Sono 9 per il momento le vittime certificate dell’attacco terroristico dell’Isis in Bangladesh, in un caffè di Dacca, a dispetto delle prime indiscrezioni che parlavano di 10 connazionali presenti all’interno dell’Holey Artisan Bakery. Come riportato da Rainews, anche il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito:”La decima persona tra gli italiani che erano a cena al ristorante di Dacca non risulta ancora dagli accertamenti fatti. Per ora non risulta tra i cadaveri, ci stiamo lavorando e stiamo in contatto con i suoi familiari”. Intanto Fabio Tondat, fratello di Marco, l’imprenditore di 39 anni rimasto vittima dei jihadisti, all’Ansa ha confidato:”Stiamo vivendo un dolore immenso. Ci eravamo sentiti ieri mattina, doveva rientrare in Italia per le ferie e abbiamo concordato alcune cose, lo aspettavo per lunedì. Era un bravo ragazzo, intraprendente e con tanta voglia di vivere. Era partito un anno fa, perché in Italia ci sono molte difficoltà di lavoro e ha provato ad emigrare. A Dacca era supervisore di un’azienda tessile, sembrava felice di questa opportunità. A tutti voglio dire che quanto accaduto deve far riflettere: non è mancato per un incidente stradale. Non si può morire così a 39 anni”.



Sono 9 le vittime italiane dell’assalto dell’Isis al Bangladesh e dopo alcune ore per le verifiche opportune la Farnesina ha comunicato i nomi dei connazionali scomparsi nel vile attacco terroristico jihadista. L’elenco comprende Adele Puglisi, Marco Tondat, Claudia Maria D’Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D’Allestro, Maria Rivoli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli e Simona Monti. A tal proposito l’Ansa apprende che Adele Puglisi era in procinto di tornare a casa e aveva partecipato ad una cena al caffè di Dacca per salutare l’amica Nadia Benedetti, anche lei fra le vittime, di cui un amico parla così:”Era una grande imprenditrice, ha fatto sempre bene il suo lavoro. Dedicarsi al lavoro era la sua fonte di vita, ci dedicava tutto il suo tempo, tutta se stessa. È una tragedia molto grande per noi. Nadia non era sposata e non aveva figli. Da più di 20 anni si era trasferita in Bangladesh ma tornava spesso in Italia a trovare i parenti che vivono ancora a Viterbo”.



Gli italiani morti nell’attentato di Dacca, in Bangladesh, sono nove. Lo ha detto Paolo Gentiloni, specificando che si tratta delle vittime finora accertate. Considerando che la Farnesina aveva parlato di 11 connazionali presenti nel ristorante teatro del sanguinoso assalto terrorista e che uno di loro, Gianni Boschetti, è riuscito a fuggire dall’Holey Artisan, dovrebbe esserci un altro italiano scampato alla morte, che potrebbe essere anche tra i feriti. Sembra che in tutto le vittime dell’attentato siano venti e che oltre agli italiani, gli altri stranieri colpiti siano giapponesi. Non resta quindi che aspettare nuove indicazioni dal ministero degli Esteri per capire se qualche altro italiano è effettivamente riuscito a sfuggire alla furia del commando terrorista.



La prima vittima italiana dell’assalto dell’Isis in Bangladesh è stata identificata: si tratta di Cristian Rossi, imprenditore friulano 47enne padre di due gemelline di 3 anni. Rossi, come riferisce l’Ansa, poteva vantare un trascorso come manager della Bernardi e da qualche tempo aveva deciso di mettersi in proprio. La sua presenza nel territorio bengalese era motivata proprio da ragioni lavorative. Nel frattempo un portavoce dell’esercito del Bangladesh ha dichiarato che la gran parte delle vittime sarebbero di nazionalità italiana e giapponese, mentre alcuni media locali riferiscono della presenza di una coppia di cittadini dello Sri Lanka. Il numero di morti italiani in seguito all’assalto degli 11 terroristi italiani in ogni caso è destinato a salire visto che un testimone ha confermato la presenza di “numerosi” connazionali in un tavolo dell’Holey Artisan Bakery.

Purtroppo non arrivano buone notizie da Dacca, capitale del Bangladesh che nelle ultime ore ha dovuto fare i conti con un nuovo terribile attentato di matrice terroristica nel quale avrebbero perso la vita dieci nostri connazionali. La notizia non è ancora ufficiale per cui occorre prendere tutte le dovute cautele del caso tant’è che lo stesso Premier Matteo Renzi nel suo messaggio alla Nazione ha voluto sottolineare come ci sia attesa per notizie ufficiali: “Abbiamo seguito tutta la notte gli eventi sperando in esiti diversi. Ora un velivolo della Presidenza è in volo verso Dacca. Notizie ufficiali verranno date prima alle famiglie delle vittime. Davanti alla tragedia dell’estremismo radicale, credo sia il momento in cui l’Italia unita dia un messaggio di dolore e compassione. Piangiamo lacrime di solidarietà e cordoglio, ma è anche il momento di lanciare un messaggio di determinazione: l’Italia non arretra davanti alla follia di chi vuole disintegrare la vita quotidiana, siamo colpiti ma non piegati ”.

