A fare luce su come Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, ha trascorso in carcere la prima notte dopo la sentenza della Corte d’Assise di Bergamo è stato Claudio Salvagni, avvocato del muratore di Mapello. Come riportato da “L’Eco di Bergamo”, Salvagni ha deinito Bossetti “molto scosso”, aggiungendo che il suo assistito ha trascorso una “notte insonne, piangendo e disperandosi”. Bossetti, nella tarda mattinata, ha ricevuto poi la visita della moglie Marita Comi, che si è recata nella casa circondariale di via Gleno a Bergamo da sola. Ancora nessuna informazione rispetto alle eventuali visite dei figli a Bossetti, privato dalla sentenza della Corte d’Assise di Bergamo oltre che della libertà personale anche della patria potestà sulla propria prole.



Il giorno dopo la sentenza di condanna all’ergastolo di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello ritenuto responsabile della morte di Yara Gambirasio, sono tanti i dubbi che restano su un caso di cronaca nera che ha fatto molto discutere in questi mesi di processo. Su Twitter infatti sono molti i commenti degli italiani in cui si leggono perplessità sulla condanna di Bossetti. E c’è chi fa anche paragoni con altre sentenze di altri casi. Ecco che cosa si può leggere: “Con #Bossetti in carcere abbiamo un colpevole, non è detto sia il colpevole”, “#bossetti non posso sapere se colpevole o innocente, e sono vicino ai genitori di Yara,ma chi doveva raccogliere prove mi pare abbia fallito”, “Ergastolo per #Bossetti per prove NON RIPETIBILI…. 16 anni a #Schettino per pluriomicidio. OK torna siamo in #Italia”, “#Stasi ha aspett tutti gradi giudizio a casa #Bossetti in carcere 2 anni prima del 1°processo Ma dicono #laLEGGEèUGUALEPerTUTTI”, “Ergastolo per #Bossetti con un pugno di indizi. Con molto di più a carico Knox e Sollecito liberi. Questa è la giustizia italiana. #schifo”.



La sentenza della Corte d’Assise di Bergamo che ha condannato all’ergastolo Massimo Bossetti per l’omicidio di Yara Gambirasio è arrivata nella serata di ieri, ma come è trascorso la prima notte da carcerato a vita del muratore di Mapello? A spiegarlo è stata l’Ansa, che ha ricordato come Bossetti abbia dormito nella stessa cella della casa circondariale di via Gleno a Bergamo, dove è rinchiuso dal 16 giugno del 2014. Dal penitenziario bergamasco ad ogni modo non filtra alcuna notizia sullo stato d’animo di Bossetti, né è ancora dato sapere se l’ergastolano potrà incontrare i familiari, in particolar modo la moglie Marita Comi e i figli, dopo il pronunciamento della sentenza di ieri da parte dei giudici della Corte di Assise.



La condanna all’ergastolo inflitta a Massimo Bossetti non sembrano aver cambiato i sentimenti di Marita Comi, la moglie dell’uomo accusato della morte di Yara Gambirasio. Quotidiano.net riporta alcune sue dichiarazioni che anzi sembrano far capire che si sente ancora più vicina al marito.  “La mia fiducia in Massimo è più forte che mai. Ho avuto dei dubbi, umanamente, non lo nego. Anche perché avevo davanti tutte le sicurezze assolute dell’accusa, come quella per i passaggi del furgone. Per questo ho voluto fargli delle domande precise. Non ho voluto fare soltanto un atto di fede nell’uomo con cui ho condiviso una vita. Mi sono posta dei dubbi anche a tutela dei miei figli. Gli ho parlato guardandolo negli occhi. E gli ho creduto. Gli credo ancora”, ha detto la donna. 

Il primo grado di giudizio del processo a carico di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello accusato di aver ucciso Yara Gambirasio, è stato chiaro ed incontrovertibile: ergastolo per Bossetti. Una sentenza che ha creato grande ammarezza nel diretto interessato mentre i genitori della povera Yara hanno commentato la notizia evidenziando come finalmente l’assassino della loro figlia abbia un volto ed un nome. Una sentenza che peraltro ha anche tolto la patria potestà sui suoi tre figli ancora minorenni e che Bossetti ha accolto con la massima compostezza alzando gli occhi a cielo. Prima della lettura della sentenza, nel corso dell’udienza Bossetti aveva più volte palesato la richiesta di ripetere il test del dna, principale prova a proprio carico.

