Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, e come loro tanti altri da Rocco Chinnici al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, sono testimoni di un’epoca che ha lottato e sono morti per mano della mafia di Cosa Nostra, ma hanno lasciato un segno, un lascito importante che negli anni resta come morena fissa di un’azione valorosa. Oggi in tanti ricordano questi “campioni” dell’anti-mafia e non vengono lesinate critiche e bordate ai protagonisti attuali della lotta alla mafia. Sentite il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, intervenuto poco fa dal palco di Palermo per la commemorazione della strage di Via D’Amelio: «Oggi non servono più i rappresentanti dell’antimafia ma servono tanti esponenti della cultura e della prassi antimafiosa, esponenti che possono essere il nostro vicino di casa, oppure il collega d’ufficio. Chi combatteva la mafia era un professionista, un protagonista. Certamente lo era il cardinale Pappalardo, isolato nel mondo della Chiesa; certamente lo erano Falcone e Borsellino e i poliziotti impegnati nella caccia ai latitanti e ai capitali mafiosi; certamente lo era Libero Grassi, isolato nel mondo imprenditoriale». Secondo Orlando però la situazione attuale è molto diversa: «Oggi non servono più i rappresentanti dell’antimafia ma servono tanti esponenti della cultura e della prassi antimafiosa, esponenti che possono essere il nostro vicino di casa, oppure il collega d’ufficio. Nel tempo in cui la mafia si identificava con lo Stato, chi combatteva la mafia era un professionista, un protagonista. Certamente lo era il cardinale Pappalardo, isolato nel mondo della Chiesa; certamente lo erano Falcone e Borsellino e i poliziotti impegnati nella caccia ai latitanti e ai capitali mafiosi; certamente lo era Libero Grassi, isolato nel mondo imprenditoriale» (fonte Il Giornale di Sicilia).
Mentre Palermo sta continuando la commemorazione della strage di via d’Amelio, con la morte di Paolo Borsellino e della sua scorta, arrivano numerosi omaggi da tutta Italia per una delle stragi che purtroppo hanno segnato la giovane storia dello stato e della società italiana, impegnata nella lotta contro la mafia di Cosa Nostra. Tra le tante, importante è il ricordo pubblicato dalla Commissione Parlamentare Antimafia della Camera che tramite le parole del senatore Giuseppe Lumia hanno reso omaggio e memoria per Paolo Borsellino e gli agenti della scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vince Li Muli, Walter Cosina, Claudio Traina uccisi da Cosa Nostra il 19 luglio 1992. «Bisogna rimarginare la ferita ancora aperta della strage di via D’Amelio e delle altre stragi di mafia facendo giustizia. Lo Stato non deve avere paura, anche se questo significa svelare fatti terribili e drammatici». Inoltre aggiunge sempre Lumia nel comunicato, «Decine di processi – aggiunge – non sono stati ancora in grado di fare piena luce sul sistema di collusioni e sulle diverse trattative che in mezzo alle stragi hanno fatto capolino. Molte cose le conosciamo. Conosciamo gli errori fatti in alcuni accertamenti giudiziari, conosciamo soprattutto i buchi neri su cui bisogna ancora lavorare per svelare le diverse verità: quella giudiziaria, quella storica, quella delle collusioni con la politica, quella relativa alle responsabilità istituzionali».
Fece l’ultimo discorso pubblico un mese prima di morire Paolo Borsellino, il giudice ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992 nella strage di via d’Amelio a Palermo in cui morirono anche cinque agenti della scorta. E in quella apparizione Borsellino ricordò il collega e amico Giovanni Falcone ucciso anche lui dalla mafia a Capaci il 23 maggio di quello stesso 1992. Oggi ricorrono i 24 anni dalla morte di Paolo Borsellino e a Palermo sono in corso manifestazioni per commemorare il giudice e per non dimenticare il suo lavoro. Borsellino in quell’occasione iniziò così il suo discorso: “Sono venuto soprattutto per ascoltare perché ritengo che mai come in questo momento sia necessario che io ricordi a me stesso e ricordi a voi che sono un magistrato. E poiché sono un magistrato devo essere anche cosciente che il mio primo dovere non è quello di utilizzare le mie opinioni e le mie conoscenze partecipando a convegni e dibattiti ma quello di utilizzare le mie opinioni e le mie conoscenze nel mio lavoro. In questo momento inoltre, oltre che magistrato, io sono testimone” (clicca qui per vedere il video)
Anm e Csm, Antimafia e Governo: per Paolo Borsellino e Giovanni Falcone il mondo politico dal 1992 ricorda ogni anno il gesto eroico di due dei tanti testimoni della lotta contro la Mafia di Cosa Nostra, tra commemorazioni, discorsi e interventi memori di quegli anni terribili delle stragi con lo stato purtroppo spesso inerme. A volte la banalità delle affermazioni e la formalità delle commemorazioni sono anche eccessivi, ma resta un buon esercizio quello di non provare a dimenticare un periodo che resta decisivo per la storia della nostra giovane repubblica. A Palazzo di Giustizia oggi il procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti, ha svolto un lungo intervento in cui ha toccato vari passaggi dei discorsi passati di Paolo Borsellino, morto 24 anni fa nella strage di via d’Amelio. «Paolo Borsellino ha sempre associato nel suo lavoro quotidiano una grandissima professionalità a un’alta umanità. Attenzione ai dettagli delle indagini e passione civile senza davvero precedenti», ricorda Roberti. Ma non solo, secondo il procuratore nazionale uno dei più punti più spiacevoli della vita e carriera di Borsellino è che il giudice-eroe viveva un «profondo scoramento all’epoca nel vedere che quel lavoro così importante che era stato fatto dal pool antimafia si stava sfaldando, rischiava di essere vanificato dalla nuova dirigenza dell’ufficio istruzione di Palermo».