Il gruppo di terroristi asserragliato nel ristorante Holey Artisan di Dacca, in Bangladesh, neutalizzato da un blitz di un centinaio di uomini del Battaglione di azione rapida, ha ucciso 20 ostaggi senza risparmiargli delle torture. Questo è il racconto di uno dei sopravvissuti all’Ansa, confermato anche dagli uomini delle forze speciali che hanno neutralizzato il commando composto da una decina di jihadisti, che al grido di “Allah u akbar” ha seminato il panico nelle strade della cittadina bengalese. A detta degli agenti che hanno compiuto l’operazione di salvataggio, i terroristi dell’Isis si sono serviti di “lame affilate” per eliminare i loro ostaggi, riservando dunque ai malcapitati una morte dolorosa e terribile. Risparmiato soltanto chi sapeva recitare il Corano, con il fattore religioso confermatosi dunque elemento discriminante tra la vita e la morte.

Grazie ad un blitz effettuato alle prime luci dell’alba, le teste di cuoio bengalesi hanno liberato 18 ostaggi nelle mani di un commando di jihadisti in uno dei ristoranti presenti nel cuore di Dacca, capitale del Bangladesh. Le vittime di questo attacco terroristico sono tutti stranieri e seppure non ci siano ancora conferme ufficiali da parte delle autorità bengalesi appare chiaro che vi siano anche degli italiani. In attesa di capire quale sia il bilancio definitivo della vicenda, alcuni ostaggi liberati hanno incominciato a raccontare queste terribili ore vissute sotto il controllo dei terroristi. Sembra che il commando risparmiasse la vita a quanti riuscivano a recitare versi del Corano mentre per gli altri sono state riservate tremende torture fino alla morte. Nelle prossime ore dovrebbe arrivare un report ufficiale e definitivo sull’accaduto.

Intorno alle ore 7,40 locali (le 3,40 italiane) è scattato il delicato blitz in cui sono state impiegate le forze speciali per liberare gli ostaggi nelle mani di un gruppo di terroristi asserragliato nel ristorante Holey Artisan di Dacca, in una zona dove sono tanti i siti diplomatici. Gli ostaggi erano nelle mani di un gruppo di terroristi islamici dalle ore 21,20 locali. Il blitz ha avuto esito positivo con le forze speciali (circa un centinaio di uomini del Battaglione di azione rapida) che hanno liberato 18 ostaggi, ucciso 5 terroristi ed arrestati 2. Tra gli ostaggi, stando alle notizie che arrivano dal Bangladesh, ci sarebbero dovuti essere almeno 7 italiani ma di loro al momento non ci sono aggiornamenti. Inoltre, all’interno del ristorante sono stati trovati 5 o 6 corpi dei quali non è stata effettuata l’identificazione peraltro risulta ancora da capire se si tratta di civili oppure di terroristi. Si attendono aggiornamenti nelle prossime ore.

Nell’attentato avvenuto in Bangladesh e rivendicato ufficialmente dall’Isis, ci sarebbero almeno 24 morti e 40 feriti, così come riportato dall’agenzia Ansa. Ora si attende il blitz che tenti di liberare gli ostaggi dal luogo dell’attacco. Nel popolare locale di Dacca, a pochi metri dall’ambasciata Italiana, infatti, ci sono ancora degli ostaggi, di cui secondo le ultime notizie almeno sette di nazionalità italiana. Dalle prime notizie che trapelano, gli Jihadisti avrebbero liberato uno dei prigionieri, ma gli altri sarebbero ancora nelle mani del commando. Alcuni aggiornamenti ci giungono direttamente dall’ambasciatore Italiano in Bangladesh, Mario Palma, che ha descritto una situazione critica e ha definito ai microfoni del Tg 1 la missione come “suicida”. Pare infatti che i terroristi non lascino spazio ai negoziati, rendendo le operazioni di polizia molto più complicate del previsto. Sempre dalle sue parole, apprendiamo che all’interno del popolare caffè di Dacca ci sarebbero imprenditori e commercianti nel settore dell’abbigliamento e sarebbe stato proprio un nostro connazionale, appartenente al gruppo, ad allertare l’ambasciatore. L’ostaggio, infatti, sarebbe fuggito al commando rifugiandosi nel giardino del locale ed effettuando una telefonata. Mario Palma ha inoltre aggiunto di aver fatto presente alle forze dell’ordine la preoccupazione del ministro degli Esteri, chiedendo che tutte le opzioni e in particolare il possibile blitz delle forze speciali possano tenere conto della salvaguardia degli ostaggi.