Massimo Bossetti è stato condannato all’ergastolo con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio. L’avvocato dell’uomo, Claudio Salvagni, uscendo dall’aula ha detto ai giornalisti di essere convinto dell’innocenza del suo assistito e ha ribadito che il processo a suo carico è “indiziario”, senza quindi alcuna prova schiacciante della sua colpevolezza. Quasi scontato quindi il riscorso in appello dopo la condanna in primo grado. Secondo quanto riporta il sito Leonardo.it, c’è stato anche un piccolo “battibecco” tra i legali di Bossetti e uno dei cronisti presenti fuori dal Tribunale di Bergamo. Questi avrebbe infatti chiesto agli avvocati se, alla luce delle sentenza, non sarebbe stato meglio chiedere il rito abbreviato. “Lei non conosce il codice. Vada a scuola, vada a studiare”, è stata la risposta che avrebbe ricevuto il giornalista.

Massimo Bossetti è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio: la sentenza è stata pronunciata ieri sera, dopo 10 ore di Camera di Consiglio, dal procuratore di Bergamo Massimo Meroni. Come riferisce l’Ansa, il muratore di Mapello ha accolto la sentenza con un atteggiamento praticamente impassibile, fatta eccezione per una lieve alzata d’occhi verso il cielo. Ma sempre secondo l’Ansa, per Bossetti quello di ieri sarebbe stato un boccone difficilissimo da ingoiare, come dimostrerebbe la frase confidata dal condannato ai suoi legali:”Non è giusto, è una mazzata, avevo fiducia nella giustizia”. L’ultima supplica di Bossetti ai giudici della Corte d’assise di Bergamo, “Ripetete il Dna perché non è mio”, evidentemente non ha fatto breccia nelle menti e nelle coscienze dei magistrati, che hanno pronunciato la sentenza sottolineando proprio il ruolo decisivo della cosiddetta “prova regina”, il Dna.

Dunque il primo grado di giustizia è stato nefasto per il muratore di Mapello, Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per essere stato colpevole dell’assassinio di Yara Gambirasio. Bossetti dopo la lettura della sentenza ha rivolto il proprio sguardo nei confronti della moglie Mariarita Comi quasi a volerle chiedere aiuto per una situazione decisamente difficile. Una sentenza che ha visto come principali protagoniste cinque donne, le quali hanno avuto un ruolo rilevante per arrivare alla condanna di Bossetti. Infatti, il pm che ha coordinato le indagini sin dalle prime battute è stata Letizia Ruggeri mentre Ezia Maccora, il gip, è colei che ha firmato l’ordinanza di arresto per Massimo Bossetti avvenuto il 16 giugno 2014. Il personaggio chiave della vicenda è stata però Ester Arzuffi ed ossia la madre di Bossetti, protagonista anni prima della fugace storia extraconiugale con Giuseppe Guerinoni che portò alla nascita dello stesso Bosssetti. Infine la moglie Mariarita Comi ed il giudice Antonella Bertoja che nella giornata di ieri ha letto la sentenza di condanna all’ergastolo per l’assassino di Yara Gambirasio.

Massimo Bossetti è colpevole dell’omicidio di Yara Gambirasio. Una giornata densa di emozioni, quella di ieri, in cui si è raggiunta – almeno per il primo grado di giudizio – una verità processuale per quanto successo alla giovaneragazza bergamasca. I giudici hanno infatti condannato all’ergastolo Massimo Bossetti, il muratore di Mapelloper aver ucciso Yara Gambirasio, scomparsa il 26 novembre 2010 da Brembate di sopra e ritrovata il 26 febbraio 2011 in un campo di Chignolo d’Isola. La sentenza, attesa per le 20.30 del primo luglio 2006, ha confermato la richiesta del PM Ruggeri che aveva anche richiesto per l’imputato l’ergastolo con l’isolamento diurno (non concesso dai giudici nel verdetto di colpevolezza). Tutto sarebbe iniziato proprio nel campo di Chignolo d’Isola, dove, secondo la Corte d’Assise, sarebbero avvenute le sevizie ai danni di Yara Gambirasio e la morte successiva, conseguenza delle ferite e del freddo notturno. A collegare la vittima all’imputato, una piccola traccia di Dna individuata dai Ris sugli indumenti intimi della ginnasta. Da quando è stato ricollegato a Ignoto 1, Giuseppe Bossetti ha passato due anni e quindici giorni di carcere, vissuti tutti nella sua cella e interrotti soltanto dalle costanti visite di sua moglie Marita Comi. Tanti i momenti difficili per il muratore di Mapello, che in questo periodo ha dovuto fare i conti con la morte di suo padre e con almeno un tentativo di suicidio.

