Ha parlato poco fa il procuratore capo di Monaco di Baviera, con ovviamente l’attentato di venerdì scorso al centro delle discussioni e con ulteriori novità: l’attentatore giovanissimo frequentava un liceo tecnico ma non ha sparato a nessuno dei suoi compagni e nemmeno ad altre persone scelte in precedenza. Le vittime sono infatti tutte casuali, “sembra sia solo un caso che diverse persone con background da immigrati siano tra le vittime. La circostanza sarebbe legata al fatto che solitamente al McDonald’s dove è iniziata la strage è frequentata da ragazzi immigrati”, sono le parole alla stampa di Thomas Steinkraus-Koch. «Non è questo il caso in cui il killer ha deliberatamente scelto, ma programmava la strage dalla scorsa estate», la vera novità in vista. Non ci sarebbe dubbi sulla “casualità” delle vittime – sono infatti due tedesche, un ungherese, un turco, un greco, un kosovaro e anche un apolide – ma purtroppo la strage era pensata, nonostante non sembra ci siano motivazioni politici o religiosi. Aly Somboly dunque non ha nessun legame con Isis e neonazi? Le prossime indagini dovranno verificare questo punto, al momento smentito dai primi fatti.
Ieri sera dopo la riapertura della zona intorno al centro commerciale teatro della strage di venerdì a Monaco di Baviera la gente si è radunata a portare fiori e a esprimere il proprio cordoglio per le vittime. Come si sa nella strage sono morti anche alcuni islamici e così alcuni giovani di fede musulmana erano presenti anche loro per esprimere cordoglio. A un certo punto però si sono messi a dire in coro Allah Akbar. Come si sa la fras,e che significa Allah è grande è fa parte delle normali preghiere islamiche, è diventata il simbolo del terrorismo islamista, usata dai kamikaze nelle loro azioni sanguinarie. Quello che voleva essere un momento di preghiera si è così trasformato quasi in rissa, con ii tedeschi che hanno cominciato a insultare i musulmani, pensando il loro fosse un oltraggio alle vittime. Si è quasi giunti alla rissa ed è dovuta intervenire la polizia per sperare i due gruppi.
E’ stata proclamata ieri la giornata di lutto nazionale in Baviera, in memoria delle vittime dell’attentato di due giorni fa nel quale hanno perso la vita dieci persone, tra cui l’attentatore 18enne, Ali Sonboly. Quest’ultimo, dopo aver aperto il fuoco in un ristorante della catena McDonald’s a Monaco di Baviera, attirando al suo interno numerosi giovani attraverso un finto profilo Facebook, si è poi spostato in un centro commerciale affollatissimo concludendo la sua follia omicida. Nell’ambito della strage di Monaco, come riporta Ansa.it, il bilancio ha riportato dieci vittime, tra cui cinque giovani e quattro adulti e ben 27 feriti. Otto delle nove vittime dell’attentato avevano tra i 13 ed i 21 anni, ma a restare coinvolta è stata anche una donna 45enne. A sparare, un 18enne tedesco-iraniano con disturbi psichici e vittima di bullismo suicidatosi a distanza di un chilometro dal centro commerciale teatro della strage. Nella sua abitazione la polizia avrebbe trovato diverso materiale legato alle stragi ed un libro dal titolo “Furia nella testa: perché gli studenti uccidono”. A dichiararlo nel corso della conferenza stampa è stato il procuratore di Monaco, Thomas Steinkraus-Koch. Tornando al profilo delle vittime, si tratterebbe soprattutto di immigrati e giovanissimi.
Il problema Isis comunque resta, anche dopo l’attentato a Monaco di Baviera che al momento non sembra aver interessato l’azione degli jihadisti sanguinari. Un ragazzo con forte disagio psichico e tedesco, al momento sembra questa l’origine della strage che ha però tenuto mezzo mondo incollato a tv e smartphone per seguire la diretta delle fasi concitatissime. Intervistato dal Fatto Quotidiano, ha parlato l’esperto di terrorismo dell’Ispi, Arturo Varvelli: il ragionamento è interessante perché nonostante non ci sia legame con il terrorismo islamista il problema “terrore” rimane eccome. L’ondata di orrore sollevata dai fondamentalisti islamici ha allargato il perimetro della paura e proiettato sulle menti fragili un immaginario di violenza e morte che si fa esibizione di vendetta, è il senso di quanto detto dal ricercatore dell’Ispi. «Mi sembra sia un caso del tutto personale. Per ora non mi sembra ci sia un qualche legame con lo Stato Islamico: è difficile, del resto, che una persona di estrazione sciita anziché sunnita possa essere stata affascinata dalle sirene dell’Isis. Sarebbe un caso molto particolare. Mentre bisogna verificare i legami con gruppi di destra, anche se neppure questa pista sembra particolarmente promettente».
A distanza di due giorni dall’attentato di Monaco di Baviera, avvenuto all’interno del centro commerciale McDonald’s, non sono più solo i bilanci delle vittime a parlare. Iniziano a girare i primi nomi, grazie alle recenti identificazioni, ma ciò che impressione è soprattutto la giovane età di alcuni di loro. Si parla di giovani, ma anche giovanissimi: per ora, riporta Today, sono i social a rendere le informazioni accessibili ai cittadini del mondo. Identificato Dijamant Zabergja, un 21enne del Kosovo, morte confermata su Facebook dal padre Naim. I media del luogo lo hanno fotografato infatti mentre stringe un mazzo di rose rosse e la foto del figlio. Annunciato anche il decesso della 14enne kosovara Armela Segashi, sempre tramite i familiari su Facebook: “ti vogliamo bene, angelo”, scrive il fratello. Confermato dalla Polizia tedesca che sono 5 le vittime minorenni sul totale di 9, fra cui ci dovrebbero essere, riporta Quotidiano.net, anche un greco e tre turchi. Ormai lontana dalle ipotesi la tesi del coinvolgimento fra il giovane attentatore Ali Sonboly ei jihadisti: durante una conferenza stampa, la Polizia tedesca a infatti sottolineato che si tratta di “follia omicida” e non di un attacco dell’Isis. L’interesse del ragazzo di origini iraniane era diretto infatti, come testimonia il materiale rinvenuto nella sua abitazione, alle stragi ed alle operazioni di Polizia. Importante rassicurazione quella di Angela Merkel che in seguito ad una riunone con gli alti vertici, ha ribadito che faranno di tutto per risalire al motivo che ha condotto Ali Sonboly a compiere un gesto simile.