Le ultime notizie che arrivano dal Bangladesh stanno mettendo in apprensione i familiari dei concittadini italiani. La Farnesina in questi minuti sta contattando tutti gli italiani sul territorio per verificare la notizia lanciata da un giornale indiano delle due vittime di nazionalità italiana. Per ora quindi nessuna conferma ufficiale, ma l’attacco nel Bangladesh ha contribuito ad aumentare l’apprensione per il pericolo attentati di marca jihadista dell’Isis. Anche se non è giunta ancora rivendicazione dell’attentato a Dacca, la matrice del commando del Bangladesh molto probabilmente è legata allo stato islamico. E intanto su twitter Daesh continua a minacciare. Dopo il Bangladesh, in occasione del 4 luglio infatti, Isis minaccia di colpire ancora gli aeroporti in Europa e negli Stati Uniti. Intanto la corsa al terrore non si ferma, e adesso Dacca e il Bangladesh sono diventati il centro del pianeta.

Lo Stato Islamico purtroppo è più vivo che mai: dopo Istanbul ora anche il Bangladesh, con l’attacco di ieri sera che ha colpito la zona diplomatica di Dacca, la capitale. Un attentato messo in forza da un commando dell’Isis ha fatto fuoco dentro un ristorante uccidendo svariate persone, le notizie sono ancora discordanti, anche se purtroppo si hanno conferme da un’agenzia locale che parla di due vittime sicuramente italiane. Secondo un testimone, come racconta TgCom24, prima di entrare in azione i terroristi hanno gridato l’ormai tristemente noto “Allah Akbar” e hanno fatto fuoco prendendo anche alcuni ostaggi. La triste rivendicazione dello Stato Islamico è arrivata in serata con un panettiere italiano che lavorava in Bangladesh che è riuscito a fuggire a ha raccontato l’azione terroristica: «hanno scatenato il panico e sparato come folli sulla gente, io sono riuscito a scappare solo per la confusione che si è generata, la situazione è terribile». Dopo l’attentato all’aeroporto di Istanbul ora si hanno praticamente certezze che gli autori facessero a capo di un delle innumerevoli cellule Daesh che agiscono in Europa e MediOriente. Come riporta Euronews, sarebbe un terrorista ceceno dell’Isis la vera mente dell’attacco terroristico allo scalo Ataturk, anche se ancora non rivendicato. Ahmet Chatatev sarebbe anche il capo Is a Istanbul, da ormai qualche anno: il suo nome non è nuovo alla Nato e all’Onu visto che pare fosse il formatore dei militanti Isis di lunga russa.

Bashar Hameed Mahmood Al-Kiki, presidente del Governatorato di Ninawa, ha annunciato che Mosul sarà presto liberata dall’Isis, che la controlla dal giugno del 2014: «Ne sono sicuro. Ma abbiamo bisogno dell’aiuto dell’Europa», ha dichiarato all’Adnkronos a margine di un convegno internazionale organizzato dal Comune di Palermo. Volato a Bruxelles per presentare i risultati del progetto di cooperazione per la promozione dell’inclusione sociale e dell’imprenditorialità con il sostegno alla leadership femminile, Al-Kiki ha parlato della situazione in cui versa Mosul: «Ci sono migliaia di persone bloccate che stanno vivendo sotto l’occupazione dell’Isis a Mosul. Noi viviamo dove non c’è l’occupazione dell’Isis. Le zone limitrofe di Mosul sono state liberate grazie ai militari iracheni ai peshmerga. Abbiamo fatto questa visita all’Unione europea per chiedere un aiuto, non solo finanziario, ma anche un aiuto militare in Iraq, a Mosul e loro ci hanno promesso diverse cose importanti. Cose buone».

Resta alto l’allarme terrorismo in Italia, ma al tempo stesso l’attenzione del ministero dell’Interno nei confronti dell’Isis e, infatti, è stato elaborato un vero e proprio protocollo, reso già operativo ma rimasto top secret, per indicare con precisione come devono reagire i vari apparati dello Stato in caso di emergenza. Ci sono due piani specifici di azione, come riportato da Quotidiano.net: il primo per il dirottamento di un velivolo e per attacchi negli aeroporti, il secondo per un atto contro navi e porti, ma il protocollo è valido comunque per tutti i tipi di attacchi. Ad esempio, è compresa anche l’ipotesi di un’offensiva nucleare, batteriologica, chimica e radiologica. Le prime forze ad intervenire sono quelle locali, con i soccorritori e vigili del fuoco. Poi viene attivata l’Unità di crisi, affidata al capo della polizia, e vengono mobilitati i corpi d’élite di polizia e carabinieri, come Nocs (Nucleo operativo centrale di sicurezza) e i Gis (Gruppo di intervento speciale), in grado di raggiungere ogni parte d’Italia in un paio d’ore. In attesa del loro arrivo vengono mobilitate le “vedette”. Ma si può fare affidamento anche a tiratori scelti, breacher, sommozzatori e artificieri. Sorvegliato numero uno è il Vaticano.