Nonostante l’esito della sentenza fosse nell’aria già da tempo, il procuratore di Bergamo Massimo Meroni, come riportato dal fattoquotidiano, ha spiegato che “Siamo solo a metà strada nel senso che questa è una sentenza di primo grado”, aggiungendo inoltre che “È stata un’inchiesta difficile e la collega Ruggeri è stata fantastica”. La madre di Yara Gambirasio, che assieme a tutta la famiglia ha atteso l’esito della sentenza in maniera serena, ha affermato: “Ora sappiamo chi è stato, anche se siamo consapevoli che Yara non ce la riporterà indietro nessuno”. I genitori della vittima hanno parlato, come sempre, attraverso gli avvocati, aggiungendo: “Non abbiamo avuto dubbi sulla colpevolezza”. Parole granitiche quelle della famiglia Gambirasio, che in questi anni ha mantenuto il più stretto riserbo sulla questione, anche per tutelare gli altri figli. Delusione, invece, per Marita Comi, la moglie della vittima, che raggiunta da un’inviata di Quarto Grado avrebbe rivelato: “Stanotte volevo dormire nel lettone in cinque”, racchiudendo in queste parole tutto lo sconforto legato alla situazione.

Non ci sarebbero dubbi sulla colpevolezza di Massimo Bossetti che oggi, dopo oltre dieci ore di Camera di Consiglio, è stato condannato alla pena dell’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. Confermata, quindi, la richiesta fatta dal Pm Letizia Ruggeri lo scorso 13 maggio per la pena dell’ergastolo mentre non è stata accolta l’ulteriore richiesta di isolamento diurno. Secondo l’agenzia Ansa, Massimo Bossetti avrebbe reagito alla notizia dicendo “Non è giusto”, mentre secondo il Procuratore di Bergamo Massimo Meroni, la prova del Dna sarebbe stata decisiva ai fini della condanna. I giudici della corte d’assise di Bergamo hanno stabilito, inoltre, la perdita della potestà genitoriale di Bossetti, che oggi ha tre figli minori avuti dal matrimonio con Marita Comi, la donna che è rimasta al suo fianco in tutte le fasi di questa vicenda. 

Dopo 45 udienze la corte ha emesso proprio in questi minuti la sentenza per Massimo Bossetti, il quale è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio della giovane ginnasta Yara Gambirasio. La lettura dell’esito è durata meno di quattro minuti e ha sancito la responsabilità del muratore di Mapello nella morte della giovane vittima, con l’aggravamento della crudeltà e delle sevizie. La sentenza ha stabilito inoltre un risarcimento di un milione di euro alla famiglia Gambirasio. L’imputato, invece, è stato assolto per il reato di calunnia nei confronti di un suo collega di lavoro. Bossetti, da quanto si apprende da alcune indiscrezioni, avrebbe ascoltato la sentenza restando immobile per tutto il tempo e alzando gli occhi al cielo alla parola ‘ergastolo’, poi avrebbe raggiunto il carcere scortato dalle volanti della polizia penitenziaria. “È solo un passaggio di una battaglia molto lunga”, spiega l’avvocato del muratore di Mapello, mentre la madre della vittima, a pochi minuti dalla lettura della sentenza dice:”Non ce la riporterà indietro nessuno”.

