Sono passati 45 anni dal delitto di Simonetta Ferrero, uno dei più cruenti della storia italiana e senza un colpevole. Il caso fu percorso da un quadro inquietante ma anche da pochi indizi lasciati dall’assassino della giovane trovata accoltellata in uno dei bagno dell’Università Cattolica di Milano. Come ricorda Alberto Bonomo su CronacaeDossier.it, nel 1993 il giallo fu caratterizzato da un ultimo appiglio: il questore Achille Serra ricevette una lettera anonima che parlava di un sacerdote 50enne veneto il quale era solito importunare ragazze e che per tale ragione fu allontanato dall’Università. Secondo la misteriosa mittente, a farne le spese fu un’amica che non aveva mai denunciato il fatto. Il caso sulla morte di Simonetta Ferrero fu temporaneamente riaperto prima di far calare nuovamente il silenzio, lo stesso che dopo 45 anni continua a non dare giustizia alla povera ragazza morta in seguito a 33 coltellate un sabato d’estate del 24 luglio 1971.
Ricorre oggi il 45esimo anniversario del terribile delitto di Simonetta Ferrero, la giovane ex studentessa della Cattolica di Milano uccisa con 33 coltellate. A quasi mezzo secondo da quello che fu definito il “Delitto della Cattolica”, non si è ancora giunti ad una sua soluzione. La morte di Simonetta Ferrero è una tra le più efferate ed ancora oggi i punti interrogativi sul giallo continuano a restare i medesimi di 45 anni fa. Come sottolinea Cronacaedossier.it, il caso fu intriso di numerosi e macabri particolari ma pochissimi indizi lasciati dal killer di Simonetta Ferrero. Quando il suo corpo senza vita fu ritrovato in uno dei bagni dell’Università Cattolica, fu rinvenuto al tempo stesso anche il rubinetto dell’acqua aperto da due giorni. Le pareti furono ritrovate intrise di sangue dando vita ad uno scenario agghiacciante. Simonetta fu aggredita ed uccisa con 33 colpi di arma da taglio inflitti su tutto il corpo, di cui sette mortali. Furono rinvenute anche alcune ferite da difesa su braccia e mani. Dalle indagini emergeranno solo le ultime ore di vita della ragazza ma nient’altro anche a causa dei pochi indizi a disposizione degli inquirenti che lasciarono il caso senza un vero colpevole.
45 anni dal delitto, ma ancora oggi la morte di Simonetta Ferrero, giovane ragazza di Milano, rimane un mistero. E’ il 24 luglio del 1971 quando Simonetta esce di casa per andare a fare alcune commissioni, in previsione dell’imminente partenza per la Corsica con i genitori. Non tornerà mai più: il suo corpo viene ritrovato nei bagni dell’Università Cattolica, massacrato da 33 coltellate. Chi l’ha uccisa? E’ questa la prima domanda che si pongono gli inquirenti, come riporta Cronaca Nera, soprattutto per la dinamica con cui si è svolto il delitto ed alcuni particolari non chiari. Simonetta Ferrero inizia infatti il proprio giro lungo le strade di Milano per fare alcuni acquisti prima della partenza, come un dizionario tascabile di francese ed alcuni profumi. La sosta all’Università Cattolica è al di fuori del programma: non si sa perché la ragazza si sia voluta fermare proprio lì o se dovesse incontrare qualcuno, magari una ex compagna di università conosciuta in quell’istituto. Tanti i dubbi ed i sospettati, a partire dal seminarista Mario Toso che la ritrova nei bagni, infastidito dal rumore incessante del rubinetto lasciato aperto e che fugge terrorizzato alla vista del cadavere. E’ infatti un’altra studentessa, che vede Toso, la seconda a trovare il corpo di Simonetta Ferrero. E’ lei a dare l’allarme, mentre Toso si presenta in Centrale solo due giorni più tardi. La pista però cade subito, sia perché sui suoi abiti non vengono rilevate tracce di sangue, sia perché non c’è nessun elemento che lo collega alla vittima. Vengono ascoltati anche degli operai che proprio in quei giorni stanno effettuando dei lavori in alcuni locali e che usavano il martello pneumatico, un rumore così forte da coprire le urla di Simonetta Ferrero. Nessuno però ha visto o sentito nulla. Si indaga fra gli studenti, le amicizie, i colleghi di Simonetta, ma niente sembra dare una soluzione. Molti testimoni fanno però diverse segnalazioni su altrettanti individui sospetti, tutti legati ad episodi strani con le studentesse e probabili squilibrati. La tesi degli inquirenti alla fine punta infatti su questo: ad uccidere Simonetta Ferrero è un uomo di passaggio che sfoga su di lei la propria frustrazione, senza un motivo. Le 33 coltellate sono state inoltre inferte con un grande coltello da macellaio ed è un particolare che porta poi ad un primo arresto, ma anche questa pista cade subito nel vuoto. L’uomo era stato visto svariate volte armeggiare un coltello che trasportava in una borsa e nelle sue tasche, al momento dell’arresto, sono stati trovati diversi bigliettini con minacce dirette ai milanesi ed alle donne. Eppure anche questa pista non porta da nessuna parte, nonostante l’uomo ammise di trovarsi in almeno una delle strade percorse quel giorno dalla stessa Simonetta, ovvero via Carducci. Sono molti i particolari su cui le moderne tecniche scientifiche potrebbero portare alla svolta. Simonetta Ferrero è stata uccisa da uno sconosciuto o quelle 33 coltellate indicano invece un odio personale?