Nell’ambito delle indagini sull’attentato all’aeroporto Araturk di Istanbul, avvenuto martedì scorso, nel quale hanno perso la vita oltre 40 persone, sono stati condotti una raffica di arresti in Turchia. Sono 11 i cittadini stranieri finiti in manette nel distretto di Basakeshir perché sospettati di avere un legame con una celleula dell’Isis con base a Istanbul e di essere coinvolti nell’attentato. Si tratta del secondo blitz in due giorni. Ieri, infatti, le forze antiterroristiche turche hanno arrestato nelle zone periferiche di Istanbul 13 persone, di cui 3 stranieri. Secondo una fonte ufficiale della polizia, le operazioni sono scattate in maniera simultanea nei quarti ritenuti covo di jihadisti nel passato recente. Un altro fronte caldo nella lotta all’Isis è quello dell’Iraq, dove 250 jihadisti ieri sono stati uccisi dal raid firmato Usa. In due anni il Califfato avrebbe perso il 47% del territorio in Iraq.

I tre kamikaze del commando entrato in azione martedì all’aeroporto Araturk di Instanbul sarebbero originali della repubblica russa del Daghestan. Lo rivelano fonti turche, ma la notizia non è stata ancora confermata. Se lo fosse, non sarebbe la prima volta che attentatori dell’area transcaucasica entrano in azione in Turchia. Nell’attentato del 2015 nel quartiere di Sultanahmet a Istanbul uno degli attentatori era la moglie cecena di un foreign fighter. La Turchia, dunque, si presenta come un crocevia di jihadisti di diverse regioni del mondo. Le aree di provenienza dei tre kamikaze, a maggioranza musulmana, facevano parte un tempo dell’Unione Sovetica. Il presidente russo Vladimir Putin lo scorso anno aveva lanciato l’allarme, annunciando l’arrivo di più di settemila jihadisti in Siria dalla Russia e dalle ex repubbliche sovietiche. Ad agosto del 2015 fu ucciso in Daghestan Magomed Abdullaev, noto come Abu Dudjana e come capo dell’Emirato del Caucaso dell’Isis.

Il pericolo Isis c’è e continua, purtroppo non se n’è mai andato: l’attentato ad Istanbul ha solo riacceso la miccia del terrorismo internazionale che però, a guardare anche le ultime azioni di Daesh in giro per il mondo, è davvero sempre stata accesa. Mentre ancora si attende un bilancio definitivo ufficiale delle vittime dell’aeroporto Ataturk in Turchia, siamo a 44 stando alle ultime notizie, e mentre si confermano sempre di più le voci dell’origine Isis su kamikaze che si sono fatti esplodere, arrivano notizie terribili dall’Egitto. «Un prete della chiesa costa egiziana è stato ucciso ad el Arish, località del nord del Sinai». Dubbii su azione Isis? Purtroppo nessuna, vista la successiva rivendicazione, riportata dall’Ansa: «Grazie a dio un gruppo di soldati Isis è riuscito, con un’operazione benedetta da Allah, a uccidere un prete miscredente che combatteva i musulmani, conosciuto con il nome di Rafael, sacerdote della chiesa di Mar Girgis. E’ stato colpito con un’arma leggera ed è morto vicino alla sua casa a El Arish. A questa operazione ne seguiranno altre contro i nemici di Allah». Il sangue scorre mentre l’esercito dello Stato Islamico perde contatto – giusto ieri 250 miliazni dell’Isis sono stati uccisi in un raid Usa a Fallujah in Iraq – ma proprio le azioni di reazione e di rivendicazione sono le peggiori perché inaspettate e senza alcun riguardo per civili e innocenti, come abbiamo tristemente imparato in questi anni. Le vittime continuano a contarsi e le strategie per ostacolare l’avanzato del fondamentalismo islamico si moltiplicano; e allora riecheggiano quelle parole di Papa Francesco dette due giorni fa a Roma, «Dio converta il cuore dei violenti, non ci resta che pregare». Non sarà la soluzione politica migliore ma è certamente il modo al momento più umano per stare di fronte ad una tragedia che sembra non avere fine.