Remo Croci, pochi minuti fa, ha dato a Quarto Grado la notizia, poi smentita, dell’ergastolo di Massimo Giuseppe Bossetti, unico indagato per la morte della giovanissima Yara Gambirasio. La notizia, come detto, è stata subito dopo smentita e, di conseguenza, ci vorrà ancora un po’ di tempo prima di scoprire come andrà a finire. La corte, infatti, per il momento è ancora in camera di consiglio, ma la previsione, a detta di tutti, è facilmente intuibile. Anche sui social network le notizie si rincorrono, proprio qui moltissimi utenti si sono ritrovati, negli ultimi minuti, per condividere le reazioni sull’esito del processo al muratore di Mapello. Ecco alcune opinioni sui social: “Errore Assurdo a #quartogrado, ERRORE ASSURDO”, “Falso allarme?? No va be’ ma voi ci volete morti”

La sentenza sul processo a carico di Massimo Bossetti per l’omicidio della piccola Yara Gambirasio era inizialmente prevista per le 20, insomma, proprio in tempo per i telegiornali della sera per quello che è diventato, nonostante fosse a porte chiuse e nonostante la famiglia abbia sempre, anche nello straziante periodo della ricerca della piccola figlia Yara, chiesto e mantenuto il massimo riserbo. Ora arriva la verità processuale, dopo i dubbi e le battaglie sulla prova regina del DNA, dopo che la vita dell’operaio di Mapello è stata passata al setaccio, anche dallo sguardo indagatore della stessa moglie. Che reputa il marito innocente. Ora clamorosamente a porte chiuse, nonostante il tribunale di Bergamo sia assediato dalle telecamere e da gente comune che vuole ascoltare con le proprie orecchie la decisione presa dal tribunale. E che potranno farlo solo “di rimbalzo”. I controlli per l’ammissione all’aula del tribunale sono ferrei (a dir poco) e le telecamere non sono ammesse. Insomma, chi stasera va a caccia della tv del dolore non potrà assistere in diretta allo spettacolo offerto dalle emozioni di Massimo Bossetti e dai genitori della piccola Yara Gambirasio. Le lacrime, la gioia, il dolore saranno in quell’aula, ma non si potranno vedere. A noi non resta che dare, in diretta, il freddo disposto dei giudici. Poi starà a ciascuno accettare e commentare questa sentenza, che però per Massimo Bossetti pare già segnata. L’unica certezza, purtroppo, è che la piccola Yara Gambirasio oggi non c’è più. Chi è il colpevole del suo omicidio?

Ancora poche ore e conosceremo il destino di Massimo Bossetti, l’unico imputato per il delitto della tredicenne Yara Gambirasio. E’ a lei ed alla sua famiglia che oggi, il muratore di Mapello, ha rivolto alcune parole nel corso delle dichiarazioni spontanee rilasciate ai giudici della Corte, alla quale ha anche cercato di spiegare chi è veramente Massimo Bossetti. Un uomo legato alla famiglia, ai figli e che non ha mai fatto del male a nessuno. Nessuna testimonianza contro di lui che lo descriva come una persona violenta. La sorella Laura Letizia alla trasmissione di Rai 1, Estate in Diretta, ha asserito di non aver avuto modo di parlare con lui negli ultimi giorni, ma di aver solo comunicato tramite telegrammi. La donna lo avrebbe descritto “molto provato ma fiducioso” dopo due anni nei quali non è ancora emersa la sua totale estraneità rispetto ai fatti per i quali è accusato e rischia ora l’ergastolo.

L’attesa per la sentenza a carico di Massimo Bossetti, imputato per l’omicidio di Yara Gambirasio, cresce sempre di più. Se ne è parlato ampiamente oggi anche nel corso della trasmissione di Rai 1 Estate in Diretta, durante la quale è intervenuta in collegamento da Bergamo la sorella del presunto assassino, Laura Letizia. La donna crede ovviamente nell’innocenza del fratello ed ha così commentato l’ultima tappa del processo di primo grado e che potrebbe concludersi con la condanna dell’uomo all’ergastolo: “Dopo 45 udienze ha preso la parola mio fratello, Massimo Bossetti e tutto quello che aveva da dire l’ha detto. Non è lui che ha fatto queste cose oscene, è innocente”, ha asserito. Sebbene la madre non fosse presente in aula, Laura Letizia ha asserito: “Siamo tutti molto fiduciosi ma anche tesi perché con questa sentenza sapremo se Massimo sarà assolto o condannato”.

