A partire dalle ore 10:00 di oggi, presso la Corte d’Assise di Roma è in corso la seconda udienza del processo sulla morte di Marco Vannini. Presente in aula Antonio Ciontoli, l’ex militare della Marina che avrebbe confessato di aver esploso il colpo di arma da fuoco colpendo a morte il fidanzato della figlia Martina. Il sito Terzobinario.it, che sta seguendo in diretta quanto accade in aula, ha descritto l’atteggiamento del capofamiglia Ciontoli, rivelando come nel corso delle testimonianze dei primi teste dell’accusa, l’uomo stesse prendendo appunti stringendo in mano un rosario. Un’immagine che non è affatto piaciuta ad Alessandro Carlini, cugino di Marco Vannini, il quale sul gruppo Facebook “Giustizia e Verità per Marco Vannini” e del fatto parte oltre 35 mila membri ha commentato: “Quella stessa mano che ha tolto la vita a Marco oggi stringe un rosario… Questa scena mi fa venire in mente i mafiosi o i camorristi che uccidono persone senza alcuna pietà ma che poi si ritengono cristiani e sono i primi ad avere statue della madonna in casa o a pretendere l’inchino durante le processioni di paese”.
E’ iniziata da pochi minuti la seconda udienza del processo per l’omicidio di Marco Vannini, a carico dell’intera famiglia Ciontoli e di Viola Giorgini. Le prime indiscrezioni che giungono dall’aula del Tribunale, in Corte d’Assise a Roma, tramite il sito TerzoBinario.it, rivelano la presenza in aula di Antonio Ciontoli. L’uomo, padre della fidanzata della vittima, Martina, sarebbe colui che avrebbe fatto esplodere il colpo d’arma da fuoco che ferì mortalmente il povero Marco la sera del 17 maggio 2015 mentre si trovava nella loro villetta di Ladispoli. Oltre ad Antonio Ciontoli, immancabili in aula i genitori di Marco Vannini, mamma Marina e papà Valerio, insieme al cugino Alessandro Carlini. La giornata è stata attesa con enorme ansia dai numerosi membri del gruppo Facebook “Giustizia e Verità per Marco Vannini” che proprio in queste ore stanno manifestando la loro immensa vicinanza alla famiglia della giovane vittima.
E’ attesa per questa mattina la seconda udienza del processo per l’omicidio di Marco Vannini, il giovane di Cerveteri ucciso con un colpo di pistola a casa della fidanzata Martina Ciontoli più di un anno fa. Come annuncia il sito Terzobinario.it, la seconda udienza che si svolgerà presso la Corte d’Assise di Roma segnerà l’entrata nel vivo del processo, dopo la precedente udienza tecnica nel corso della quale sono state accolte le liste dei testimoni. Oggi sarà il turno dei primi teste dell’accusa chiesti dal pm D’Amore e che permetteranno di ripercorrere, passo dopo passo, quanto realmente avvenne la tragica notte tra il 17 ed il 18 maggio dello scorso anno. La Corte avrà a disposizione tutte le perizie effettuate nel corso delle indagini ed oggi si accinge ad accogliere le testimonianze delle prime persone che ebbero un contatto con la scena del delitto e con tutti gli imputati. I testimoni che saranno sentiti questa mattina saranno tre carabinieri ed un addetto del 118 la cui testimonianza potrebbe risultare fondamentale in questo inizio di processo nel quale la famiglia e tutta Italia auspicano nella giustizia e verità per il povero Marco Vannini.
Quella odierna si preannuncia una giornata importante per la famiglia di Marco Vannini, il giovane bagnino ventenne di Cerveteri, ucciso la sera del 17 maggio 2015 con un colpo di arma da fuoco esploso dal padre della fidanzata, Martina Ciontoli. A processo per il delitto del giovane, è però tutta la famiglia Ciontoli accusata di concorso in omicidio: Martina, il fratello Federico, il padre Antonio e la madre Maria Pezzillo, tutti presenti nell’abitazione di Ladispoli la sera dell’omicidio. A processo anche la fidanzata di Federico, Viola Giorgini, chiamata a rispondere della sola accusa di omissione di soccorso. Questa mattina, presso la Corte d’Assise a Roma si svolgerà la seconda udienza nel corso della quale a prendere la parola, come anticipato da Civoline.it, saranno i primi testimoni dell’accusa ed in particolare il Maggiore Ceccarelli, l’appuntato Andrea Fusari e il carabiniere Francesco Merola così come Cristian Cutini Calisti, autista del 118, il quale per primo giunse presso l’abitazione dei Ciontoli dopo l’allarme lanciato con evidente ritardo, come contestato dall’accusa. Fusari e Merola, entrambi in servizio presso la Stazione dei Carabinieri di Ladispoli, furono i primi a recarsi al PIT nella notte del 18 maggio 2015, dopo aver ricevuto dal 118 la segnalazione della presenza di una persona ferita da un colpo di arma da fuoco. Al loro arrivo presso la struttura, i due agenti confermarono la presenza di Antonio Ciontoli, ex militare della Marina e che “sommariamente riferiva che mentre stava pulendo l’arma d’ordinanza calibro 9 corto, partiva accidentalmente da questa un colpo che raggiungeva al braccio destro il ragazzo di sua figlia”. Successivamente lo stesso Ciontoli asserì che il colpo era partito “per scherzo”. Enorme importanza sarà la testimonianza del soccorritore del 118, il quale riferirà quanto avvenuto in due differenti momenti nel corso della tragica sera in cui Marco Vannini perse la vita. Il primo farà riferimento all’arrivo in casa Ciontoli, quando fu allertato in seguito ad una ferita a scapito di un ragazzo causata dalla punta di un pettine e che gli avrebbe provocato una crisi di panico. Il secondo farà riferimento a quanto avvenuto al PIT. Giunti sul posto, Martina Ciontoli, fidanzata di Marco Vannini, asserì che “non sapeva riferire perché non era presente al momento in cui il ragazzo si era sentito male”. Di enorme importanza è quanto emerso dai soccorritori, pronti a giurare che al loro arrivo in casa erano presenti tutti i membri dei Ciontoli nonché Viola Giorgini. Una volta giunti al PIT, dove già erano presenti i genitori di Marco, Antonio Ciontoli, mostrando il tesserino e dicendo di essere un militare, chiese di poter parlare con un medico di guardia. Il soccorritore informò il dottor Matera senza tuttavia assistere al loro colloquio. Solo in seguito alla loro conversazione si apprenderà la vera natura della ferita di Marco Vannini. Su Antonio Ciontoli, Cutini riferì che “piangeva e quasi gridando si disperava dicendo che avrebbe perso il posto di lavoro”. Con la seconda udienza, il processo sulla morte di Marco Vannini ripercorrerà le prime drammatiche fasi dopo il delitto, fino alla morte del 20enne in seguito al colpo di pistola esploso da Antonio Ciontoli ma non immediatamente dichiarato.