LIPSIA — Alle 17.50 di ieri in un supermercato a nord di Monaco di Baviera, Olympiazentrum, si è verificato un tragico attacco finito nel sangue, che al momento in cui scrivo non offre ancora elementi di certezza circa la matrice dell’attentato, ma che ha addirittura indotto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, a dichiarare in una conferenza stampa la sua solidarietà con la Germania, ed hanno spinto il presidente del Consiglio bavarese Horst Seehofer a ritornare a Monaco urgentemente (il ministro degli Interni Thomas de Maizière ha sospeso le sue ferie negli Stati Uniti; la cancelliera Merkel è in ferie, ma viene continuamente informata).
Nelle ore passate davanti al televisore (Ard, Zdf, Rtl) sono stato di fronte alla continua fluttuazione interpretativa da parte dei giornalisti che si trovano nelle immediate vicinanze della scena del crimine: da un colpevole solitario, che stando ad alcuni testimoni ha detto di essere tedesco, ad un gruppo terroristico in cui sono coinvolti almeno tre criminali, che potrebbero aver usato anche fucili d’assalto. In una conferenza stampa della polizia, verso le dieci di sera, veniva confermato che ci sono stati nove morti e molti feriti. I medici sono stati richiamati con urgenza nelle cliniche per soccorrere i feriti.
La polizia di Monaco, sia nella sua pagina di Facebook che su Twitter (con messaggi anche in inglese e francese), conferma che si tratta di un’emergenza terroristica; la stazione centrale di Monaco di Baviera è stata chiusa e tutti i mezzi pubblici sono stati bloccati. Invita le persone a non mettere video in rete in cui si vedono i poliziotti in azione (in modo da non favorire i terroristi) e chiede insistentemente alle persone di rimanere a casa, perché i tre criminali non sono stati ancora presi. Lo stesso invito è stato fatto ai turisti che si trovano a Monaco e cioè di rimanere negli alberghi.
Attraverso i social media le persone comunicano il loro dispiacere e chiedono di pregare per Monaco, come nel caso di Parigi offrono sotto l’hastag #porteaperte (nella dizione tedesca e francese) la possibilità di pernottamento a persone che per l’arresto dei mezzi pubblici non possono raggiungere la propria casa.
Mentre i politici nella capitale bavarese sono più cauti con le interpretazioni dei fatti, la polizia dopo gli avvenimenti di Nizza e Würzburg e in forza del fatto che sembra trattarsi non di uno solo criminale o di un infermo di mente (la voce che uno di questi si sia ucciso non è stata confermata nella conferenza stampa della polizia alle dieci di sera), ma di tre che hanno agito parallelamente e organizzati, come dicevo, parla di una situazione acutamente terroristica.  



Siamo davanti allo sconcerto generale. Un amico mi ha scritto dagli Stati Uniti in Facebook alcune righe che riassumono lo stato d’animo di milioni di persone: “we are watching here at home in disbelief and great sadness”.
Questa mattina (ieri, ndr) leggendo un articolo sull’impossibilità di dialogare con l’islam (ma, è bene sottolinearlo, mentre scrivo la polizia dice che non c’è ancora nessun elemento per dire che l’azione abbia una matrice jihadista), sono andato a riprendere il testamento scritto da padre Christian de Chergé, monaco del monastero di Tibhirine (Algeria), ucciso nel 1996. Una sua frase mi ha colpito profondamente. Parlando alla sua famiglia, alla sua comunità e alla sua chiesa dice che nel caso egli venisse ucciso sarebbe contento se “essi accettassero che l’unico Signore di ogni vita non potrebbe essere estraneo a questa brutale dipartita”. L’accadere così intenso di fatti tragici come quelli ai quali abbiamo assistito negli ultimi tempi (Parigi, Bruxelles, Nizza, Würzburg), quale che sia la giusta interpretazione o categoria che vogliamo dare ad essi, mostra che “la nostra povera e vecchia Europa è messa sotto scacco”, come mi ha scritto ieri sera un’amica.
Di fronte a questo essere “sotto scacco” dobbiamo ricordarci tutti di Colui che ha vinto la morte, e che, come dice padre Christian, alla Sua vittoria non è neppure estranea ogni possibile “brutale dipartita” che può accadere anche un venerdì pomeriggio, un un centro commerciale a Monaco di Baviera.



PS. Nell’edizione dei “Tagesthemen” (Ard, primo canale tedesco) si parla anche di un possibile atto terroristico della destra estrema tedesca (l’affermazione si basa su un video in cui si sente uno dei criminali dire di se stesso, al momento degli spari, di essere tedesco). Le notizie sono comunque ancora troppo incerte per suffragare un’ipotesi piuttosto che l’altra. Negli avvenimenti di Nizza per esempio si è parlato dapprima di una atto spontaneo, mentre ora sembra che esso sia stato preparato a lungo da una piccola cellula di criminali.

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