C’è grande tensione ed attesa per la sentenza che deciderà il destino di Massimo Bossetti, presunto assassino di Yara Gambirasio. Non prima delle 20:00 di questa sera, sarà noto il verdetto che potrebbe condannare all’ergastolo l’unico imputato in carcere da due anni. Nel corso dell’ultima udienza, ha parlato anche Massimo Bossetti: “Voglio uscire da quest’aula a testa alta”, ha asserito il muratore di Mapello. Ad intervenire al termine dell’udienza è stato uno dei suoi avvocati, Claudio Salvagni, che ai microfoni della trasmissione Estate in Diretta su Rai 1 ha asserito: “Chiedo fermamente all’innocenza di Massimo Bossetti perché l’ho conosciuto in carcere, è una persona semplice e non può essere lui l’assassino”. Lo stesso Bossetti si è poi rivolto alla famiglia di Yara Gambirasio auspicando in un loro incontro “quando tutto sarà finito”.

E’ attesa per la serata di oggi la sentenza a carico di Massimo Bossetti, il presunto assassino di Yara Gambirasio che oggi è tornato in aula per l’ultima volta in occasione del gran finale del processo di primo grado. L’imputato che rischia una condanna all’ergastolo, questa mattina ha rilasciato le attese dichiarazioni spontanee definendosi ancora una volta innocente. Ma cosa potrà accadere dopo le 20 di stasera? Come ribadisce BergamoNews, le ipotesi sono tre: i giudici della Corte dopo essersi a lungo riuniti in consiglio potranno decidere di condannare all’ergastolo Massimo Bossetti, con l’aggiunta di sei mesi di isolamento diurno come richiesto da Letizia Ruggeri. In alternativa, il presunto assassino di Yara Gambirasio potrebbe ottenere una condanna più lieve con l’applicazione delle attenuanti oppure, nella migliore delle ipotesi e come auspicato dallo stesso Bossetti e dalla sua difesa, la libertà immediata dopo l’arresto avvenuto il 16 giugno di due anni fa.

Le dichiarazioni spontanee di Massimo Bossetti questa mattina sono state le ultime parole di questo processo prima della sentenza che arriverà in serata: il procedimento per il delitto di Yara Gambirasio vede oggi la parola fine, almeno per quanto riguarda il processo di primo grado. Ergastolo o innocente? L’ultima udienza si chiuderà stasera con la sentenza e la prova del Dna è ancora come sempre al centro della disfida: «ancora oggi, vi supplico, vi imploro, datemi la possibilità di fare questa verifica, ripetete l’esame sul Dna, perché quel Dna trovato non è il mio. Se fossi l’assassino sarei un pazzo a dirvi di rifarlo». Parole importanti di un uomo che vede una sentenza molto negativa che si avvicina: ha parlato subito dopo il ritiro dei giudici in camera di consiglio, anche l’avvocato della difesa, Claudio Salvagni, che alle telecamere ha riferito, «il passaggio sul Dna è molto importante, Bossetti dice “sarei un pazzo se fossi l’assassino a richiedere di nuovo la prova”. Già oggi dei dubbi ci sono».

Nel corso del suo intervento spontaneo per convincere la Corte d’Assise della sua innocenza, Massimo Bossetti, che è accusato dell’omicidio della piccola Yara Gambirasio, ha rivolto un pensiero a Fulvio Gambirasio e Maura Panarese, i genitori della vittima: «Quando tutto sarà finito vorrei incontrare i genitori di Yara perché anch’essi sono vittime di quanto accaduto. Sarei felice di poterli incontrare e conoscendomi capirebbero che non sono l’assassino della loro figlia e che l’assassino o gli assassini sono ancora in libertà. Sarò ingenuo, stupido e ignorantone, ma non sono un assassino. Non ho mai litigato con nessuno in famiglia con i vicini casa, mai alzato le mani su moglie o sui figli. La violenza non è nella mia indole», ha dichiarato, come riporta Il Giornale, il muratore di Mapello, che deve rispondere anche di calunnia ai danni di un collega, Massimo Maggioni, sul quale aveva avanzato un sospetto l’8 luglio 2014: «Ero in isolamento, non dormivo, ero devastato e distrutto. Gli altri detenuti mi insultavano. Ho solo dato delle indicazioni, non volevo calunniare nessuno».

