Sembra che ormai si innesti da solo, quasi automaticamente, un meccanismo infernale, dove il dramma e la tragedia arrivano, atterriscono e comunicano poi un’insicurezza devastante a livello generale.
L’episodio di Monaco di Baviera, con il giovane tedesco di origine iraniana Ali Sonbolj che spara per strada e ammazza, accanendosi nella mira soprattutto contro i bambini, getta nello sgomento. Nel giro di una settimana è emersa tutta la fragilità umana, il marasma di un’epoca e il peggio di quanto si poteva immaginare è accaduto.
A Nizza, una città che rappresenta un”pezzo di storia della civiltà occidentale, durante una festa secolare di libertà, un uomo affiliato al terrorismo islamico ha scatenato l’inferno sulla celebre Promenade des Anglais. Non erano passate che ventiquattro ore che si assiteva a un tentativo maldestro di colpo di stato in Turchia e a una reazione selvaggia, un contro-golpe con sospensione delle libertà democratiche, purghe, arresti a migliaia da parte del presidente Erdogan. Aggiungiamo l’episodio del giovane afghano che su un treno tedesco, armato di un’accetta e di un coltello, ha assalito e ferito cinque persone. Infine l’azione di Monaco di Baviera, con questo ragazzo diciottenne, con problemi psichici, che non solo spara, ammazza e poi si suicida, ma riesce a costringere al coprifuoco per un’intera giornata una delle città più importanti e più conosciute d’Europa.
Il bilancio delle vittime, sommando tutti questi avvenimenti, lascia senza fiato: centinaia di morti e centinaia di feriti tra Nizza, Turchia, Baviera. E comunica solo smarrimento di fronte a una società che sembra impazzita, che è diventata imprevedibile, quasi come nei film di fantascienza degli anni Ottanta, che immaginavano un ritorno alla barbarie nonostante le grandi conquiste tecnologiche, le grandi rivoluzioni dell’elettronica.
E’ vero che ci sono momenti storici, passaggi della storia che reclamano il conto degli errori del passato. Ma in questo momento sembra che una crisi mondiale, che comporta una grande svolta epocale, stia per preparare un caos incontrollabile.
Guardiamo solo per un attimo a come siamo succubi degli stessi strumenti che abbiamo fabbricato con le nostre mani. Nel momento in cui accade un episodio, scatta un’amplificazione mediatica che rende personaggi mondiali e assoluti i protagonisti dell’azione. I terroristi, prima ancora di cominciare, si fanno dei selfie, lasciano testamenti apocalittici sui computer. La stampa scritta è ormai l’ultima cosa che conta. Nella società impazzita, quella della notizia immediata, arrivano messaggi scritti di ogni tipo. Persino il Erdogan ha chiamato al contro-golpe il popolo via telefonino.
Poi ci sono “i ricami” del giorno successivo, con parole ormai scontate, con commemorazioni inevitabili, ma che stanno diventando una macabra abitudine e che rischiano di accavallarsi al punto di dimenticarne una o l’altra. Ma in tutto questo, mentre avviene tutto questo, ci sono città, intere popolazioni che ormai vivono in un panico incontrollabile. Per cui lo stesso fatto di Monaco, che non ha radici terroristiche, diventa di fatto un episodio terroristico.
Chi riesce a orientarsi in tutto questo? Facciamo solo un elenco dei problemi che oggi l’umanità deve affrontare: c’è una parte irriducibile dell’islam, quella wahabita, che ha dichiarato guerra all’Occidente e allo stesso mondo musulmano; siamo di fronte, da nove anni, a una delle crisi economiche più gravi della storia, con una concentrazione di ricchezza e con squilibri e differenze sociali che erano impensabili da molto tempo; esiste ormai un’autentica marginalità della politica e della classe dirigente degli stati nazionali. Difficile non immaginare che tutto questo non comporti una crisi antropologica profonda e impossibile, non pensare (anche se può essere opinabile) a quello che scrisse Samuel P. Huntington sullo scontro di civiltà.
In questo contesto così aggrovigliato e complicato, l’ultima cosa che si può fare è mostrare la sicurezza di avere in mano la carta vincente. Soprattutto l’Occidente dovrebbe ritrovare la sua grande capacità critica, la sua grande umiltà e tenacia di ricerca e di analisi dei problemi per cercare prima delle contromisure e poi delle possibili soluzioni.
Forse è venuto il momento di ripensare il meccanismo della ricchezza, che in questo periodo sembra fonte di divisione. Forse è arrivato il momento di affrontare con grande realismo un mondo destabilizzato, in pieno disordine, che rischia di finire in un caos incontrollabile.