È stato diffuso un video amatoriale sull’attentato di Dacca in Bangladesh: nelle immagini di un video amatoriale di circa 5 minuti si vede l’ingresso e il blitz vero e proprio della polizia bengalese dentro al ristorante del terrore dove i miliziani dell’Isis stavano trucidando gli ostaggi. Le immagini del video sono girate da un cittadino sud coreano che era appostato in un edificio limitrofo: si vedono gli uomini all’interno del locale, i terroristi e anche gli ostaggi a faccia in giù sul pavimento. Si vedono poi alcuni ostaggi liberati perché musulmani, e poi il blitz che scatta e 6 militari bengalesi fanno irruzione nel ristorante lanciando bombe stordenti. Ci sono state molte polemiche sul blitz che il Ministero dell’interno di Dacca ha condotto due giorni fa, con il nostro premier Matteo Renzi che invece ha voluto evitare ulteriori problemi e polemiche. «Oggi polemica è sostanzialmente ormai inutile, il commando era pronto a tutti. Abbiamo seguito tutto indiretta, io credo che tutto sia necessario tranne ricostruzioni che poi spesso sono false. Loro sono entrati lì per uccidere», chiosa Renzi nell’intervista di oggi a SkyTg24 con Maria Latella.



Un mistero si apre sull’attentato in Bangladesh rivendicato dall’Isis nella capitale di Dacca dove come tutti sanno 9 nostri connazionali sono morti nell’attacco terroristico barbaro e crudele. Le parole del governo locale infatti intervengono due giorni dopo la strage nel ristorante della capitale: «Siamo convinti che nel massacro l’Isis non c’entri nulla, mentre gli assalitori dovrebbero essere legati ad un grippo jihadista locale, collegato all’opposizione del governo e manovrato dai servizi segreti pakistani», asserisce il ministro degli Interni bengalese. Sarebbero infatti tutti bengalesi di famiglie benestanti, secondo gli indizi raccolti dal governo del Bangladesh, ma i misteri e il giallo restano aperti: per prima cosa la rivendicazione dell’Isis che poche ore dopo la strage con ancora gli ostaggi prigionieri, hanno rivendicato online sui social dello Stato Islamico la paternità dell’attentato di Dacca. Inoltre, una dinamica molto simile è avvenuta a Orlando nel Pulse Club giusto un mese fa e per cui l’Isis è stata prima data come certa, poi smentita e infine ridata come vera origine dell’orribile attacco terroristico.



Iniziano ad arrivare le varie storie sugli italiani uccisi a Dacca in Bangladesh con l’attentato Isis che ha messo fine alla vita di 9 connazionali. Impressionante è quella che racconta il marito di Claudia D’Antona, imprenditrice trucidata dai terroristi islamici nel ristorante al centro di Dacca: si chiama Gian Galeazzo Boschetti, anche lui dentro al locale ma sopravvissuto. È terrorizzato e shoccato per la morte della sua amata moglie in modo così orribile: intervistato dal Resto del Carlino, ha raccontato così, «ho avuto tanta paura. Ero a cena con mia moglie e un cliente, eravamo seduti nella veranda del ristorante. Ad un tratto ho ricevuto una telefonata e siccome il cellulare non prendeva bene mi sono allontanato, sono andato nel giardino del locale e poco dopo sono entrarti i terroristi», dice terrorizzato ancora il marito della D’Antona. «Erano armati fino ai denti, quasi in assetto militare. Avevano pistole e mitragliette, urlavano e sembravano pazzi». Si è salvato perché loro non l’hanno visto, lui si è gettato nel cespuglio in giardino e lì vi è rimasto per sei ore: “ho visto che facevano entrare tutti nel locale e poi ho sentito solo le urla terribili di mia moglie e degli altri. Ero paralizzato dal terrore”.



Nella notte di sabato, il governo di Tokyo ha confermato la presenza di sette vittime giapponesi nell’attentato in Bangladesh dello scorso venerdì sera. A riferirlo è oggi l’agenzia Ansa, che riporta anche i dettagli del tragico bilancio: sarebbero due donne e cinque uomini le persone giapponesi che avrebbero perso la vita nell’attacco dell’Isis a Dacca. Un altro cittadino era statao liberato dalla polizia nel corso del blitz e non sarebbe ora in pericolo di vita. Un bilancio al quale si vanno ad aggiungere anche le nove vittime italiane. A differenza di quanto avvenuto nel nostro Paese, tuttavia, il governo di Tokyo non ha diffuso i nomi dei connazionali uccisi per rispetto delle famiglie, pratica diffusa in Giappone. Secondo quanto riferito dal capo di Gabinetto Yoshihide Suga nel corso della conferenza stampa, le sette vittime nipponiche si trovavano in Bangladesh per motivi di lavoro, in qualità di rappresentanti dell’Agenzia del Giappone di cooperazione internazionale. Le salme sarebbero state riconosciute attraverso fotografie e gli oggetti personali in loro possesso. Un aereo governativo sarebbe già partito dal Giappone verso Dacca per il recupero delle salme.

