Tra i molti contenuti della Costituzione apostolica sulla vita contemplativa femminile Vultum Dei Quaerere, i giornali e il web — non poteva essere diversamente — si concentrano sulle affermazioni del pontefice circa il retto uso di internet e dei social media. L’argomento è trattato nel paragrafo 34 (su 37 totali), in undici righe. Non certamente il punto centrale del documento. Francesco dice una cosa semplice, vera non solo per le persone consacrate: internet e i “social” sono strumenti da usare con “prudenza e discernimento”.
Non è una novità, ma fa comunque bene il papa a ricordarla. Infatti, la forza degli strumenti della rete è enorme. Secondo “e-marketer” nel 2016 un terzo della popolazione mondiale utilizzerà i “social media” e l’80% da dispositivo mobile. Facebook ha 1,6 miliardi di utenti attivi al giorno. Un miliardo e mezzo di persone! Dietro questi numeri ci sono i soldi. Sempre Facebook, solo nel primo trimestre 2016, ha generato ricavi per 5,4 miliardi di dollari (+51% rispetto all’omologo del 2015) e utili per 1,5 miliardi di dollari (quasi +200% YoY).
In Italia le cose sono leggermente diverse, per molti motivi: una tv tradizionale ancora forte, con ricavi addirittura in crescita e un tempo impressionante di permanenza davanti allo schermo (oltre 250 minuti al giorno), una rete lenta (l’utente della Corea del Sud naviga in media quattro volte più veloce dell’utente italiano), un problema di contenuti. Da noi Facebook arretra, ma Agcom ricorda che il web resta il secondo strumento usato per informarsi. Tutti sanno poi che, diversamente dal medium televisivo, il web si consuma in solitudine e quindi in situazione di maggiore vulnerabilità.
Ma il fatto veramente paradossale è che ad uno strumento così potente non corrisponde un suo utilizzo virtuoso. E’ appena il caso di ricordare che qualsiasi strumento è tale se, in primo luogo, c’è dietro un soggetto. Invece, la spersonalizzazione è il difetto più evidente del comunicare d’oggi. La rete è il luogo dei messaggi lanciati da nessuno verso nessuno. La mancanza del soggetto trasforma il messaggio in chiacchiera, che, infatti, si può perdere, senza perdere nulla. Ma, in secondo luogo, uno strumento, di qualsiasi natura postula un lavoro. E’ per questo che il papa mette in guardia le suore, ma in fondo tutti, dalla inconcludenza delle ore passate davanti allo schermo, piccolo o grande che sia. Accanto alle “utilities” di indubbia preziosità, straripa il vagabondaggio.
Allora, strumenti potenti, ma per che cosa?



Quel genio sregolato di Corrado Guzzanti anni fa ha sintetizzato il tema con uno dei suoi sketch più riusciti: grazie alla rete — diceva — in un secondo io posso parlare con un aborigeno dall’altra parte del globo. Pausa. “Ma, aborigeno, io e te, che se dovemo dì?”. Ancora una volta la questione è tutta nella consistenza del soggetto, non nello strumento. A proposito di grandi reti, i Padri della Chiesa dicevano che è stato anche grazie alle strade romane che il cristianesimo si è diffuso così rapidamente nel mondo. Era grande lo strumento, ma più grande il compito.

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