Tra le tante chiavi di lettura per ricordare il giudica Paolo Borsellino che con Giovanni Falcone e tanti altri uomini siciliani impegnati nella lotta alla mafia, è inutile non considerare come l’Antimafia oggi, nel 2016, purtroppo non vive un bel periodo come del resto proprio quel clima 24 anni fa ne era immediata e purtroppo drammatica conseguenza. Intervista oggi da il Fatto Quotidiano ha parlato l’attuale presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi che non ha lesinato parole molto dure sul rischio attuale che vive quella parte dello stato e della società che dovrebbero opporsi con tutte le forze a Cosa Nostra e alle novità delle cosche criminali, cambiante e molto dopo il periodo delle stragi, di cui Capaci e via d’Amelio (l’anniversario esatto oggi di 24 anni fa) erano stati gli ultimi terribili episodi. «Oggi non è più lotta a Cosa nostra ma ricerca di prestigio e denaro“. La mafia di oggi? “Non spara più ma si insinua con la corruzione. Borsellino oggi soffrirebbe di queste distorsioni dell’Antimafia, movimento nato durante il sangue di quegli anni di cui Falcone e Borsellino sono i testimoni», sono le parole amare di Rosy Bindi. I vari casi di cronaca degli ultimi due anni, con gli esempi di corruzione e storture interne ai palazzi siciliani che non possono non essere considerati. Mattarella ha detto che “abbiamo gli anticorpi per sconfiggere questo male” ma prendere coscienza che ci sono questi problemi è il primo e indissolubile punto per poter avanza nella lotta contro la criminalità organizzata.
Parla anche la sorella Rita oggi per ricordare Paolo Borsellino nel 24esimo anniversario della strage di via d’Amelio a Palermo: il 19 luglio 1992 morirono il giudice e cinque agenti della scorta. Oggi nel luogo della strage è prevista, come ogni anno, una fiaccolata per non dimenticare Paolo Borsellino. Rita Borsellino sottolinea, in un’intervista all’agenzia di stampa Redattore Sociale, che “la verità va ancora cercata”: “Dobbiamo, infatti prendere atto che ci sono stati tre processi sulla strage di via D’Amelio e che oggi si ricomincia tutto daccapo. Vorrei sapere perché e da chi sono stati costruiti i processi a tavolino, a chi è servito? Chi ha operato questi depistaggi e perché? Continuiamo a soffrire questo stato di cose accontentandoci in qualche modo di una verità finta. La verità purtroppo è una sola e deve continuare ad essere cercata e credo che anche ai giovani vada trasmesso il bisogno di cercare una sola verità come esigenza fortissima di giustizia che non deve cedere e recedere davanti a niente. La verità sicuramente esiste ma forse ancora non esiste la volontà di trovarla davvero”. (clicca qui per leggere tutta l’intervista)
Nel giorno del 24esimo anniversario della morte di Paolo Borsellino, il giudice ucciso dalla mafia con cinque agenti dela sua scorta in via d’Amelio a Palermo, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda il giudice e il suo lavoro. Mattarella, come riporta Agenparl, scrive: “Desidero rinnovare il mio commosso omaggio a Paolo Borsellino e agli agenti caduti, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. La memoria del loro sacrificio è incancellabile nella coscienza degli italiani e costituisce parte intangibile della riscossa dei cittadini onesti contro la sopraffazione, contro il giogo liberticida delle organizzazioni criminali e contro le loro reti di complicità. (…) L’assassinio di Borsellino, delle donne e degli uomini della scorta, costituisce una ferita grave inferta nel corpo della democrazia italiana. L’azione e l’esempio di queste personalità costituiscono un’eredità ricca e positiva, a cui hanno potuto attingere tanti altri servitori dello Stato, e, insieme a loro, numerosi cittadini e tanti giovani. Dobbiamo essere consapevoli di questo patrimonio e impiegarlo perché la vittoria sulla criminalità sia piena. Onorare Borsellino significa continuare la sua battaglia. Lo Stato e la società hanno gli anticorpi per colpire e sconfiggere tutte le mafie. Il diritto e l’ordinamento democratico costituiscono garanzie, oltre che irrinunciabili presidi di civiltà. Sta alla responsabilità di tutti procedere con coerenza e determinazione. Lo spirito di unità tra le forze migliori della comunità è indispensabile in questo impegno prioritario. Con questo spirito, desidero esprimere la mia vicinanza ai familiari e la mia partecipazione al dolore che si rinnova. Tutta l’Italia che ama la libertà e la giustizia è con loro”.