Il capo dello Stato reagisce alla tragedia di Dacca, con l’attentato Isis in Bangladesh che ha provocato 9 morti italiani, nostri connazionali innocenti. Le bandiere saranno a mezz’asta al Quirinale proprio per il rispetto e il ricordo di questi vittime, per decisione diretta del presidente della Repubblica. Ha interrotto il suo viaggio e visita di Stato in America Latina Sergio Mattarella che si è limitato agli incontri strettamente istituzionali in Messico: ecco le parole dette a caldo dopo l’assurda tragedia scattata a Dacca. «Siamo qui per partecipare al lutto della nazione e rendere omaggio alle vittime. Davvero un presso molto alto per l’Italia, ora serve una risposta unanime per questo orrore senza confini», racconta molto addolorato Mattarella. Sono giorni difficili per tutti e ora vanno capiti i motivi di un attacco così crudele e feroce nella capitale del Bangladesh da parte dello Stato Islamico (gli attentatori sono tra l’altro tutti locali, come raccontiamo qui sotto)- Ma è la matrice dell’attentato che oltre al capo dello Stato anche Renzi ha voluto sottolineare, non avendo paura delle dichiarazioni forti: «Siamo davanti alla tragedia, l’ennesima, di un estremismo radicale di matrice islamica che continua a trascinare nel sangue le storie di innocenti in tante parti del mondo».

Sono tutti del Bangladesh i sei attentatori che lo scorso venerdì sera hanno attaccato la Holey Artisan Bakery di Dacca provocando la morte di almeno 20 persone tra cui 9 cittadini italiani. Lo riporta oggi l’agenzia di stampa Ansa riferendo quanto rivelato dall’Ispettore generale della polizia bengalese, AKM Shahidul Hoque. Lo stesso, al quotidiano The Daily Star avrebbe inoltre precisato come almeno cinque degli attentatori sarebbero stati militanti che le forze dell’ordine nazionali stavano da tempo cercando di arrestarli. “Li abbiamo cercati in molti luoghi in tutto il Paese ed ora sono stati uccisi qui”, ha poi commentato. Fino all’attentato a Dacca, il governo del Bangladesh aveva sempre respinto l’ombra dell’Isis in merito ai numerosi omicidi di stranieri, intellettuali e membri di minoranze religiose, riferendo piuttosto che i killer fossero tutti militanti fondamentalisti locali.

All’indomani della strage che ha colpito il Bangladesh, parole dure e di incoraggiamento, ma anche di cordoglio e dolore arrivano dal premier Matteo Renzi. “Le nostre preghiere, i nostri pensieri, le nostre lacrime si uniscono a quelle delle famiglie di Dacca ed in particolar modo alle famiglie dei nostri connazionali”.Così inizia Renzi, rivolgendosi a tutti gli italiani che assieme ai familiari dei nove cittadini del nostro Paese uccisi, oggi si chiedono ancora perché. Perché questa guerra, perché questi attacchi. In un clima di terrore e paura, Renzi conferma che si tratta dell’ennesima tragedia dovuta ad un “estremismo radicale di matrice islamica che continua a trascinare nel sangue le storie di innocenti di tante parti del mondo”. Eppure non è questo il momento di fermarsi, non bisogna cedere e arrendersi. Questo è anzi il momento in cui l’Italia, riferisce il premier, “tutta insieme, tutta intera e tutta unita” dia un messaggio forte che comprende sicuramente il dolore, la solidarietà, ma che deve presentare anche una maggiore determinazione. “L’Italia non arretra”, continua, pensando a quei nove cittadini che hanno perso la vita ieri all’Holey Artisan Baker di Dacca. Clicca qui per ascoltare il messaggio integrale di Matteo Renzi. Sono in tutto 20 i morti considerati finora, la maggior parte dei quali giapponesi ed italiani. Non si tratta tuttavia solo di un numero, ma di persone. Le nostre persone che al di là della nazionalità fanno parte di quella Terra in cui tutti viviamo ed in cui nessuno si può considerare, oggi più che mai, realmente libero dalla paura. L’allarme, riporta la Gazzetta di Modena, è stato dato dall’imprenditore tessile Gian Galeazzo Boschetti, fuggito per miracolo alla strage in cui invece ha perso la vita la compagna Claudia Maria d’Antona. Si trovavano a cena con un cliente in quel momento preciso in cui è iniziata la strage, la stessa che ha diviso la coppia in un momento di forte dolore. Claudia Maria D’Antona si era laureata a Torino in legge e svolgeva il ruolo di managing director presso la Fedo Trading Ltd. “C’erano due tavoli”, racconta Boschetti. “uno al quale ero seduto con mia moglie e un cliente, e un altro con altre sette-otto persone”. Tutti gli italiani rimasti travolti dalla strage di Dacca risiedevano in Bangladesh da almeno un anno, molti anche 10 o 20. Marco Tondat, imprenditore tessile di Cordovado (Pordenone), era lì da soli 12 mesi e stava per rientrare in Italia. Cristian Rossi, consulente d’abbigliamento, Nadia Benedetti, managing director della StudioTex Limited. Al suo fianco l’imprenditrice Adele Puglisi che avrebbe dovuto partire per il nostro Paese proprio ieri mattina. Claudio Cappelli, Vincenzo D’Allestro, Maria Roboli. Smentita invece la voce che parlava di un italiano disperso, mentre non si hanno ancora notizie della 33enne Simona Monti. “Uccidevano chi non sapeva recitare il corano”, racconta un testimone, come riporta Panorama. Questa l’unica “colpa” agli occhi di chi, dimostra di non avere alcun rispetto per la vita umana.