E’ attesa non prima delle 20 la sentenza per Massimo Bossetti, accusato di omicidio volontario pluriaggravato e di calunnia per avere cercato di depistare le indagini sulla morte di Yara Gambirasio verso un collega di lavoro. Dopo le dichiarazioni spontanee del muratore, la Corte d’Assise di Bergamo si è riunita in camera di consiglio. Nel frattempo l’avvocato Salvagni, che difende il 46enne, ha rilasciato le prime dichiarazioni: «Il passaggio sul dna è molto importante. Bossetti dice: sarei un pazzo, se fossi l’assassino, a richiedere nuovamente la prova. Già oggi dei dubbi ci sono», riporta L’Eco di Bergamo. Nel frattempo si è creata una coda di curiosi già dall’alba fuori dal Tribunale di via Borfuro per trovare un posto in aula: l’attesa per la sentenza è enorme a Bergamo. Nessun posto per fotografi e teleoperatori, perché non possono entrare in aula. L’ordine pubblico è garantito dagli agenti della questura, dai carabinieri e dalla polizia locale, oltre che dalle guardie del Gsi Security Group.

Si è conclusa l’ultima requisitoria di Massimo Bossetti davanti ai giudici che oggi devono decidere la sentenza sul caso Yara Gambirasio: un processo lungo anni che oggi arriva alla sua tappa finale con la sentenza di primo grado che dovrà decidere o l’assoluzione o l’ergastolo per il muratore di Mapello. Ecco alcune delle tante parole dette da Bossetti davanti ai giudici, supplicandoli di non fare “l’errore del secolo”: «Non vedevo il momento di parlare, non vedevo l’ora di potervi guardare negli occhi per spiegarvi che persona sono, che non è quella che è stata decisa da tanti in questa aula». Ha letto un testo preparato per “non perdermi” come ha raccontato subito, ribadendo ogni due o tre frasi che “non sono un assassino”. «Sarò uno stupido, sarò un cretino, sarò un ignorantone ma non sono un assassino: questo deve essere chiaro a tutti». «Quello che mi viene attribuito – ha proseguito – è vergognoso, molto vergognoso», riportano i colleghi presenti in aula dell’Eco di Bergamo. Chiude così: «È impossibile, molto difficile assolvere Massimo Bossetti, ma se mi condannerete sarà il più grave errore del secolo». Bossetti ha concluso il suo intervento ringraziando i giudici «per l’attenzione e la pazienza». Giudici ora rinchiusi in camera di consiglio con la sentenza che non dovrebbe arrivare prima delle 20, dunque in tarda serata.

Cresce l’attesa per Massimo Bossetti, per il quale è attesa la sentenza per l’omicidio di Yara Gambirasio da parte dei giudici della Corte d’Assise di Bergamo. Il pm Letizia Ruggieri ha chiesto l’ergastolo e sei mesi di isolamento diurno per Bossetti. «Sono innocente e la verità deve venire a galla», il commento fiducioso dell’uomo, visitato ieri in carcere dai suoi legali. E’ stato trovato “sereno” in vista delle dichiarazioni spontanee che rilascerà stamattina, poi i giudici si riuniranno in camera di consiglio da cui uscirne con il verdetto. Uno dei due difensori, Claudio Salvagni, ha annunciato che il muratore «parlerà con il cuore» e, come riportato dall’Ansa, ha assicurato di non aver influito in alcun modo sulle dichiarazioni che Bossetti ha scritto in questi giorni: «Gli abbiamo solo consigliato di evitare di parlare di aspetti processuali che abbiamo già affrontato. Parlerà quindi di sé e ribadirà di essere innocente».