La città di Palermo si riunirà oggi in piazza Vittorio Veneto per onorare la memoria del giudice Paolo Borsellino e della sua scorta. La Fiaccolata è ormai diventata una tradizione ed è già arrivata alla sua 20esima edizione, grazie al sostegno di Comunità ’92 e Forum XIX Luglio. Il tema scelto per questa giornata, una delle manifestazioni più longeve in Sicilia in termini di antimafia, avrà come unico tema “Esempi non parole”, con cui si è voluto sottolineare la differenza che separa uomini del calibro di Paolo Borsellino con i protagonisti odierni dell’antimafia, dagli imprenditori ai magistrati. Un esempio quello di Paolo Borsellino difficile da dimenticare, ma anche da eguagliare e forte di una lotta al fianco della giustizia a discapito della propria vita. Non mancheranno all’appello, riporta Repubblica, anche la Commissione parlamentare Antimafia guidata da Rosy Bindi che attraverserà Palermo e Trapani per approfondire anche gli ultimi fatti che riguardano Cosa Nostra. Tante le iniziative previste anche per questa giornata e che hanno preso il via già da ieri. Dopo le audizioni delle maggiori figure delle forze dell’ordine, dalle 10:00 di oggi prenderà vita il convegno “Nel ricordo di Paolo Borsellino”, voluto dall’Associazione nazionale magistrati e dalla commissione. Alle 13:00 invece la Commissione si sposterà in via D’Amelio per apporre una corona in onore di Paolo Borsellino, Vincenzo Li Muli, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi e Claudio Traina. Nel pomeriggio invece la Commissione sarà presente a Trapani con le nuove audizioni che si terranno fino a domani, giornata in cui si svolgerà anche la conferenza stampa indetta da Rosy Bindi e con cui si terminerà la manifestazione. Oltre alla Fiaccolata, dalle 9 alle 12:30 i bambini dei quartieri di Monreale e Palermo potranno parteecipare a “Coloriamo via D’Amelio: il 19 luglio per i cittadini di domani” in cui potranno ascoltare letture dedicate ed intraprendere giochi organizzati con la collaborazione di Regenazioni Onlus (cooperativa sociale) e le associazioni Santa Chiara, San Giovanni Apostolo, Il Quartiere di Monreale e Laboratorio Zen Insieme. Dalle 22 la strada invece diventerà palcoscenico per la proiezione del film “Era d’Estate” di Fiorella Infascelli e dedicato a Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. La trama racconterà quanto avvenuto nell’85 ai due giudici ed alle rispettive famiglie all’Asinara, confinati a causa della minaccia di morte imminente.
In occasione del 24esimo anniversario della strage di via D’Amelio, Rai Storia trasmetterà il documentario Paolo Borsellino Essendo Stato, diretto da Ruggero Cappuccio. Il filmato ripercorrerà quei momenti di alta tensione attraverso le audizioni che hanno preceduto l’attentato di Paolo Borsellino, un documento storico che non è mai stato pubblicato in versione intergrale. Il racconto partirà quindi dal 31 luglio del 1988, data in cui il giudice si presenta di fronte al Consiglio Superiore della Magistratura per discutere di ciò che accadeva in quei giorni all’Antimafia di Palermo. Sono quattro ore in cui Paolo Borsellino condanna lo Stato per la sua inadeguatezza nel contrastare la mafia, dimostrando come in molti punti, già elencati in precedenti interviste a L’Unità e La Repubblica, la smobilitazione fosse preoccupante. Dalla modalità con cui vengono assegnati i casi, all’inserimento di nuovi giudici all’interno dell’Antimafia senza adottare una sicurezza idonea, senza dimenticare l’affidamento di casi contro la mafia a magistrati che non facevano parte della Commissione. Parole che si uniscono poi anche a quelle del giudice Giovanni Falcone e che mette in luce quanto queste due figure così importanti per la storia italiana nella lotta contro la criminalità mafiosa, non intendessero arretrare di un solo passo. Il docufilm di Cappuccio si sposterà poi sull’attentato del 19 luglio del 1992, quando Paolo Borsellino e la sua scorta vengono brutalmente uccisi. Attimi in cui lo spettatore prende parte all’interezza della vita di Borsellino, dal lavoro al fianco della giustizia, alla vita privata, in un’unione che contribuiva a formare questo grande Uomo. Dalle 24:10, Rai Storia proseguirà il proprio racconto con lo Speciale Paolo Borsellino in cui Franco Roberti, Procuratore Nazionale Antimafia, ricorderà quale importante eredità ha ricevuto dal giudice e del suo metodo di condurre le indagini, presente e significativo anche negli anni successivi alla sua morte. Clicca qui per approfondire il tema trattato nel docufilm su Paolo Borsellino.