Ha creato clamore e sconcerto l’ultima svolta in merito al giallo di Luca Varani, il giovane romano ucciso al Collatino lo scorso marzo da Manuel Foffo e Marco Prato. I Ris non sarebbero stati in grado di riportare a galla alcuna impronta digitale né traccia biologica dei due killer a causa dell’elevata quantità di sangue della vittima sulle armi usate per uccidere. Una notizia che rimarca la crudeltà nella quale si è consumato il delitto di Luca Varani ma che allo stesso tempo rende le indagini ancora più lunghe e complesse. Come riporta Roma.fanpage.it, inoltre, nonostante la mancata rilevazione di impronte che rendono complessa l’identificazione delle responsabilità di chi, tra Marco Prato e Manuel Foffo avrebbe dato il colpo di grazia, la Procura avrebbe evidenziato non cambierebbe l’impianto accusatorio. I due killer, dopo il loro arresto avrebbero entrambi confessato l’omicidio ma si sarebbero accusati a vicenda in merito al punto relativo al colpo mortale inferto nei confronti del povero Luca Varani.
La svolta nelle indagini sulla morte di Luca Varani era attesa proprio dalle armi usate, nello specifico un coltello ed un martello con le quali Manuel Foffo e Marco Prato, i due assassini attualmente in carcere, avrebbero finito il giovane al culmine di un festino a base di alcol e droga consumatosi nell’appartamento al Collatino, periferia di Roma. In base ai risultati emersi dagli esami effettuati dai Ris, infatti, come riporta anche Blitz Quotidiano, non sarebbero emerse impronte digitali sulle due armi complicando così le indagini in corso. La presenza massiccia di sangue di Luca Varani avrebbe reso impossibile l’individuazione delle impronte dei suoi assassini e quindi la definizione delle relative responsabilità. In assenza di questo, dunque, non sarà possibile comprendere le dinamiche esatte del delitto né attribuire le responsabilità su chi tra Manuel Foffo e Marco Prato ha inferto il colpo mortale uccidendo Luca Varani al termine di atroci torture.
A quattro mesi dall’orribile morte, l’omicidio di Luca Varani rimane ancora nelle menti degli italiani come uno dei più efferati nella storia del nostro Paese. Il prossimo martedì 26 luglio, il libro “Buoni assassini. Genesi di un delitto”, scritto dal giornalista Emilio Orlando, verrà presentato nella Capitale durante il Festival delle Letterature e si concentrerà sui diversi dettagli macabri dell’intera vicenda. Molte le figure importanti che saranno presenti alla presentazione, riporta Primapaginanews.it, dal medico legale Gino Saladini, autore anche della postfazione del saggio, il professor Davide Toffoli, insegnante di Luca e l’avvocato Antonella Minieri. Un excursus che inizia a quella mattina del 4 marzo in cui Manuel Foffo e Marco Prato, in seguito rei confessi, uccidono Luca Varani dopo prolungate ore di intense torture. Quello che doveva essere solo un festino si è trasformato in un’orrenda tragedia, gettando una gigantesca ombra sulla vita dell’intera popolazione italiana e mettendo la parola ne sull’esistenza del giovane romano solo per gioco. Ma quali sono state le cause che hanno scatenato l’omicidio di Luca Varani? Si è parlato a lungo dell’odio di Manuel Foffo verso il genitore, della vita spericolata ed al limite di Marco Prato, ma ancora non riesce a soddisfare quel “per vedere l’effetto che fa” che venne detto dai due ragazzi per giustificare l’orrenda azione. Dalle confessioni particolareggiate alle pieghe più recondite della personalità dei due complici, fino a rivelare ciò che salta all’occhio di molti e che finora non ha avuto eco. La morte di Luca Varani ha infatti sollevato un forte interesse da parte del pubblico e dei media, ma da tante, troppe settimane, non si hanno più notizie. Qual è il motivo di questo silenzio?