Dopo 45 udienze, è arrivato l’atteso giorno della sentenza nell’ambito del processo a carico di Massimo Bossetti, unico imputato ed accusato dell’omicidio volontario ed aggravato di Yara Gambirasio. A scandire le varie tappe di un processo lungo un anno, sono stati i numerosi appuntamenti in aula a Bergamo ed i continui scontri tra accusa e difesa. Sul processo di primo grado di Massimo Bossetti sta per calare il sipario ma i colpi di scena potrebbero rendere il finale ancora più clamoroso dei vari momenti che si sono vissuti negli ultimi dodici mesi. Nella giornata di oggi, dunque, i giudici della Corte d’Assise di Bergamo emetteranno il loro verdetto, non prima dell’ultima disperata autodifesa del muratore di Mapello. L’uomo oggi 45enne, come ricorda Il Fatto Quotidiano, per l’ultima volta avrà modo di esplicitare le sue dichiarazioni spontanee nel tentativo definitivo di convincere la Corte della sua innocenza. Un compito difficile, ma che potrebbe rappresentare l’ultima chance per Bossetti in vista di un verdetto che, nel peggiore dei casi, prevedrebbe l’ergastolo con isolamento diurno per sei mesi come richiesto dal pm Letizia Ruggeri. Successivamente alle dichiarazioni spontanee dell’imputato, i giudici si riuniranno in camera di consiglio prima della lettura del verdetto, che avverrà a porte chiuse, senza la presenza di telecamere. Una sorta di bizzarro controsenso per un processo che di mediatico ha avuto tanto, sin dal suo inizio, e che ha portato alla divisione in due fazioni nette: quella in favore di Massimo Bossetti e convinta nella sua innocenza e quella pronta a credere alla piena colpevolezza dell’uomo. A comporre la giuria, la quale avrà l’arduo compito di segnare il destino del presunto assassino di Yara Gambirasio, saranno due togati e sei giudici popolari. Sulla base di quanto emerso nel corso del lungo processo verrà quindi stilato il verdetto che, come accennato sopra, potrà contemplare nella peggiore delle ipotesi (per Bossetti e per la sua difesa) il carcere a vita chiesto dall’accusa, oppure un “ammorbidimento” della pena grazie alle attenuanti o, come auspica lo stesso imputato, il suo ritorno alla libertà dopo due anni di reclusione. Salvo colpi di scena, questa ultima ipotesi sarebbe quella più lontana, anche alla luce delle gravi accuse avanzate a carico dell’uomo, a partire dall’inossidabile “prova regina”, la quale ha finora superato i durissimi dibattiti tra accusa e difesa. Parliamo del Dna, la traccia biologica trovata sugli indumenti intimi di Yara Gambirasio attribuita a ‘Ignoto 1’ e che portò all’identificazione di Massimo Bossetti con il suo successivo arresto il 16 giugno 2014. E se per l’accusa il Dna ha rappresentato la prova granitica contro Bossetti, per la difesa formata dagli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini si è trattato di “mezzo Dna contaminato”, la cui cattiva conservazione e custodia hanno finora rappresentato “il tallone d’Achille” di un processo “squisitamente indiziario”. Ma il Dna non rappresenta la sola prova da leggere: il castello di accuse contro Massimo Bossetti si compone di almeno altri due elementi gravi, indizi schiaccianti, come li ha definiti il settimanale “Giallo”, che avrebbero portato ad inchiodare l’uomo. Stiamo parlando del furgone immortalato intorno alla palestra frequentata da Yara Gambirasio poco prima e immediatamente dopo la sua scomparsa (avvenuta il 26 novembre 2010) e che per l’accusa apparterrebbe proprio a Bossetti e dell’assenza di un alibi per la sera dell’omicidio. Indizi che insieme ad altri elementi raccolti (le testimonianze, le sferette metalliche, le bugie dell’imputato sulla sua vita matrimoniale, le ricerche pedopornografiche eseguite sul suo pc, tra gli altri) hanno reso ancora più complicata la posizione di Massimo Bossetti, ma che allo stesso tempo sono stati dettagliatamente dibattuti e smentiti dalla stessa difesa dell’uomo. A sei anni dal delitto di Yara Gambirasio, la famiglia della tredicenne finalmente conoscerà la verità – almeno processuale – rispetto a quanto avvenuto alla promessa stella della ginnastica artistica. A leggere la sentenza, lontano dall’occhio indiscreto delle telecamere e dai fotografi, sarà il presidente della corte Antonella Bertoja a conclusione di un processo che è già destinato a passare alla storia.