul caso di Roberta Ragusa, sempre grazie al giornalista Fabrizio Peronaci del Corriere della Sera. Nella serata di ieri, tramite il gruppo chiuso Facebook “Giornalismo investigativo – by Fabrizio Peronaci”, il professionista ha rivelato una testimonianza finora mai portata alla luce che potrebbe dare una svolta decisiva alle indagini. Si tratta delle parole di Claudia De Gregorio, volontaria della Protezione Civile ed autrice di un esposto inviato all’attenzione della Procura nel luglio del 2013, con cui si pone l’accento sul ruolo del cani molecolari all’interno delle ricerche del corpo di Roberta Ragusa. La donna, “alla quale vanno riconosciuti coraggio e senso civico per il suo contributo alla verità sulla povera Roberta“, ha già riferito in passato di essere stata messa a conoscenza di un incendio sospetto nel boschetto che si trova nelle vicinanze della Stazione di San Giuliano e di aver ricevuto per questo delle intimidazioni “da un alto esponente della Protezione Civile locale“. In quell’occasione questa persona si era alterata per le domande della De Gregorio sulla motivazione dell’interruzione delle ricerche e le aveva riferito che “i Logli erano cattivi ed avrei potuto fare la stessa fine della Ragusa“. Parole importanti e di carattere forte, a cui si aggiunge un’ulteriore frase che la donna ha richiamato alla memoria in questi ultimi giorni, sempre riguardo alle ricerche che stavano effettuando in quei giorni. “Almeno il tuo cane ti avrebbe sicuramente ritrovata“. Questa la frase che le avrebbe detto quando la donna ha cercato di minimizzare sulle minacce appena ricevute, cercando di mantenere un tono scherzoso ed ipotizzando che a sua volta sarebbe potuta sparire, come Roberta Ragusa. Delle parole che potrebbero racchiudere un significato ben preciso se viste nell’ottica dell’intervento dei cani molecolari nel caso, usati nei primi giorni ed in un secondo momento vicino alla casa di Antonio Logli. E’ a quel punto che gli inquirenti si accorgono che l’ipotesi che Roberta Ragusa si sia allontanata volontariamente era sbagliata. “Voleva insinuare che le unità cinofile nel caso di Roberta non era state utilizzate fino in fondo?“, si chiede Fabrizio Peronaci, “o forse che i cani erano stati depistati? Oppure condotti in luoghi “inutili”, scartando quelli ove c’erano maggiori possibilità di trovare tracce?“. Interrogativi interessanti ed allo stesso tempo inquietanti che portano a domande ben note a tutti coloro che sono alla ricerca della verità in questa triste vicenda. Che fine ha fatto Roberta Ragusa? E’ possibile che dietro la sua morte si nasconda molto di più di un “semplice” delitto avvenuto per una lite con il marito? Clicca qui per leggere il post integrale di Fabrizio Peronaci sul caso di Roberta Ragusa.