Prosegue il viaggio apostolico di Papa Francesco in Polonia, seconda tappa quest’oggi: a gremire l’area antistante il santuario della Madonna Nera di Czestochowa, erano in tantissimi. Una moltitudine di fedeli, giovani soprattutto, accorsi per partecipare alla Santa Messa celebrata da Papa Francesco per il 1050° anniversario del battesimo della Polonia. Francesco è atterrato ieri, all’Aeroporto Internazionale “S. Giovanni Paolo II” di Balice-Krakówha per incontrare i “giovani del mondo”, come lui stesso ha definito, nel videomessaggio che anticipava il suo viaggio apostolico in Polonia, i ragazzi partecipanti alla XXXIa giornata mondiale della gioventù. A bordo dell’aereo papale, prima ancora della cerimonia di accoglienza nell’Area Militare dell’Aeroporto di Balice-Kraków, Francesco si era espresso con parole piuttosto forti a proposito di terrorismo, in occasione dell’uccisione di padre Jacques Hamel, a Rouen, in Normandia. Il Pontefice aveva ribadito che dietro tutti i conflitti si nascondono interessi economici e di potere, non le fedi religiose le quali, al contrario, anelano alla pace.
Questa mattina, prima di raggiungere il Santuario della Madonna Nera, il Pontefice ha reso omaggio all’ex arcivescovo di Cracovia, Franciszek Macharski, molto amato dai fedeli polacchi e ricoverato in ospedale poiché gravemente ammalato. In seguito, come da programma ufficiale, si è recato presso il convento delle Suore della Presentazione, per incontrare le religiose e lasciare loro un messaggio. Al suo arrivo nell’area del Santuario, il Papa si è fermato a pregare davanti alla famosa Vergine sfregiata, il quadro raffigurante il busto di Maria con Gesù in braccio, icona bizantina profanata a colpi d’ascia durante le guerre degli Ussiti, nel 1430. Francesco ha donato alla Vergine una rosa d’oro e i monaci polacchi lo hanno omaggiato di una riproduzione della Madonna Nera. In prima fila, ad assistere alla Santa Messa, c’erano le più alte cariche di stato e il presidente Duda. Poco prima di iniziare la funzione, il Papa è inciampato sulle scale del palco ma si è prontamente rialzato, senza alcuna conseguenza.
Nella sua omelia, Francesco ha parlato di umiltà, richiamando il modo in cui Gesù ha fatto ingresso nella storia. Una liturgia semplice, nello stile di Bergoglio, officiata insieme ai vescovi e ai numerosissimi sacerdoti polacchi, immersi nello sguardo della Vergine. Ha ripreso le parole dell’Apostolo Paolo per mostrare la semplicità di Dio, “nato da donna”. Egli, ha affermato Bergoglio, è entrato nella storia dell’uomo nel modo più umile, come un bambino dalla propria mamma, senza ingressi trionfali, senza manifestazioni imponenti. Non si è mostrato come un sole abbagliante bensì come un piccolo seme che germoglia e cresce. Nel suo discorso, Francesco ha ricordato il miracolo compiuto da Gesù a Cana, in Galilea. “La trasformazione dell’acqua in vino”, ha detto, “non è stato un gesto eclatante, compiuto dinanzi alla folla”. E’ avvenuto in un villaggio piccolo e modesto, all’interno di un contesto privato: le nozze di una giovane coppia del tutto sconosciuta. Eppure, l’acqua tramutata in vino, in occasione dello sposalizio, è un grande segno perché vuole suggerire che il Signore non mantiene le distanze. Egli è, infatti, vicino e concreto. Si mette a tavola con gli altri commensali e di essi si prende cura, senza occuparsi di questioni di potere. Francesco ha colto l’occasione per osservare quanto sia “tragicamente umano” essere tentati dalla visibilità, dalla grandezza e dalla potenza e ha ricordato alla folla quanto sia squisitamente divino, al contrario, “donarsi agli altri, azzerando le distanze e dimorando nella piccolezza”.
Ai tanti fedeli accorsi, il Pontefice ha rammentato tutte le persone semplici ma straordinarie che hanno testimoniato l’amore di Dio ed ha citato san Giovanni Paolo II, santa Faustina e i martiri. Persone “piccole”, che hanno saputo opporsi alla superbia della vita e tramite i quali il Signore ha fatto giungere alla Chiesa doni di inestimabile valore cristiano. Il Papa ha poi richiamato la vicinanza di Dio nelle vicende quotidiane, nella realtà di ogni giorno, come un papà che accompagna il proprio bambino nelle tante situazioni della vita. La Chiesa, sostiene da sempre Francesco, è quindi chiamata ad ascoltare, a condividere con i fedeli le gioie e i dolori di ciascuno cosicché il Vangelo possa arrivare a tutti per “irradiazione”, attraverso l’esempio tangibile e in maniera del tutto trasparente. Alla Polonia rammenta quanto sia “impastata di Vangelo” la sua storia e quanto positivo sia stato il contagio di una fede autentica, trasmessa da generazioni. Si ferma poi a riflettere su Maria, segno chiaro e inequivocabile della pienezza dei tempi, “scala” della quale Dio si è servito per raggiungerci e restarci vicino. Proprio in Maria è visibile la piccolezza, l’umiltà apprezzata da Dio, ha dichiarato il Pontefice. Ella non è padrona, né protagonista bensì una semplice madre ed una serva. Esorta i fedeli a chiedere una grazia: quella di raggiungere la sua sensibilità, il coraggio di spendere la propria vita per gli altri, senza operare distinzioni. “Che possa compiersi per tutti un passaggio interiore”, ha concluso il Papa, “operare nella piccolezza con cuore semplice”.